, , ,

Tenuta Licinia, alla ricerca del sottosuolo perfetto

Tenuta Licinia è una piccola azienda fondata da Jacques de Liedekerke -avvocato belga nonno dell’attuale proprietario James Marshall Lockyer– che piantò i primi vigneti nel 2006 a Lucignano, in Val di Chiana.
Attualmente l’azienda può contare su otto ettari di vigneti distribuiti su piccoli appezzamenti situati anche a decine di chilometri dalla cantina e immersi in 60 ettari di bosco, vi sono inoltre tre ettari di oliveti; la produzione annuale è di circa 20.000 bottiglie suddivisa su quattro etichette.

Come avviene per molte aziende di proprietà di non addetti ai lavori anche l’acquisto della tenuta -si trattava in realtà di un casolare semiabbandonato con annesso un piccolo vigneto- da parte di Jacques de Liedekerke non ha insita alcuna velleità di produzione vinicola, ma studiandone i sottosuoli l’avvocato si convince della possibilità di realizzare dei buoni vini e trasferitosi definitivamente in Toscana al raggiungimento della pensione ottiene il suo scopo nel 2019 quando escono i primi vini.
Nel 2020 anche il nipote James Marshall Lockyer si trasferisce in Toscana ed ha sin da subito ben chiaro un progetto, quello di far rinascere la viticoltura in zone dove da tempo è stata dimenticata ripristinando vigneti sparsi sul territorio e selezionati accuratamente in base alla composizione dei loro suoli.

James, che ci ha accompagnati nella nostra degustazione avvenuta in remoto, insiste molto sulle caratteristiche di suoli e sottosuoli e soprattutto sulle caratteristiche fisiche delle rocce che li compongono.
La sua azienda è composta da piccoli o piccolissimi appezzamenti sparsi nella Valdichiana spesso distanti anche decine di chilometri dalla cantina e selezionati accuratamente nel corso degli anni dopo aver visitato centinaia di vigneti sovente semiabbandonati.

Nei vigneti, gestiti in regime biologico, si adotta un approccio biodinamico, pur non essendo certificato, le rese sono estremamente basse contrariamente all’attuale indirizzo generale, e variano, secondo le annate e le vigne tra i 20 ed i 35 ettolitri/ettaro.
I tempi della vendemmia sono gestiti in base all’assaggio delle uve, senza particolari analisi chimiche, la selezione delle uve avviene su diversi livelli, il primo dei quali in campo, scegliendo unicamente i grappoli più piccoli e spargoli, e quindi selezionando manualmente i singoli acini sul tavolo di cernita, operazione che richiede la presenza di una decina di persone per selezionare una cinquantina di quintali d’uva al giorno.
Per quanto riguarda la parte enologica James, laureato in filosofia, si avvale della collaborazione dell’enologo francese Julien Lavenu.

Cinque i vini che abbiamo potuto assaggiare, uno dei quali in due diverse annate ed altri due in anteprima essendo ancora in affinamento, eccoli:

 – Igt Toscana Rosso “Montepolli” 2022
Si tratta di un blend tra 57% Petit Verdot e 43% Merlot provenienti da un vigneto di 2,5 ettari ereditato dal nonno -lJames ci tiene a precisare che non ama il Petit Verdot- situato a 360 metri d’altitudine su suolo calcareo argilloso e scistoso sabbioso, l’esposizione è Ovest, Sud Ovest.
Il sistema d’allevamento è parte a Guyot e parte a Cordone speronato, con una resa che varia dai 20 ai 35 ettolitri/ettaro.
L’affinamento del vino si svolge in Tonneau di rovere francese, il 20% dei quali nuovi, dove sosta per 16 mesi ai quali segue l’assemblaggio in vasche di cemento.

Profondissimo e luminoso il suo colore, molto bello, l’unghia presenta sfumature rubine.
Buona la sua intensità olfattiva, il vino è fresco, pulito, balsamico, presenta sentori di ciliegia matura, spezie dolci, vaniglia, biscotto, accenni di rose.
Fresco e succoso al palato, asciutto, con un bel frutto e leggeri accenni piccanti e pepati, cioccolato alla menta, il legno appare ben dosato ed il tannino si presenta con leggeri sentori di pellicina di castagne, buona la persistenza.

 – Igt Toscana Rosso “Sasso di Fata”
Il Vigneto Sasso di Fata è un appezzamento di 3,5 ettari situato su un suolo composto da scisto dorato, si tratta di sottosuolo galestroso che ha preso il colore dorato dal calcio che si trova nel terreno il tutto è ricoperto da un sottile strato d’argilla con presenza di frammenti di roccia.
Il sistema d’allevamento è un misto di cordone speronato e Guyot, la resa per ettaro varia da 20 a 35 ettolitri, due le annate proposte, assai diverse tra loro nella percentuale dei vitigni utilizzati il che fa sì che siano molto diversi anche dal punto di vista organolettico.

