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Conte Guicciardini e i vini del Castello di Poppiano

Castello di Poppiano

Quando si assaggiano vini toscani è abbastanza facile imbattersi in famiglie con una lunga storia alle spalle, è il caso anche dell’azienda i cui vini andiamo a degustare, la Conte Guicciardini.
Quella dei Guicciardini infatti è una antica famiglia fiorentina, delle quali si hanno tracce sin dal 1200 e che vanta nel corso della sua storia, numerosi personaggi famosi.

L’appartenenza del Castello di Poppiano ai Guicciardini è attestato da un documento datato 1199, altri documenti c’informano che sin dal 1400 nei possedimenti situati attorno al castello si producevano vino ed olio, negli anni sessanta, finito il periodo della mezzadria, l’azienda fu modernizzata, sia per quanto riguarda la campagna come pure per la cantina ed il frantoio.
Inoltre, il Conte Lorenzo Guicciardini è stato uno dei soci fondatori del Consorzio Vino Chianti, nel lontano 1927.

Le Tenute di Conte Guicciardini

Attualmente la tenuta di Poppiano s’estende su 265 ettari, 140 dei quali a vigneto e 37 ad oliveto, nel comune di Montespertoli, a Sud-Oves di Firenze, sempre dal Castello di Poppiano si gestiscono anche le altre due tenute, quella di Belvedere-Campóli, ultimo acquisto, risalente al 2015, situata nel Chianti Classico e quella di Massa di Mandorlaia, che si trova in Maremma e che fu acquistata all’inizio degli anni 2000.

A Poppiano i vigneti sono situati tra i 140 ed i 300 metri d’altitudine sulle due sponte del torrente Virginio, affluente del Pesa, sulla riva destra si trovano i vigneti destinati alla produzione del Chianti Colli Fiorentini, su quella sinistra quelli che forniscono le uve per i vini ad IGT,  i suoli sono principalmente argillosi ma ben drenanti, costituiti da Alberese.
La produzione è di circa 600 mila bottiglie/anno, suddivise in una dozzina di etichette.

Mercoledì 2 dicembre, in collegamento video con il Conte Ferdinando Guicciardini e con Gabriele Farolfi, responsabile commerciale dell’azienda, abbiamo avuto il piacere, con un ristretto numero di giornalisti del vino, di partecipare ad una degustazione di alcuni vini prodotti presso la Tenuta del Castelli di Poppiano, degustazione condotta da Nicola Bonera.

Quattro i vini assaggiati, due Chianti Colli Fiorentini, di cui uno Riserva, e due appartenenti alla nuova linea produttiva Ottosecoli.

Otto secoli sono gli anni di storia della Conte Guicciardini, che ha così voluto chiamare questa nuova linea produttiva (i due vini che andremo ad assaggiare sono i primi prodotti) che, se da una parte ripropone la storia, seppur rivisitata in chiave moderna nel “Governo all’uso toscano”, con l’E’ssenza ci propone l’innovazione, ovvero  il vino senza solfiti aggiunti, un prodotto, quest’ultimo, che strizza l’occhiolino a quella parte di consumatori (sempre più numerosi per la verità) che richiedono al vino una maggior salubrità e si sa che i solfiti, seppur importanti e necessari in un vino, tanto salubri non sono.
Si tratta quindi di una linea nata apposta per la sperimentazione e venduta unicamente nei canali Ho.Re.Ca. Vinificazione ed affinamento, per entrambi i vini, si svolgono in vasche d’acciaio.

I vini

Documento Archivio Storico_Conte Guicciardini

Igt Toscana “Ottosecoli “Governo all’uso toscano” 2019
Il Governo all’uso toscano è una tradizionale pratica enologica, ancora presente nei disciplinati di produzione del Chianti Classico e del Chianti, avente lo scopo di rendere i vini più morbidi e pronti in meno tempo.
Questa pratica, consigliata da Bettino Ricasoli per “vini che non debbono subire prolungato invecchiamento”, viene già citata da Cosimo Villifranchi, nel secondo volume del suo “Oenologia toscana”, edito nel 1773.

Nota: Cosimo Villifranchi è lo pseudonimo utilizzato da Saverio Manetti, segretario dell’Accademia dei Georgofili, direttore dell’Orto Botanico e membro della Società Botanica Fiorentina.

A proposito del “Governo all’uso toscano”, presso il Castello di Poppiano è conservato un documento risalente a fine 800 che ne spiega la modalità d’esecuzione e le motivazioni del suo impiego.
Come ci illustra il Conte Ferdinando Guicciardini le differenze di motivazioni per l’utilizzo di questo metodo tra passato e presente sono nette, mentre una volta, quando per la produzioni del Chianti s’utilizzavano anche una parte d’uve bianche (il disciplinare di produzione ancore le ammette), la pratica del Governo era vista anche come un arricchimento del vino, ora invece il suo scopo è quello di conferire anche al vino giovane morbidezza e piacevolezza di beva.

Il vino
Anche se sull’etichetta (e sulla scheda tecnica) non compaiono i vitigni utilizzati (sostituiti da un generico “uve tipiche toscane”, il vino è prodotto da uve sangiovese in purezza.
Il 5% delle uve vengono appassite negli stessi fruttai usati per il Vin Santo.
6.000 le bottiglie prodotte, vendute al pubblico a 12 euro.

