Barolo “La Serra” 2012 – Bosco Agostino
Quella di Bosco Agostino è una piccola azienda situata a La Morra. Fondata dal padre Pietro, sino al 1979 era dedita unicamente alla produzione d’uva che veniva conferita, da quell’anno Pietro decide di vinificare in proprio e viene da subito affiancato dal figlio Agostino che prosegue l’attività dopo la morte del padre, avvenuta nel 1983, coinvolgendo nell’impresa la moglie Carla ed il figlio Andrea, diplomatosi, quest’ultimo, alla Scuola Enologica di Alba.
Attualmente è Andrea che di occupa sia della parte agronomica dei 5,5 ettari vitati, come pure di quella enologica.
I vitigni coltivati sono unicamente quelli tipici locali: Nebbiolo, Barbera e Dolcetto e la produzione verte su cinque etichette, due di Barolo, ricadenti nelle MeGA La Serra e Neirane, una di Langhe Nebbiolo, e quindi Dolcetto e Barbera d’Alba per un totale di 27.000 bottiglie.
La MeGA La Serra
La Serra è una tra le più piccole menzioni geografiche del comune di La Morra, situata nella parte sud del territorio comunale -che con 538 ettari iscritti alla Docg Barolo detiene il primato della superficie vitata della denominazione- conta su poco meno di 18 ettari confinanti con le più conosciute MeGA Cerequio e Brunate.
Situata tra i 370 ed i 450 metri d’altitudine vi si trova principalmente nebbiolo (87%), poco meno del 10% di Dolcetto ed il rimanente Barbera.
Sono una quindicina i produttori che posseggono vigneti a La Serra, mentre la MeGA è rivendicata da una decina di essi.
Il vino assaggiato
Il vigneto di Bosco Agostino si trova a circa 400 metri d’altitudine su suoli tufacei argilloso-calcarei, la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio mentre l’affinamento inizia in barriques e tonneaux per pochi mesi per poi proseguire in botti da 20 ettolitri per oltre due anni ai quali segue un prolungato periodo di sosta in bottiglia.
Si presenta con un color granato di buona profondità, con unghia aranciata.
Ampio ed elegante al naso, si colgono sentori di sottobosco, cuoio, fiori secchi, radici, prugne secche e ciliegie, spezie, cannella chiodi di garofano, vaniglia, pepe, buona la sua intensità.
Asciutto al palato, con tannino ancora graffiante, un poco austero all’inizio, si apre quindi su note di bastoncino di liquirizia, radici e liquirizia forte, mentre tornano i sentori fruttati di prugna e ciliegia, lunga la sua persistenza.
Un vino che dà il meglio di se in abbinamento al cibo -cosa che dovrebbe essere scontata per tutti i vini-, noi ce lo siamo gustato con un guanciale di manzo brasato e vi assicuriamo che si è trattato, come soleva dire Veronelli, di “un matrimonio d’amore”.
Lorenzo Colombo