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Castello d’Albola: sfumature di Chianti Classico

Chianti Classico in orizzontale e verticale

Parte da lontano la storia di  Castello d’Albola; troviamo infatti citato per la prima volta il nome Albola in un documento del 1010 che tratta di affitti.
La proprietà e le diverse costruzioni che si susseguono negli anni e che vanno a costituire Castello d’Albola passano di mano in mano tra diverse famiglie nobili fiorentine, sino a quando, nel 1979 la tenuta viene acquistata dalla famiglia Zonin che sin da subito s’impegna nella ricostruzione dei vigneti e nel restauro della villa e del borgo e costruisce la nuova e funzionale cantina scavata nella roccia.

Sono inoltre disponibili due distinte dimore: Villa Le Marangole e Villa Crognole per chi volesse soggiornare a Castello d’Albola.

Situato sulla sommità di una collina, nel comune di Radda in Chianti, Castello d’Albola è inserito in una tenuta di 900 ettari, 125 dei quali a vigneti circondati da oltre 4.000 piante d’olivo.

I vigneti sono perlopiù collocati tra i 350 ed i 550 metri d’altitudine, con l’eccezione del Vigneto Solatio che s’inerpica sino ai 580 metri facendone uno tra i più alti di tutto il Chianti Classico.
I suoli sono i tipici chiantigiani, ovvero costituiti in gran parte da galestro ed alberese.

Il Sangiovese costituisce il principale vitigno aziendale, occupando oltre il 90% dei vigneti, altre uve importanti sono il Cabernet sauvignon ed il Canaiolo, mentre tra quelle a bacca bianca troviamo Chardonnay e Malvasia del Chianti; i sistemi d’allevamento sono il Cordone speronato ed il Guyot.

Responsabile di tutto il progetto Castello d’Albola è il piemontese Alessandro Gallo.

I vini prodotti sono suddivisi in due linee produttive: Cru e Selezioni, mentre il Vin Santo del Chianti Classico è collocato nella linea “Specialità”, unitamente a Grappa ed Olio.

Nella linea Cru troviamo, oltre all’Igt Toscana Acciaiolo, dove il Cabernet sauvignon è l’attore principale ed i Sangiovese contribuisce per il 20%, tre Chianti Classico Docg: la Riserva, il Santa Caterina ed Il Solatio.
Mentre nella linea Selezione, oltre al Chianti Classico troviamo l’Igt Toscana “Poggio alle Fate”, prodotto con uve Chardonnay.

Dopo questa premessa passiamo ai vini, assaggiati durante la Milano Wine Week, lo scorso 10 ottobre, la degustazione è stata guidata dal giornalista Aldo Fiordelli e da Alessandro Gallo.

Sono stati presentati i Chianti Classico Riserva e Gran Selezione dell’annata 2016 oltre a due vecchie annate della Riserva, la 2008 e la 1998; in tutti i vini si utilizza Sangiovese in purezza.

Ecco le nostre impressioni:

 – Chianti Classico Riserva Docg 2016
Le uve provengono da otto diversi vigneti aziendali, collocati su suoli ed ad altitudini diverse. La loro unione permette di ottenere un vino al contempo fresco, elegante e strutturato.
Quattordici mesi di legno (40% barriques francesi e 60% botti di rovere di slavonia) e diciotto di vetro conferiscono al vino una notevole armonia e complessità.

Granato con unghia tendente all’aranciato.
Elegante al naso, balsamico, presenta sentori di fiori secchi e note autunnali di sottobosco, frutto rosso speziato, accenni di legno e note dolci.
Fresco e pulito, di buona struttura, con un bel frutto e note speziate, buona la sua persistenza.

 – Chianti Classico Gran Selezione “Santa Caterina” 2016
Le uve provengono da un singolo vigneto di cinque ettari, esposto a Sud e collocato a 550 metri d’altitudine su suolo di natura galestrosa, il sistema d’allevamento è a Cordone speronato.
Fermentazione in acciaio ed affinamento per quattordici mesi metà in barriques e metà in botti di rovere di Slavonia, seguono diciotto mesi di bottiglia.

Color granato di buona intensità.
Intenso al naso, balsamico, note scure di frutto rosso speziato, prugna, marasche, accenni di noci e di legno dolce.
Di buona struttura, balsamico e mentolato, legno presente ma non invasivo e ben fuso nell’insieme, liquirizia dolce su lunga persistenza.

 – Chianti Classico Gran Selezione “Marangole” 2016

Color granato di buona profondità.
Al naso frutto scuro leggermente speziato, note autunnali, legno dolce.
Di buona struttura, asciutto, con buona vena acida, speziato, presenta leggere note piccanti, buona la persistenza.

Chianti Classico Gran Selezione “Il Solatìo” 2016
Meno di un ettaro tra i 550 ed i 580 metri d’altitudine su suolo roccioso, con esposizione Sud-Est, da qui provengono le uve per la produzione del Solatìo.
Il vigneto è allevato a Cordone speronato ed ha circa vent’anni d’età.
Dopo una macerazione di tre settimane il vino viene posto in barriques per un periodo di quattordici mesi ai quali ne seguono ulteriori diciotto in bottiglia.

Color granato compatto e profondo.
Un poco austero all’inizio, s’apre quindi con buona intensità su sentori di frutto rosso speziato e macerato e su note autunnali.
Fresco e succoso al palato, di buona struttura senza mai essere pesante, presenta accenni aromatici e note speziate leggermente piccanti, lunga la sua persistenza.

Prima di passare alle annate più vecchie qualche considerazione sui tre Cru dell’annata 2016:
Il Solatìo è il vino che maggiormente abbiamo apprezzato, quello che s’esprime con una maggiore complessità, uno dei vini da porsi ai vertici nella denominazione; il Santa Caterina, altro vino di notevole qualità, meno potente e più delicato del precedente s’esprime soprattutto su note d’eleganza, mentre abbiamo trovato minor complessità nel Marangole, un vini di nascita più recente, che forse necessita di trovare una maggiore identità.

 – Chianti Classico Riserva Docg 2008

Color granato di buona profondità.
Un poco austero, s’apre quindi con ampio spettro olfattivo, balsamico, note dolci, di confettura di prugne e di prugne secche, accenni di salamoia, leggeri sentori chinati e di cuoio.
La nota balsamica si coglie anche al palato, dove troviamo una buona trama tannica, anche se leggermente asciugante, la nota evolutiva sfoglia in sentori di frutto rosso macerato ed in confettura.

 – Chianti Classico Riserva Docg 1998
In questo vino si coglie l’impostazione enologica di quegli anni, dove il legno veniva utilizzato in maniera un poco disinvolta.

Gli oltre vent’anni d’età si colgono già alla vista che si presenta con un color granato e con unghia mattonata.
Intenso al naso ed evoluto, note autunnali di foglie secche, sentori di salamoia, cuoio e tabacco dolce.
Note chinate e di rabarbaro alla bocca, tannino importante ed asciutto, legno ancora percepibile.
il vino è comunque ancora perfettamente integro.
Lorenzo Colombo