Alla scoperta degli Eremi d’Abruzzo
Un progetto culturale della Cantina Tollo
Spesso siamo invitati a partecipare ai cosiddetti “educational”, quei tour solitamente di due-tre giorni, dedicati alla stampa, ed organizzati da consorzi di tutela o cantine, durante i quali si va alla scoperta di territori vitivinicoli, si visitano vigneti e cantine e si degustano vini, con lo scopo di far conoscere una zona viticola, le aziende che vi operano e di parlare dei vini che vi si producono.
Decisamente diverso il programma del tour al quale abbiamo partecipato ad inizio luglio, organizzato dall’abruzzese Cantina Tollo, ed al quale siamo stati invitati dall’ufficio stampa della medesima, la Gheusis di Treviso.
Diverso innanzitutto perché non si sono visitati ne i vigneti aziendali ne la cantina, ed ai vini prodotti è stata dedicata solamente una degustazione guidata prima della cena di sabato; si è trattato in pratica di una piacevolissima vacanza culturale con anche uno spazio dedicato al relax sulla spiaggia.
Questo tour degli “Eremi d’Abruzzo” è la prima parte di un progetto della Cantina Tollo, volto alla conoscenza del patrimonio semisconosciuto della regione Abruzzo, basato sul concetto moderno di enoturismo culturale, che offre l’opportunità all’appassionato di vino di vivere in pieno il territorio che sta visitando, cogliendone anche gli aspetti meno conosciuti e propagandati, facendogli così vivere una vacanza, o più spesso un fine settimana, completo ed appagante.
Eremi d’Abruzzo, un percorso alla riscoperta di valori ormai rari nel nostro vivere moderno: il silenzio, la pace, la riflessione, quello che andavano cercando molti anni fa quegli uomini che si rifugiavano in luoghi impervi e solitari.
Sin dall’inizio del tour è apparso chiaro che si voleva far conoscere molto di più che non l’azienda ed i suoi vini; il tutto è iniziato infatti con una simpatica e piacevole cena -accompagnata da musica lirica, anche se non per scelta dei nostri ospiti, ma per merito di una numerosa compagnia di “non giovanissimi”, che hanno cantato e fatto musica, in modo decisamente professionale, per tutta le serata- su un trabocco, una di quelle ingegnose e complesse macchine da pesca su palafitte, messe a punto dalla creatività delle popolazioni residenti sulla costa chietina, tra Francavilla a Mare e Vasto; ma non un trabocco qualsiasi, bensì il “Trabocco Pesce Palombo”, vedi: http://www.traboccopescepalombo.it/.
Il mattino seguente, ancora rintronati dall’abbondante cena, zaino in spalla – fornito dalla cantina- e con due minibus ci si dirige all’Abbazia San Liberatore a Maiella, da dove inizia il nostro tour, accompagnati dal Prof. Edoardo Micati, una vera enciclopedia umana, ricercatore di luoghi di culto considerati minori, abruzzesi. Situata a Serramonacesca, si tratta di uno tra i più antichi monasteri d’Abruzzo di epoca medioevale, vedi: http://www.abruzzoverdeblu.it/?id=31, nei dintorni dell’abbazia visitiamo anche alcune tombe rupestri.
Di nuovo sul minibus e quindi, con una passeggiata – eufemismo utilizzato dal Prof. Micati per farci inerpicare su uno stretto sentiero, sotto un sole cocente- di mezz’ora, giungiamo all’Eremo di Sant’Onofrio, vedi: http://www.bellappennino.net/schede.php?name=ds_eremi, situato nel comune di Serramonacesca, non va confuso col più famoso Eremo di Sant’Onofrio a Morrone. All’interno dell’eremo, sopra l’altare, si trova una statua lignea del santo, mentre in un vano attiguo troviamo il soffitto della grotta punteggiato da strane protuberanze, che si riveleranno essere pipistrelli.
