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Il Pecorino secondo Max

Situata a Pianella, in provincia di Pescara, l’azienda di Marina Palusci è famosa principalmente per i suoi olii.
L’azienda però produce anche vini, utilizzando vitigni locali: Pecorino, Passerina, Trebbiano d’Abruzzo e Montepulciano d’Abruzzo.
L’anima di questi vini (e olii) è Massimiliano D’Addario che ha condotto la verticale di “Plenus” Pecorino Igp Colline Pescaresi, in occasione di Io Bevo Così, lo scorso 14 gennaio, presso l’Hotel Gallia, a Milano.

Visione decisa e netta la sua -anche se non obbligatoriamente condivisibile- con un’idea ben precisa sul concetto di mineralità nei vini.

Le uve per questo vino provengono dal vigneto Pependona, in Località Fonte Gallo, nel comune di Pianella (PE), situato a 260 metri d’altitudine, esposto a nord-ovest, su suolo argilloso-calcareo ed allevato a cordone speronato in regime d’agricoltura biologica.

Il vino è ottenuto tramite fermentazione spontanea, utilizzando i lieviti presenti sulle bucce; viene effettuata un pre-vendemmia dalla quale si ricava il “pied de cuve”, appena parte la fermentazione di quest’ultimo viene effettuata la vendemmia, diraspata e pigiata l’uva s’aggiunge al mosto il pied de cuve e parte la fermentazione spontanea.

L’affinamento del vino viene effettuato in acciaio, sulle fecce fini, imbottigliato senza alcuna filtrazione né stabilizzazione viene infine tappato con tappo a vite.
Nessuna aggiunta di anidride solforosa durante tutte le fasi di produzione.

Il suo primo imbottigliamento è relativo all’annata 2010.

La degustazione (in ordine di servizio)
(Le annotazioni a fianco dell’annata sono di Massimiliano D’Addario)

2017 (Il futurista)
Color oro antico, intenso, con parziale sedimento (flocculi), ha il colore dell’olio.
Bel naso, di media intensità, elegante, con sentori d’uva.
Strutturato, sapido, con spiccata vena acida e lunghissima persistenza. Interessante.

2011 (La perfezione stilistica)
Molto bello il colore, oro luminoso.
Un naso complesso, intenso, difficile da descrivere, presenta decise note sulfuree ed accenni idrocarburici.
Fresco, fruttato, elegante, con spiccata vena acida, e sentori idrocarburici, lunghissima la persistenza. Notevole.
Se ce lo avessero presentato come riesling ci saremmo cascati in pieno.

 – 2014 (Il lievito)
Intensamente giallo il colore, velato, opalescente.
Di buona intensità olfattiva, presenta note macerative, sentori di lieviti, buccia d’uva e di mela.
Lieviti anche alla bocca, leggermente bruciante, lunga la persistenza.

2015 (la bomba)
Torbido. Quasi Aranciato il colore.
Buona l’intensità olfattiva, profumi macerativi.
Spiccata la vena acida, il vino è citrino, verticale, tagliente, lunga la sua persistenza.
Appare squilibrato sulle sue note dure.

2013 (La pienezza [Plenus])
Color giallo dorato, opalescente.
Intenso al naso, presenta decisi sentori di mela e di buccia di mela, note macerative.
Sapido, si buona struttura, tornano netti le note di buccia di mela.

 – 2012 (L’emozione nell’imperfezione)
Paglierino dorato, velato, con leggero sedimento.
Molto intenso al naso, presenta note balsamiche e sentori di frutta tropicale, albicocca e pesca.
Fresco, sapido ed intenso alla bocca, con lunghissima persistenza.
Un vino completamente diverso dai cinque che lo hanno preceduto, è inoltre quello che maggiormente ci ha ricordato il vitigno.
C’è inoltre da dire che col passare del tempo è il vino che è maggiormente cambiato, virando su sentori di mela.

Cosa dire infine di questa degustazione?
Certamente si tratta di vini molto particolari, dotati di una spiccata personalità e frutto di una ricerca.
Ricerca che, secondo noi, non si è ancora conclusa, se mai si concluderà.
Non sono vini per tutti, in alcune annate abbiamo faticato a capirli e soprattutto li abbiamo trovati  assai diversi tra loro.

Alcuni di questi vini ci sono piaciuti tantissimo, primo fra tutti l’annata 2011, seguita – per motivi diversi- dalla 2012 e quindi dalla 2017, altri, come la 2013 e la 2015 decisamente meno, infine abbiamo faticato un poco a capire il vino del 2013.
Lorenzo Colombo