Brolo dei Giusti e la sostenibilità del vino
Avevamo già avuto occasione di scrivere in merito a questi due vini prodotti dalla Cantina Valpantena in occasione della loro presentazione durante il Vinitaly 2019 (vedi), diventa quindi interessante riassaggiarli a distanza di oltre un anno e mezzo per vedere se e quanto sono cambiati dal punto di vista organolettico.
In merito alla filosofia che ha spinto la Cantina di Valpantena a produrre vini adeguandosi al disciplinare VIVA (qui il disciplinare) vi rimandiamo al suddetto articolo, ora, prima di passare all’assaggio dei vini vogliamo fornirvi alcune informazioni che servono a meglio identificarli.
Iniziamo dal nome “Brolo”, che, nella tradizione contadina è un campo racchiuso e protetto da “Marogne” (i tipici muretti a secco della Valpolicella), da siepi e da alberi.
In effetti il Brolo dei Giusti è un vigneto racchiuso, situato in Valpantena.
Il vigneto Brolo dei Giusti è situato a 100 metri d’altitudine, su suoli argillosi, il sistema d’allevamento è in parte a pergola ed in parte a Guyot, non viene effettuato nessun tipo di diserbo, neppure nei sottofila e viene praticata la confusione sessuale per la lotta agli infestanti.
La resa per ettaro è di 100 quintali per quanto riguarda il Valpolicella Superiore e di 80 quintali per l’Amarone, per entrambi i vini la vendemmia è stata effettuata nella seconda settimana del mese d’ottobre.
I vini:
La prima cosa che salta all’occhio osservando questi due vini che ci accingiamo a degustare è l’impatto visivo dato dalle bottiglie utilizzate e dalla loro etichettatura; imponenti che il primo termine che ci viene alla mente, certamente non passano inosservate se posizionate assieme ad altri vini s’uno scaffale.
In merito a questo particolare scriveremo alla fine, ora andiamo ad assaggiare i vini.
– Valpolicella Superiore Doc “Brolo dei Giusti” 2013
75% Corvina Veronese / 15% Corvinone / 10% Rondinella
Affinamento per 12 mesi in botte grande e successiva sosta in vasca per 12-24 mesi.
Il colore è granato, profondo e compatto.
Intenso ed ampio al naso, balsamico, con sentori di legno dolce e frutta rossa in confettura, note surmature, liquirizia dolce, spezie dolci, note vanigliate ed accenni di pepe e sottobosco.
Strutturato ed intenso alla bocca, succoso, presenta tannini vellutati, netto il frutto, prugne secche e confettura di prugne e marasche, ciliegia sotto spirito, Mon Cheri, tornano i sentori di liquirizia dolce, lunghissima (a dir poco) la sua persistenza.
Piacevolissima ed appagante la beva.
Rispetto all’assaggio dello scorso anno il vino è completamente cambiato, nessun ricordo di quella che allor avevamo definito “austerità”, sia al naso che alla bocca s’è completamente aperto, con un’esplosione di profumi e sapori.
Ora il vino è tutto giocato su struttura e potenza, senza però mai essere pesante, a bottiglia coperta l’avremmo confuso con un Ripasso della Valpolicella, se non, addirittura con un Amarone un poco esile.
– Amarone della Valpolicella Docg “Brolo dei Giusti” 2011
80% Corvina Veronese / 10% Corvinone / 10% Rondinella
La pigiatura delle uve è stata effettuata la quarta settimana di dicembre, allorché la perdita di peso delle stesse aveva raggiunto il 37%:
La fermentazione alcolica ha avuto una durata di 13 giorni, mentre il successivo affinamento in legno s’è protratto per 36 mesi ai quali ne sono seguiti ulteriori 12-24 mesi di sosta in vasca.
Granato profondo e compatto il colore, con unghia con nuances tra l’aranciato ed il mattonato.
Intenso al naso dove emergono i sentori di prugne secche dolci, note di confettura di prugne e marasche, accenni balsamici, spezie dolci, vaniglia e cannella.
Strutturato, alcolico, morbido, succoso, con tannini importanti ma vellutati, vi ritroviamo principalmente le note di prugne secche e ciliegie nere stramature, lunghissima la sua persistenza.
Uno di quei vini che si definiscono monumentali.
Anche in questo caso urge un confronto con l’assaggio effettuato un anno e mezzo fa, che in questo caso ci presenta un vino opulento ma che, secondo noi, ha perso un pizzico di freschezza.
Considerazioni
In conclusione e senza assolutamente entrare nel merito dell’assoluta qualità dei vini assaggiati, vogliamo fare una piccola disgressione sui contenitori, tanto più poiché i vini in oggetto hanno ottenuto la sopra menzionata certificazione VIVA, ovvero il progetto per La Sostenibilità nella Viticoltura in Italia.
Le bottiglie di vino (vuote) hanno un peso assai variabile, dipendente in parte dalla loro tipologia e soprattutto dallo spessore del vetro, generalizzando possiamo dire che si può andare dai poco più dei 300 grammi per quelle più leggere, sino ai 900 grammi circa (assai raramente si va oltre questo peso).
Ebbene nel caso dei nostri vini si è scelto di optare per il peso massimo.
Siamo infatti ad 870 grammi.
Lasciando a parte le bottiglie di vini Spumanti, necessariamente di vetro più spesso e di conseguenza più pesanti, caratteristiche dovute al contenimento della pressione sviluppata dalla CO₂ di detti vini, perché, nei vini fermi, pur potendo contenerne il peso a volte ci si indirizza su valori più elevati?
E che influenza può avere sul contenuto questa variabile?
Il discorso diverrebbe assai lungo e complesso ed esula dall’oggetto del nostro articolo, c’è da dire che nei mercati dove il senso dell’ecologia è più sviluppato –ci riferiamo soprattutto ai mercati del Nord Europa- si da una grande importanza alla sostenibilità ambientale, al consumo energetico ed all’emissione di CO₂ nell’ambiente, tanto che, i monopoli svedesi e canadesi permettono l’importazione unicamente di vini in bottiglie leggere.
In Ontario, ad esempio, le bottiglie dei vini sotto i 15 dollari devono obbligatoriamente pesare meno di 420 grammi, con l’obbiettivo futuro di estendere questa regola anche a vini di valore superiore.
Mentre, in mercati più giovani e meno evoluti, vedi ad esempio quello cinese, il consumatore medio associa l’imponenza del contenitore alla superiore qualità del vino.
Lorenzo Colombo