Ca’ du Ferrà, vini dalla Riviera Ligure di Levante
Ca’ du Ferrà (la casa del fabbro) nasce nel 2000, quando Antonio Zoppi e Aida Forgione abbandonano la loro precedente vita e si trasferiscono a Bonassola, borgo con circa 800 abitanti situato nella Riviera Ligure di Levante in un piccolo golfo ad un paio di chilometri ad ovest di Levanto, per dedicarsi all’agricoltura ed al turismo rurale.
Antonio e Aida nel corso degli anni acquistano terreni e fabbricati in abbandono, ristrutturano gli uni e gli altri ricavandone una struttura turistica “Cà du Ferrà Farm & Relax” e mettono a dimora vigneti.

Davide e Giuseppe nei vigneti
Nel 2017 il figlio Davide, laureato in giurisprudenza, si trasferisce a Bonassola unitamente al marito Giuseppe Aieta, i due si dedicano sin da subito al recupero ed alla valorizzazione degli antichi vitigni abbandonati, Rossese bianco, Picabon, Albarola Kihlgren e Ruzzese.
Con quest’ultimo vitigno, del quale all’inizio vengono messe a dimora 77 barbatelle in località San Giorgio, inizia un progetto di recupero sostenuto da Coldiretti La Spezia, Regione Liguria, CNR di Torino e Slow Food, con quest’ultima associazione viene fondata nel dicembre del 2022 la “Comunità Slow Food per la Protezione e Valorizzazione del Ruzzese del Levante Ligure”.

Davide Zoppi
I poco meno di cinque ettari di vigneti sono posizionati tra i 50 ed i 400 metri d’altitudine su terrazzamenti in undici diversi appezzamenti e sono esposti a Sud, allevati sia a filare che a pergola, vi si trovano numerosi vitigni, sia locali come internazionali, Vermentino, Albarola e Bosco tra i bianchi mentre per quanto riguarda quelli a bacca nera troviamo Ciliegiolo, Merlot, Granaccia, Sangiovese, Syrah e Vermentino nero.
Nel 2018 viene inaugurata la propria cantina dalla quale annualmente escono circa 30.000 bottiglie suddivise su sei etichette, due di vino bianco, uno rosso, un vino rosa e due passiti, dal 2022 la consulenza enologica è stata affidata a Graziana Grassini.
Abbiamo potuto degustare l’intera produzione durante un pranzo stampa svoltosi a Milano presso il Ristorante 10_11 dell’Hotel Portrait.
Ecco quant’abbiamo assaggiato:
– Liguria di Levante Rosato Igp “Magia di Rosa” 2022
Frutto di un blend di tre vitigni: Sangiovese, Vermentino nero e Syrah, le vigne sono situate su suolo di natura argillosa, fermentazione in vasche d’acciaio dopo una breve macerazione pellicolare, l’affinamento s’effettua sempre in acciaio, con periodici bâtonnage.
Color rosa pallido, buccia di cipolla.
Discretamente intenso al naso dove presenta sentori di piccoli frutti di bosco, fragoline.
Fresco, con buona vena acida, leggero di corpo e con media persistenza.
Un vino semplice, pulito, corretto.
– Colline di Levanto Bianco Dop “Bonazolae” 2022
Vermentino, Albarola e Bosco sono i vitigni che compongono questo vino, fermentazione e affinamento s’effettuano in vasche d’acciaio dove il vino sosta sulle fecce fini per qualche mese con ripetuti bâtonnage.
Color paglierino luminoso.
Buona l’intensità olfattiva come pure la verticalità, vi cogliamo sentori d’erbe officinali, frutta a polpa gialla ed accenni d’agrumi.
Fresco, sapido e verticale, discretamente strutturato, con un bel frutto giallo e note tropicali, discreta la sua persistenza.
– Colline di Levanto Vermentino Dop “Luccicante” 2022
Da uve Vermentino in purezza, vinificazione ed affinamento in vasche d’acciaio con sosta sui lieviti per alcuni mesi con ripetuti bâtonnage.
Color paglierino luminoso di discreta intensità.
Buona la sua intensità olfattiva, elegante, sentori d’erbe aromatiche e di frutta a polpa gialla.
Sapido e strutturato, ampio e succoso, con frutta in evidenza, vi cogliamo note di frutta tropicale, ananas, pesca gialla, buccia di pesca, lunga la sua persistenza.
Bel vino, certamente il più interessante tra i vini fermi presentati.
– Colline di Levanto Rosso Dop “Ngilù” 2022
Piuttosto complicata e insolita la composizione di questo vino per la cui produzione entrano in gioco ben sei varietà d’uva: Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot, Grenache, Vermentino nero e Syrah.
Le uve provengono da vigneti situati su suolo argilloso di medio impasto, sia la fermentazione che l’affinamento del vino s’effettuano in vasche d’acciaio.
Molto bello il suo colore, rubino luminoso di discreta intensità.
Bel naso, intenso e pulito, il notevole numero di vitigni fa sì che le sensazioni olfattive siano numerose e spaziano dalle note fruttate di ciliegia fresca ai sentori floreali che rimandano alla rosa, sino agli accenni aromatici e di spezie dolci.
Più difficile la situazione gusto olfattiva, far coesistere così tanti vitigni non è impresa facilissima, troviamo quindi un vino di media struttura, asciutto, con discreta trama tannica, un poco semplice, con sentori di frutta rossa fresca -di nuovo la ciliegia- con accenni aromatici e leggere note piccanti, discreta la sua persistenza.
– Liguria di Levante Passito IGP “L’Intraprendente” 2022
Le uve, Bosco, Vermentino e Albarola, subiscono un appassimento di tre mesi prima d’essere diraspate a mano e poi pigiate, fermentazione ed affinamento s’effettuano in vasche d’acciaio dove il vino sosta per circa sei mesi.
Color ambrato, luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, fresco e pulito, netti sentori d’albicocca.
fresco anche al palato, dolce senz’alcuna stucchevolezza, ritroviamo le note d’albicocca, questa volta sciroppata, lunga la sua persistenza.
bel vino.
– Liguria di Levante Passito IGP “Ruzzese diciassettemaggio” 2020 – prima annata di produzione
Questo raro vino -500 le mezze bottiglie prodotte- necessita di una spiegazione.

