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Punset

Il biologico prima delle mode

L’azienda gestita da Marina Marcarino lavora da tempo in biologico, sin dall’inizio degli anni ’80, molto prima dell’avvento di questa  moda.
Marina crede veramente in questa filosofia, tanto ché è tra le fondatrici del Consorzio Vintesa Italian Wines, un piccolo gruppo d’aziende, sparse sul territorio nazionale, che hanno scelto il biologico come modus operandi.
Anche se la produzione di vino in casa Marcarino risale a parecchio tempo addietro, è solamente nel 1964 che Renzo Marcarino immette sul mercato le prime bottiglie.

Noi abbiamo assaggiato:

Barbaresco “Basarin” Riserva 2011
Le uve provengono dalla MGA Basarin, un Cru di grandi dimensioni (oltre sessantasei ettari), sito nel comune di Neive al altitudini tra i 210 ed i 370 metri.
Fermentazione con lieviti indigeni, lunga macerazione sulle bucce (oltre un mese), affinamento per trentasei mesi in botte grande. Un barbaresco decisamente tradizionale prodotto unicamente nelle annate ritenute idonee ad una Riserva.

Color granato con unghia aranciata.
Discreta l’intensità olfattiva ed amplissimo il suo spettro, oltre alla frutta rossa (prugna e ciliegia matura) si colgono sentori di sottobosco, fiori secchi (rosa in primis), cuoio, liquirizia, spezie (chiodi di garofano, vaniglia), porcini secchi.
Deciso al palato, la liquirizia è netta, i tannini incisivi, la vena acida importante come pure la nota alcolica comunque ben integrata, tornano i sentori fruttati percepiti al naso come pur le note speziate (pepe e vaniglia), lunga infine la persistenza.

Barbaresco “Campo Quadro” 2009
Le uve provengono da un singolo vigneto di poco più d’un ettaro (che da nome al vino), situato nella parte più alta della MGA San Cristoforo, a 420 metri d’altitudine con esposizione sud-est.
La fermentazione avviene senz’aggiunta di lieviti selezionati.
E’ stato vinificato per la prima volta nel 1985.

Il colore è granato di buona intensità, l’unghia tende all’aranciato.
Un poco chiuso appena versato, s’apre quindi su note terziarie di cuoio, goudron, tabacco, sottobosco, funghi, spezie (pepe e cannella), senza però perdere i sentori fruttati che rimandano alla confettura di prugne. Un naso molto ampio.
Strutturato senz’essere pesante, con tannini decisi ma in perfetto equilibrio, buona la vena acida (il vino è ancora molto fresco), si colgono note speziate e di radici, lunghissima la persistenza su ricordi di liquirizia.
Lorenzo Colombo

pubblicato in origine su www.vinealia.org