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Amalberga e i vitigni autoctoni della Valle d’Itria

Amalberga, che prende nome dalla monaca belga Amalberga di Temse, protettrice di agricoltori e marinai, è un progetto che prende vita oltre una decina d’anni fa e che vede coinvolti inizialmente Dario De Pascale, con la moglie Gloria Battista e Roberto Fracassetti ai quali si sono in seguito uniti Roberto Candia e Valentino Ciarla.
L’idea è quella di elevare la qualità dei vini di Ostuni, una Doc creata oltre cinquant’anni fa ma dal potenziale ancora inespresso.
Si tratta di una denominazione che prevede unicamente l’utilizzo di vitigni autoctoni locali, Impigno, Francavidda, Bianco d’Alessano e Verdeca per quanto riguarda quelli a bacca bianca e Ottavianello, Negramaro, Sussumariello, Malvasia nera e Notardomenico per quelli a bacca rossa e Amalberga ha puntato su alcuni di questi.

La cantina, la cui costruzione sarà terminata a breve, è completamente interrata ed è improntata sulla sostenibilità, viene ad esempio utilizzata unicamente acqua piovana, raccolta tramite cisterne e verrà inoltre riutilizzata quella impiegata per le varie lavorazioni, al piano terrà si trova l’area dedicata all’accoglienza circondata da un vasto giardino piantumato con querce ed olivi.

Abbiamo potuto assaggiare tre vini non ancora in commercio -tanto che le bottiglie non sono etichettate e l’identificazione degli stessi avviene tramite tre cartellini posizionati sul collo tramite una cordicella- a fine maggio, ecco quanto ne abbiamo tratto.

 – Bianco Ostuni “Stunè” 2023
Si tratta di un blend in parti uguali di Impigno e Francavilla, due vitigni non certo famosi, se non nel territorio d’origine, del primo i dati ISTAT relativi al censimento agricolo del 2010 ne registravano unicamente sette ettari -nel 1970 erano ben 1.200 gli ettari) mentre del secondo gli ettari vitati, sempre nel 2010, risultavano (ben) 13 – sempre nel 2010 se ne contavano circa 630 ettari.
Le uve provengono da un vigneto di sei-dieci anni d’età, situato ad Ostuni, a 300 metri d’altitudine su suolo argilloso con presenza d’ossidi di ferro e d’alluminio, il sistema d’allevamento è a Guyot con densità di 5.000 ceppi/ha mentre la resa è di 80 q.li/ha.
La pressatura delle uve avviene sotto azoto e la vinificazione s’effettua in vasche d’acciaio dove poi i vino sosta per cinque mesi sui lieviti con ripetuti batonnages.
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Per quanto riguarda i vitigni utilizzati l’Impigno pare essere stato importato nella zona di Martina Franca da un viticoltore di Ostuni dal nome Impigno ad inizio Novecento e solitamente viene vinificato unitamente al Francavilla ed al Bianco d’Alessano, mentre il Francavilla, inserito nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite col nome di Francavidda, pare prenda il nome dal suo paese d’origine, Francavilla.

Color paglierino-verdolino luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, verticale, frutta a polpa bianca, agrumi freschi ed un poco acerbi.
Fresco, verticale, sapido, leggero di corpo, agrumato, discreta la persistenza, piacevole la beva.

 – Igt Verdeca Salento “Icona d’Itria” 2023
Le uve provengono da un vigneto si sessant’anni d’età situato ad Ostuni, a 300 metri d’altitudine su suolo argilloso con presenza d’ossidi di ferro e d’alluminio, il sistema d’allevamento è a Guyot con densità di 5.000 ceppi/ha mentre la resa è di 45 q.li/ha.
Dopo una macerazione a bassa temperatura che si può protrarre per un paio di giorni le uve vengono pigiate sotto azoto, quindi il mosto fermenta in vasche d’acciaio dove successivamente il vino s’affina sui propri lieviti per cinque mesi con ripetuti batonnages.
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La Verdeca è un vitigno diffuso principalmente in Puglia ma presente anche in Basilicata e Campania, nel 2010 se ne contavano circa 800 ettari.

Color giallo dorato.
Discretamente intenso al naso, frutta a polpa gialla, leggeri accenni tropicali.
Di media struttura, frutta a polpa gialla, leggere note piccanti, asciutto, leggeri accenni tannici, discreta la persistenza.

 – Ostuni Ottavianello Doc “Stùne” 2023
Prodotto con uve Ottavianello in purezza provenienti da un vigneto situato ad Ostuni, a 300 metri d’altitudine su suolo argilloso-limoso, ricco d’ossidi di ferro ed alluminio, il sistema d’allevamento è a Guyot con densità di 5.000 ceppi/ha mentre la resa è di 70 q.li/ha.
Fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta per sei mesi.
Tappo Nomacorc Select Green 300

Il vitigno è diffuso unicamente in Puglia dove nel 2010 se ne contavano una cinquantina d’ettari.

Color rubino di media intensità, unghia con riflessi color granato.
Media l’intensità olfattiva, fiori rossi, geranio, ciliegia selvatica.
Di media struttura, succoso, tannino delicato, frutta rossa selvatica, ciliegia, lunga la persistenza su piacevoli note amaricanti.
Un vino fresco e dalla piacevolissima beva, adattissimo ad accompagnare la pizza ed anche il pesce.
Lorenzo Colombo