Cadgal: quattro visioni di Moscato Bianco
L’azienda Ca’ D’Gal è stata fondata nel 1989 da Alessandro Boido che si pose sin da subito lo scopo di valorizzare le potenzialità del Moscato d’Asti.
Situata a Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo l’azienda deve il suo curioso nome (Ca’ D’Gal sta per Cascina del Gallo) al nonno di Alessandro che, essendo l’unico maschio in una famiglia di donne, si sentiva come “un gallo nel pollaio”.
Unico vitigno nei 12 ettari di vigneto è il Moscato bianco, con viti che arrivano anche ai settant’anni d’età, dalle quali si ricavano ben quattro diverse tipologie di vino.
Nel 2023 la proprietà viene acquistata da Alessandro Varagnolo e dalla famiglia Cova che ora dispone di due distinte tenute, la Tenuta Valdivilla, dove si trovano i vigneti di Moscato e la Tenuta Cova situata a Calamandrana dove invece troviamo Barbera, Chardonnay e Sauvignon blanc.

Le tenute
L’azienda mira a ridefinire una nuova identità per il Moscato d’Asti, con l’ambizione di creare una versione capace di competere con i grandi bianchi dolci d’Europa, per fare ciò s’avvale della collaborazione dell’agronoma Maresa Novara e della grande esperienza del consulente enologo Luca Caramellino.
Sono circa 100.000 le bottiglie prodotte annualmente, di queste circa 70.000 sono rappresentate dal Moscato d’Asti e circa 7.000 sono d’Asti Spumante, l’80% della produzione è destinata all’export, la parte rimanente viene distribuita in Italia da Vino & Design.
Nota: la nuova proprietà ha cambiato il nome all’azienda che ora si chiama CADGAL (tutto attaccato) il primo vino che riporta in etichetta questa nuova denominazione è, come potete vedere, il Canelli Sant’Ilario.
Il vitigno

Moscato bianco – Foto tratta dal Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite
Il Moscato bianco è uno degli otto vitigni inseriti col nome Moscato nel Registro Nazionale della Vite e del Vino, quattro sono a bacca bianca, tre a bacca rossa ed uno a bacca rosa (ci sarebbe poi da aggiungere il Moscatello).
Di tutti il Moscato Bianco, detto comunemente Moscato di Canelli e che vanta numerosi sinonimi è il più importante, non solo dal punto di vista numerico. Nel solo Piemonte ce ne sono circa 10.000 ettari (secondo vitigno dopo la Barbera) tra le province di Asti, Cuneo e Alessandria.
La produzione nel 2022 (tra Asti e Moscato d’Asti) è stata di oltre 795.000 ettolitri con un imbottigliato che ha superato i 103 milioni di unità.
I dati riferiti al 2023 parlano invece di un calo della produzione, stimabile attorno ai 90 milioni di bottiglie con un rapporto di due a uno a favore dell’Asti Spumante rispetto al Moscato d’Asti.
Il disciplinare di produzione dell’Asti prevede diverse tipologie di vino: Asti (o Asti Spumante), Asti (o Asti Spumante) Metodo Classico, Moscato d’Asti e Moscato d’Asti vendemmia tardiva.
Una tra le differenze fondamentali che contraddistinguono l’Asti (Spumante) dal Moscato d’Asti è data dall’effervescenza, ovvero la sovrapressione in bottiglia al momento della stappatura, che per il Moscato d’Asti non deve superare i 2,5 bar, caratteristica comune a tutti i vini Frizzanti.
I vini
Son ben quattro i vini prodotti con Moscato di Canelli: un Asti Spumante, un Moscato d’Asti, un Canelli ed un Mosto da Uve parzialmente fermentate.
Noi li abbiamo assaggiati tutti e quattro, ecco quindi il nostro pensiero:
– Asti Spumante Docg
Il vigneto, situato a Valdivilla si trova a 400 metri d’altitudine su suolo composto da marne bianche e argille blu, è disposto a Nord ed è allevato a Guyot con densità di 5.500 ceppi/ha, l’età media varia dai 20 ai 45 anni e la resa è di 70 ha/ha.
Vendemmia nella prima decade di settembre, spumantizzazione in autoclave.
Spuma bianchissima, abbondante ed evanescente, buona l’effervescenza.
Giallo paglierino luminoso il colore, di buona intensità.
Discreta l’intensità olfattiva, agrumato, pesca matura, mela, pera, accenni nocciolati.