Vitigno Ruzzese – foto tratta da httpsliguria.bizjournal.it
Il vitigno Ruzzese
Anche se inserito nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite solamente nel 2009, il Ruzzese è un vitigno molto antico col quale di produceva in passato un vino amabile che può essere considerato l’antenato dello Sciacchetrà.
La sua diffusione è limitatissima, prova ne è l’esiguo numero di barbatelle prodotte che, dal 2016 in poi, s’attestano attorno al migliaio d’esemplari/anno.
Ecco cosa scriveva nella seconda metà del XVI secolo Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, a proposito del vino che se ne ricavava.
“Il Vino Razzese “Viene dalla Riviera di Genova et il meglio è di una terra detta Monterosso et è vino assai buono. Et è stimato assai in Roma fra li Genovesi, come fra li Venetiani la Malvagia. Ne vengono in Roma piccioli caratelli. A voler conoscere la sua perfetta bontà, bisogna che sia fumoso et di grande odore, di colore dorato, amabile et non dolce. Tali vini non sono da bere a tutto pasto, perché sono troppo fumosi et sottili. Di tale vino S. S. non beveva, ma alcuna volta alle gran tramontane faceva la zuppa, ovvero, alla stagione del fico buono, mangiatolo mondo et inzuccherato, gli beveva sopra di tale vino, massime del dolce et amabile et diceva essere gran nodrimento alli vecchi. In questo luogo dove fa tale vino, usano farlo dolce sopra la vite, quando l’uva è matura col pigliare il racemolo et lo storcono et poi lo lasciano attaccato alla vite per 8 giorni, et coltolo fanno vino buono et perfetto.”
Il vino
Le uve, raccolte tardivamente, vengono sottoposte ad un appassimento di tre mesi dopo di che vengono diraspate manualmente e pigiate, la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio dove in seguito il vino sosta in affinamento per un anno.
Si presenta con un color ambrato di discreta intensità.
Buona la sua intensità olfattiva, sprigiona sentori di fichi secchi e di caramella all’orzo.
Dotato di buona struttura, dolce non dolce e con buona vena acida, sentori di caramello, lunga la sua persistenza.
Notevole.
Assai particolare la bottiglia, anzi le bottiglie, poiché non ce n’è una uguale all’altra, si tratta di slanciate bottiglie bianche che vengono in parte immerse in una vernice color turchese.
Lorenzo Colombo
Cà du Ferrà – Wine & Tastings (caduferra.wine)