Il colore è granato di buona profondità con ricordi color rubino.
Intenso e di buona ampiezza olfattiva, si coglie un bel frutto rosso maturo, marasche, prugne secche, venato da spezie dolci (cannella) ed un accenno di sottobosco e d’erbe officinali.
Di buona struttura, fresco, pulito e succoso, con un buon frutto rosso maturo, note di spezie dolci e liquirizia dolce, accenni pepati, bella la trama tannica data da tannini morbidi, lunga la sua persistenza.

 – Igt Toscana “Ottosecoli – E’ssenza” 2019
Sangiovese in purezza per quello che è il primo vino prodotto Senza solfiti aggiunti.
Mancando la protezione di questo importante antiossidante tutta la lavorazione del vino richiede attenzioni maggiori, ad iniziare dall’igiene in cantina, inoltre si usano, come protettivi dei gas inerti.
Uno degli appunti che sovente vengono rivolti ai vini senza solfiti aggiunti è la loro (presunta) scarsa durata nel tempo.
In parte questo potrebbe essere vero, ma per quanto ci riguarda -anche se certamente tra le caratteristiche di un grande vino c’è anche la sua tenuta all’invecchiamento- crediamo che il vino dev’essere buono nel momento in cui lo si beve, poi, vini come questo non pensiamo che siano concepiti per essere conservati in cantina per anni, ma piuttosto per dare un piacere immediato e questo vino c’è riuscito appieno.
L’azienda dichiara un contenuto in solfiti di 9/10 mg/litro.
La produzione s’attesta sulle 12.000 bottiglie, vendute  a scaffale a 15 euro.

Il vino

Rubino compatto, di buona trasparenza, luminoso, con ricordi violacei.
Intenso al naso, pulito, fresco e fragrante, presenta un dominante sentore di ciliegia, frutti di bosco, lampone (a tratti ricorda un vino novello), accenni floreali che rimandano alla rosa ed alla viola e leggere note speziate e d’erbe officinali.
Fresco, con bella vena acida, sapido e succoso, frutta rossa fresca, ciliegia soprattutto, agile di corpo, con tannini freschi ed accenni speziati, lunga la sua persistenza su leggere note di pepe.
Piacevolissima la sua beva.

Mappa Chianti Colli Fiorentini – tratta dal sito del Consorzio

Chianti Colli Fiorentini

Il Chianti Colli Fiorentini è attualmente una delle sette sottozone (termine che purtroppo non valorizza la specificità) ammesse dalla Docg Chianti.
La sua definizione risale al 1932, quando per tutelare quelli che allora venivano definiti “Vini tipici” si delimitarono, tramite decreto ministeriale del 31 luglio (legge Dalmasso) le sette zone di produzione del vino, andando ad ufficializzare anche il termine (ed i confini) del Chianti Classico.

Il Chianti Colli Fiorentini rappresenta unicamente circa il 5% di tutto il vino Chianti prodotto, il suo areale s’estende sul territorio di 18 comuni, sparsi sulle colline che circondano la città di Firenze, e, dal 1994 s’avvale di un proprio Consorzio, il Consorzio Chianti Colli Fiorentini.
Parte dei territori (non gli stessi ovviamente) di alcuni di questi comuni, quelli situati più a Sud Ovest, rientrano anche nella Docg Chianti Classico, è il caso ad esempio di San Casciano Val di Pesa e di Barberino Tavarnelle.
La superficie vitata dichiarata (i dati risalgono al 2013) è di circa 382 ettari, per una produzione di circa 16.000 ettolitri (sempre nel 2013).

I vini
Contrariamento alla linea Ottosecoli, i Chianti Colli Fiorentini riportano in etichetta il nome della tenuta, ovvero Castello di Poppiano.

Chianti Colli Fiorentini “Il Cortile” 2018
85% Sangiovese e 15% tra Canaiolo e Colorino
Vinificazione con 14 giorni di macerazione in vasche d’acciaio ed affinamento per 4–6 mesi in botti di rovere.

Color rubino-granato di media intensità.
Intenso e fresco al naso, balsamico ed elegante, vi si coglie un frutto rosso maturo, ciliegia, marasca, prugna, note d’erbe officinali, accenni di tabacco e cioccolato, ricordi di pepe.
Discretamente strutturato, intenso, fresco, succoso e carnoso, con un bel frutto rosso maturo, spezie dolci, vaniglia, cioccolato amaro, liquirizia,  buona la trama tannica, con ricordi di castagne, leggeri accenni piccanti sul lungo fin di bocca.

 – Chianti Colli Fiorentini Riserva 2016
85% Sangiovese e 15% tra Merlot e Cabernet
Vinificazione con 18 giorni di macerazione in vasche d’acciaio ed affinamento in botti di rovere per 18–24 mesi.

Color rubino-granato di buona profondità con unghia leggermente aranciata.
Bel naso, ampio ed elegante, un poco austero all’inizio, presenta un frutto rosso maturo speziato, prugna quasi in confettura, ciliegia sotto spirito, note balsamiche e di legno dolce, cannella, accenni terziari, note terrose, sottobosco, humus, cuoio e fiori secchi.
Di buona struttura ma al contempo agile, asciutto, armonico  di buona complessità, sapido, frutto rosso maturo, spezie dolci, liquirizia, radici e bastoncino di liquirizia, tannini decisi ed ancora giovani, lunga la sua persistenza su note piacevolmente amaricanti.
Lorenzo Colombo

http://www.guicciardini1199.it/