Cremoso, presenta sentori di crema pasticcera, pesca gialla, albicocca, agrumi maturi, mandorle, pasticceria, lunga la sua persistenza.
– Moscato d’Asti Docg “Lumine” 2023
La posizione del vigneto è la medesima del precedente vino, quello che cambia è la densità d’impianto, che in questo caso è di 4.500 ceppi/ha e la resa che è contenuta in 67 q.hl/ha.
Vendemmia nella prima decade di settembre, fermentazione in autoclave.
Il colore è paglierino di media intensità.
Intenso al naso, agrumato, pesca gialla, albicocche, mandorle, scorza d’arancia candita, pasticceria, note aromatiche e di fiori bianchi.
Fresco e succoso, presenta netti sentori d’arancia matura, pesca gialla, papaia, uvetta passa, caramella frizzantina agli agrumi, bella la sua vena acida e lunga la persistenza.
– Canelli Docg “Sant’Ilario” 2023
Canelli è stata, sino a poco tempo fa, una sottozona del Moscato D’Asti che s’avvaleva di un capitolo, all’interno del disciplinare di produzione, leggermente diverso (e più rigoroso).
Nel giugno 2023 si è definitivamente staccato dal Moscato d’Asti, ottenendo una propria denominazione con il nome di Canelli che va a costituire la 19ma Docg del Piemonte.
La prima annata dal riconoscimento, ovvero la 2023, ha visto una produzione di poco meno di 6.000 ettolitri di vini, ed un imbottigliato di poco più di 131.000 pezzi.
Le uve provengono da un vigneto situato a Valdivilla a 400 metri d’altitudine su suolo composto da marne bianche e argille blu con esposizione Nord-Est, il sistema d’allevamento è il Guyot con densità di 5.500 ceppi/ha e la resa è di 55 hl/ha.
La vendemmia s’effettua nella seconda metà del mese di settembre, le uve vengono pressate sotto neve carbonica e la fermentazione si svolge in autoclave dove poi il vino sosta sulle fecce fini sino alla primavera successiva.
Il vino riposa poi in bottiglia sino al mese di settembre.
Si presenta nel bicchiere con un color giallo dorato scarico, luminoso.
Buona la sua intensità olfattiva, le note aromatiche sono completate da sentori d’agrumi, canditi, pesca, crema pasticcera, pasta di mandorle.
Cremoso al palato dove emergono le note d’arancia matura e i sentori di scorza d’arancia candita, di pesca e di succo di pesca, albicocca, dolce ma non stucchevole con una bella vena acido/agrumata, chiude con buona persistenza.
– Mosto Parzialmente Fermentato “Vite Vecchia” 2018
Sono necessari alcuni chiarimenti su questo prodotto (non si può chiamare vino) che sino a poco tempo fa veniva commercializzato come Moscato d’Asti Docg (e che ancora potrebbe esserlo).
La differenza tra vino (nello specifico Moscato d’Asti) e Mosto Parzialmente Fermentato sta nel grado alcolico svolto (ovvero effettivo) che, nel caso del Moscato d’Asti dev’essere compreso tra il 4,5% Vol. ed i 6,5% Vol. mentre per i Mosti (d’uva) Parzialmente Fermentati questo range è compreso tra l’1% Vol. e i 3/5 del suo titolo alcolometrico (volumico) totale.
Ma veniamo al “prodotto” le cui uve provengono da un vigneto situato a Valdivilla a 400 metri d’altitudine su suolo composto da marne bianche e argille blu con esposizione Sud-Est, il sistema d’allevamento è il Guyot con densità di 5.500 ceppi/ha e la resa è di 40 hl/ha.
La vendemmia s’effettua tra fine settembre ed inizio ottobre con uve leggermente surmature, la fermentazione si svolge in autoclave, segue una sosta sulle fecce fini sino alla primavera successiva.
Una volta imbottigliato viene posto per 60 mesi in casse colme di sabbia, in condizione di buio, umidità, isolamento e condizioni statiche ideali.
Molto bello il suo colore, giallo oro, luminoso e brillante.
Mediamente intenso al naso, elegante e delicato, ampio, presenta sentori di pasticceria, confetto, mandorla, cedro e scorza d’arancia candita, note d’agrumi e di pesca bianca.
Fresco, agrumato, arancio maturo, succoso, pesca, papaia, nuovamente confetto, la sua dolcezza non è mai stucchevole, buona la sua vena acida e lunga la persistenza.
Lorenzo Colombo
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