Sosta per la pausa pranzo presso una graziosa trattoria nei pressi dell’Abbazia San Liberatore, dal nome pomposo di Le Château de Ma Mére, vedi: http://www.lechateaudemamere.com/, e dopo poco nuovo trasferimento in minibus, e successiva scarpinata, sino all’Eremo di San Bartolomeo in Legio: http://www.abruzzoverdeblu.it/?id=44. Spettacolare la discesa all’eremo, nella prima parte delle camminata si è letteralmente immersi in una vegetazione costituita da enormi felci e da ginestre in fiore, mentre la seconda parte del tragitto costeggia un vallone sopra un torrente in secca.
Nell’eremo c’è una piccola pozza di acqua Santa, che si può raccogliere faticosamente con un cucchiaio; nota curiosa, che ci riporta al vino, da un’iscrizione all’ingresso dell’eremo risulta che quest’acqua fosse ritenuta l’unico rimedio contro la peronospora della vite.
Ancora i minibus ci portano infine al Tholos di Roccamorice: http://www.agriparktholos.it/intro.htm, dove concluderemo degnamente la giornata con una cena veramente squisita, non prima però della degustazione guidata di tre vini della Cantina Tollo.
Informazioni dettagliate su questa grossa realtà abruzzese le potete trovare al link: http://www.cantinatollo.it/, si tratta di un’azienda con oltre novecento soci e ben tremilacinquecento ettari vitati, ragione per cui può vantare una produzione con decine d’etichette –oltre dodici milioni le bottiglie annue- su distinte linee produttive, destinate a mercati diversi.
Ed ecco alla fine questi vini -dopo una breve descrizione dell’azienda, ad opera del direttore generale della cantina, Giancarlo di Ruscio– presentati dall’enologo aziendale Daniele Ferrante.
Il primo prodotto che ci viene proposto non ha ancora un nome, non essendo al momento in commercio, verrà presentato ufficialmente in occasione del 50° anniversario della fondazione della cantina, a fine luglio; si tratta di un vino bianco a base trebbiano, il mosto subisce una macerazione con le bucce di otto giorni e quindi il vino si affina in vasche di cemento, per un anno, sulle fecce fini. Il colore dorato, leggermente velato, tradisce questa impostazione; il naso, di media intensità, leggermente pungente, presenta sentori dati dalla buccia dell’uva, uniti ad accenni di miele e di erbe officinali, camomilla in primis, buona la sua eleganza; strutturato, sapido, alcolico, caldo alla bocca, con leggeri accenni tannici ed una lunga persistenza.
– “Aldiano”, Doc Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2007: color nero impenetrabile, con unghia violacea; spezie dolci al naso, prugna secca, ciliegia matura, confettura, tabacco, note di sottobosco umido, sentori tostati e di castagne al forno, buone l’intensità e l’alcolicità, notevole l’eleganza; decisamente strutturato alla bocca, con un grande frutto speziato, sentori di legno dolce e di ciliegia, leggere note tostate di caffè e cioccolato, un tannino risoluto ed al contempo morbido, chiude piacevolmente amaricante su una lunga persistenza.
– “Cagiòlo”, Doc Montepulciano d’Abruzzo 2007: nero profondo il colore, con una leggerissima sfumatura violacea sull’unghia; intenso ed alcolico al naso, leggermente pungente, con una speziatura decisa e sentori vanigliati, note di sottobosco r di ciliegia; morbido ed alcolico alla bocca, con una notevole struttura e tannino deciso ma ben fuso, sentori di legno in evidenza e note leggermente pepate fin di bocca lievemente amarognolo. Un vino che ancora si deve esprimere al meglio.
Altri vini sono stati assaggiati (bevuti per la verità) durante i pranzi e le cene, ci piace citare innanzitutto l’Hedòs, un Doc Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo molto particolare ed interessante, prodotto con uve Montepulciano in purezza da vigneti a tendoni a bassa resa; questo vino è stato valutato un paio d’anni orsono il Miglior Rosato del Mondo, dal Grand Prix de la Presse de Bordeaux; il Pecorino Igt Terre di Chieti, affinato per sei mesi sui lieviti in vasche d’acciaio, curioso infine il Vino cotto, prodotto tradizionale abruzzese assaporato dopo la cena a Roccamorice.
Lorenzo Colombo
Pubblicato in origine su www.vinealia.org il 26 luglio 2010
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