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Il Trebbiano in Abruzzo

Se si compie una ricerca per vedere quali sono i vitigni più diffusi in Italia, al secondo posto –dopo il Sangiovese- troverete “Trebbiani”.
Nel 2015 la superficie vitata nazionale di questi vitigni –perché di più vitigni si tratta- corrispondeva a 42.144 ettari (erano 58.084 ettari nel 2010, data dell’ultimo censimento).
Quindi quando si parla di trebbiano occorre fare più d’una distinzione, essendo ben sette le diverse tipologie iscritte al  Registro Nazionale della Vite e del Vino, ad indicarne quindi differenze anche piuttosto marcate.
Del Trebbiano abruzzese, la varietà che in questo momento c’interessa, se ne contavano, sempre nel 2010, poco più di 5.000 ettari (nel 1990 erano quasi 12.000), c’è però da dire che il nostro vitigno è stato registrato unicamente nel novembre 1994, quindi quasi certamente nel computo degli ettari vitati precedenti a tale data, erano calcolati altri vitigni della famiglia dei Trebbiani.

Se poi andassimo a controllare il disciplinare di produzione della Doc Trebbiano d’Abruzzo, troveremmo come vitigni principali (minimo 85%) Bombino bianco, Trebbiano abruzzese e Trebbiano toscano, mentre, il primo disciplinare di produzione (giugno 1972) recitava “il vino deve essere prodotto con uve del vitigno Trebbiano d’Abruzzo ovvero Bombino bianco”, come per l’appunto se si trattasse di un unico vitigno.
Per la verità la confusione attorno ai vitigni Trebbiani regna tutt’oggi, e questo fa si che diventi piuttosto difficile avere dati precisi sulle diverse tipologie.

Dopo questa premessa arriviamo alla nostra degustazione di Trebbiano d’Abruzzo, avvenuta lo scorso 18 febbraio, presso il Westing Palace di Milano, in occasione di “We are d’Abruzzo: vini e territori diversi, un un’unica grande regione vinicola”.

A quest’evento erano presenti 43 cantine, con oltre un centinaio di vini.
Qui abbiamo potuto assaggiare tutti i Trebbiano d’Abruzzo presenti (27 campioni di diverse annate), in maggior parte presso i banchi dei produttori, altri durante il seminario  tenutosi in una saletta dell’Hotel.
In entrambi i casi si tratta di degustazioni palesi, per questo motivo non forniamo punteggi, ma elenchiamo unicamente i vini che maggiormente abbiamo apprezzato, in ordine di gradimento.
Interessante notare che ai primi due posti abbiamo collocato vini con diversi anni sulle spalle.

 – Centorame: Castellum Vetus 2007
Color rame.
Intenso al naso, note macerative, sentori di mela matura e buccia di mela, caramella all’orzo.
Di buona struttura, sentori di succo di mela, molto persistente.
Molto particolare ed interessante, sembra un Calvados.

Stefania Pepe: Cuore Divino 2006
Color giallo paglia, oro antico.
Note macerative, leggera pungenza, complesso, interessante, particolare.
Strutturato, complesso, note macerative, bella vena acida e lunga persistenza.
Molto interessante.

San Giacomo: Casino Murri 14° 2017
Paglierino.
Intenso al naso, fruttato (frutta gialla):
Morbido e fruttato (pesca gialla), lunga la persistenza. Note dolci.

 – Buccicatino: Stilla Aurea 2015 (bio)
Giallo dorato.
Intenso al naso, sentori di miele e frutta tropicale (ananas).
Strutturato, morbido, sapido, accenni vegetali, lunga la persistenza.

Valle Tritana: Aufinium 2017
Paglierino carico, quasi dorato.
Intenso al naso, fresco, pulito, frutta gialla (pesca).
Fresco, intenso, pulito, sapido, fruttato, lunga la persistenza e piacevole la beva.

D’Alesio- Sciarr: Tenuta del Professore 2014
Giallo carico, quasi dorato.
Intenso al naso, presenta piacevoli accenni ossidativi che rimandano alla  mela matura ed alla buccia di mela.
Strutturato, intenso, tornano i sentori di mela matura, lunga la persistenza.

 – D’Alesio- Sciarr: Tenuta del Professore 2013
Color paglierino-dorato.
Intenso al naso, sentopri di nespole, buccia di mela, note tropicali, erbe officinali.
di buona struttura, intenso, note piccanti, sentori di legno, paglia, erba secca, mela, buona sia la vena acida che la persistenza.

Rabottini: 2017
Paglierino, color della paglia.
Intenso al naso, fiori secchi, sentori di smalto e buccia di mela.
Alla bocca ricorda un sidro e la buccia di mela matura.
Assai particolare.

Cantina Tollo: TRE 2017
Paglierino luminoso.
Discreta l’intensità olfattiva, frutto giallo, leggeri accenni vegetali d’erba secca, note tostate-affumicate, balsamico, vanigliato.
Buona struttura, alcolico, sapido e morbido, frutto giallo (pesca), vanigliato con accenni affumicati-tostati, note sulfuree, lunga la persistenza.

 – Masciarelli: Castello di Semivicoli 2009
Color paglierino dorato.
Vanigliato, balsamico, sentori di nocciole ed arachidi, legno dolce.
Sapido, di buona struttura, intenso, con bella vena acida e lunga persistenza.

Rapino: Gabriele d’Annunzio 2016
Paglierino, color paglia.
Discretamente intenso al naso, presenta sentori d’erbe officinali.
Intenso, di buona struttura, frutto giallo maturo, accenni di buccia di mela, note sulfuree, sapido.

Stefania Pepe: Cuore Divino 2011
Color giallo paglia.
Sentori d’erbe officinali, sidro, buccia di mela.
Strutturato, mela matura. Particolare.

Cantina Colonnella: Clivis 2017
Paglierino di buona intensità, quasi dorato.
Bel naso, intenso, floreale-fruttato, frutta gialla (pesca).
Fresco, verticale, con un bel frutto (pesca), buona la persistenza.

Masciarelli: Castello di Semivicoli 2015
Color paglierino.
Intenso al naso, presenta sentori d’erbe officinali.
Di buona struttura, intenso, sapido, vanigliato-nocciolato, con accenni sulfurei e note piccanti.

Rapino: Gabriele d’Annunzio 2017
Paglierino leggermente velato.
Sentori di lieviti, ci ricorda una birra.
Fresco, verticale, sentori di birra di frumento, buona la persistenza. Curioso.
Lorenzo Colombo