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Il “Fibbio” di Luca Lanari

Nell’edizione 2002 della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso e Slow Food, il Fibbio (Rosso Conero Doc) 1999 otteneva il prestigioso riconoscimento dei 3 bicchieri.

Un premio che portava alla ribalta la piccola azienda di Luca Lanari, allora seguita da Giancarlo Soverchia, anche se in realtà l’azienda era già stata notata dalla prestigiosa Guida qualche anno prima; compare infatti sulle sue pagine già dall’edizione 1996, quando ancora si chiamava Eredi Leardo Lanari.
Bibenda, allora Guida ufficiale dell’AIS, scopre invece l’azienda con l’edizione 2004, assegnando al Fibbio 2001 i quattro grappoli.
Tra i riconoscimenti più recenti a questo vino vanno segnalate le quattro stelle dell’edizione 2020 della Guida Vini Buoni d’Italia e, il Top Hundred del Golosario, sempre nell’edizione 2020.

Un paio d’anni dopo aver ottenuto i tre bicchieri eravamo stati in visita all’azienda, durante un tour alla scoperta di diverse aziende marchigiane e quello che ancora ci ricordiamo, al di là della qualità dei vini, curiosamente è il carcere di Montacuto ben visibile dai vigneti dai quali proviene il Fibbio.

Le uve per la produzione di questo vino, da anni diventato Conero Riserva Docg, provengono infatti dalla Vigna del Carcere, collocata all’interno del Parco Naturale del Conero, nella frazione Varano del comune di Ancona.

L’azienda

Fondata nel 1980 da Leardo Lanaro ed ora condotta dal figlio Luca, con la moglie Paola, l’azienda dispone di 13 ettari a vigneto, in maggior parte impiantato a montepulciano, vitigno col quale si producono i tre vini rossi e, in blend paritario col sangiovese, va a costituire anche i due spumanti metodo Charmat, uno rosato e l’altro bianco.
Unica concessione ad altri vitigni, in questo caso a bacca bianca (verdicchio, malvasia e trebbiano) è per la produzione dell’unico vino bianco aziendale, il “SoloSara”.

Il vino

Il Fibbio è prodotto con uve Montepulciano, il vitigno utilizzato –a volte con una piccola partecipazione del Sangiovese- sia nella Conero Docg che nella Doc Rosso Conero.

L’annata che abbiamo in questi giorni degustato è la 2003, annata decisamente calda e siccitosa, come abbiamo scritto in questo recente articolo sempre relativo ad un vino marchigiano.
Annata dalla quale ci si aspettavano vini dal corto respiro ma che invece, come spesso accade, non ha ancora finito di stupirci.

Le uve per la produzione del Fibbio –montepulciano in purezza– vengono vendemmiate nella seconda metà del mese d’ottobre, la vinificazione si svolge in acciaio mentre l’affinamento in barriques in buona parte nuove, per almeno dodici mesi.
Se ne producono circa 10mila bottiglie/anno.

All’apertura troviamo un tappo integro e senza nessun segno di colatura, iniziamo quindi bene, il vino si presenta nel bicchiere profondissimo e compatto, con un unghia granata ancora viva, che difficilmente farebbe pensare ad un vino di diciassette anni d’età.
Buona la sua intensità olfattiva, ampio, balsamico ed elegante al naso dove si colgono sentori di prugna secca, confettura di more e marasche, spezie dolci, tabacco dolce, cioccolato alla menta e Pocket coffee.
Morbido al palato, strutturato, con tannini ancora vivi ma vellutati, fresco, con sentori di liquirizia dolce forte, caramella al caffè, cioccolato ed accenni di radici, lunga la sua persistenza.
Una grande espressione del vitigno Montepulciano prodotto nel Conero.
Lorenzo Colombo