 – 2021 – Si tratta della prima annata gestita da James Marshall Lockyer, un’annata caratterizzata da una terribile gelata avvenuta alla fine di aprile che ha danneggiato in particolare il Cabernet franc, ragione per cui il suddetto vitigno è presente solo in una piccola percentuale nel blend composto da Cabernet Sauvignon (58%) Cabernet Franc (7%) e Merlot (35%).
Le uve provengono dal vigneto storico, messo a dimora dal nonno di James, l’affinamento del vino si è svolto in tonneaux usati di rovere francese dove è rimasto per 11 mesi.

Profondissimo e brillante il colore, quasi nero con unghia purpurea.
Intenso al naso, balsamico, spezie dolci, cannella, vaniglia, frutto rosso maturo, ciliegia e accenni di prugna e di liquirizia.
Dotato di buona struttura, asciutto, con tannino deciso e legno ancora percepibile, sentori di radice di liquirizia e di liquirizia forte, ciliegia e prugna, vaniglia, viole, lunga la sua persistenza.
Abbiamo riscontrato un bel naso mentre troviamo che alla bocca sia ancora leggermente scomposto, con legno ancora da digerire.
Il tempo ce ne darà o meno conferma.

 – 2022 – Cambiano le percentuali delle uve ed il Cabernet franc entra a far parte degli attori principali, la composizione del vino è la seguente: Cabernet Sauvignon (45%) Cabernet Franc (45%) e Merlot (10%), affinamento in tonneaux di rovere francese usati dove il vino sosta per 11 mesi.

Molto bello il suo colore, granato luminoso di buona intensità.
Intenso al naso, balsamico, frutta rossa fresca, note floreali di viola, vaniglia, leggeri accenni pepati, buona l’eleganza.
Fresco e succoso, dotato di buona verticalità, di discreta struttura, tannino asciutto, leggeri accenni vegetali che rimandano al peperone, ciliegia, accenni speziati, cioccolato alla menta, lunga la sua persistenza.

Infine abbiamo potuto assaggiare anche due campioni da vasca, vini ancora in affinamento e che vedranno la luce tra la fine di quest’anno e i primi mesi del 2026.

 – Toscana Igt Cabernet Franc “Onda” 2023
Si tratta di un vino che non ha alle spalle un vero progetto, ma è frutto di una particolare annata che ha dato in una parte del vigneto Sasso di Fata, uve di Cabernet franc di elevatissima qualità e con caratteristiche tali che si è optato per vinificarle separatamente.
Viene prodotto tramite un’accurata selezione di grappoli piccoli e spargoli provenienti da un piccolo appezzamento di 0,5 ettari situato nella parte più elevata del vigneto.
Il vino s’è affinato in botti da 40 ettolitri per 10 mesi e quindi posto in vasche di cemento dove attualmente si trova ancora.

Il suo nome deriva dalla conformazione della strada d’accesso al vigneto, caratterizzata da una serie di cunette (ondulazioni) che rimandano alle onde.
Trattandosi di un vino ancora in affinamento va visto in prospettiva, la sua produzione è stimata attorno alle 1.200 bottiglie.

Molto bello il suo colore, purpureo, intenso, luminoso, brillante.
Bello il naso, intenso ed elegante, tipico del vitigno, presenta note vinose e un bel frutto, accenni floreali e leggeri accenni speziati e vegetali che rimandano al peperone, al pepe e alla vaniglia.
Fresco al palato, succoso, verticale, con buona vena acida e trama tannica delicata, presenta sentori di ciliegia, prugna, liquirizia e leggere note vegetali che rimandano al peperone, accenni vanigliati, lunghissima la sua persistenza.
Un vino che promette assai bene.

 – Sangiovese “L’Isolato” 2023
Appena arrivato in azienda, nel 2000, James si pose sin da subito l’obiettivo di produrre un grande Sangiovese e l’ispirazione del modello sul quale puntare gli venne durante una cena a Londra quando gli capitò d’assaggiare un Soldera 2006.
Obiettivo assai ambizioso quello di ispirarsi ad uno dei più iconici vini di Montalcino e che ha richiesto una ricerca del terreno più adatto (James ci dice d’aver visitato oltre 400 vigneti e d’avere impiegato un anno e mezzo prima di trovare quello ritenuto più appropriato).
Alla fine è riuscito a trovare ciò che voleva, un vigneto di un ettaro e mezzo situato su suolo calcareo marnoso, circondato da boschi.
Il suo nome deriva dal fatto che il vigneto dal quale provengono le uve si trova a circa 30 chilometri dalla cantina.
L’affinamento in botti da 10 e 12 ettolitri, se ne ricaveranno circa 2.000 bottiglie.

Il suo colore è un mix tra il rubino ed il granato, luminoso di buona intensità.
Bel naso, intenso, floreale, accenni di rose, frutta rossa fresca, ciliegia, vaniglia, spezie dolci, buona l’eleganza.
Fresco e succoso, di discreta struttura, con buona trama tannica, note mentolate, sentori di ciliegia selvatica, cioccolato fondente, vaniglia e liquirizia, buona la persistenza.
Anche questo vino è da vedersi in prospettiva.
Lorenzo Colombo