Capodanno 2014-2015
Un proverbio recita “Chi ben comincia è a metà dell’opera” ed un altro “Il buon giorno si vede dal mattino”.
Speriamo che con le nostre libagioni dell’ultimo dell’anno queste “profezie” s’avverino, e che le degustazioni che andremo ad affrontare nel 2015 siano fonte di soddisfazione.
Abbiamo trascorso la notte tra il 31 dicembre 2014 ed il 1° gennaio 2015 cenando con un paio d’amici e durante questa lunga cena abbiamo aperto qualche bottiglia.
Solitamente chi scrive di vino, traccia un resoconto dell’anno appena trascorso citando i migliori vini assaggiati, noi non l’abbiamo mai fatto, poiché è un’operazione complessa e lascia il tempo che trova, ma certamente il primo vino bevuto durante questa cena rimarrà impresso nei nostri ricordi, pochissime volte abbiamo assaggiato un vino così elegante ed equilibrato, si tratta del Franciacorta Docg “Grand Cuvèe del Laureato” Dosage Zero 2005 dell’azienda Castello Bonomi.
Una bottiglia rara e preziosa, che c’era stata donata alcuni anni addietro da Lucia Paladin, durante una nostra visita in azienda, prodotto esclusivamente nell’annata 2005 –e uscito nel 2010- era stato concepito per festeggiare la laurea del figlio.
Le uve (70% Chardonnay e 30% Pinot nero) provengono da una selezione delle zone più alte del Monte Orfano, la resa è assai bassa (45 q.li/ettaro), il vino base fermenta parte in acciaio e parte in barriques, la maturazione in bottiglia è di quarantotto mesi, ai quali seguono altri dodici mesi dopo la sboccatura.
Solamente quattrocento le bottiglie prodotte, decorate singolarmente –la nostra riportava il numero di serie 5/400- a mano dalla pittrice veneziana Marilisa Brocca.
La scheda tecnica riporta come consumo ideale: 2011 – 2014, noi l’abbiamo degustato quindi l’ultimo giorno disponibile, ma possiamo garantirvi che avrebbe tranquillamente potuto reggere per altri anni.
Chiaramente non è in momenti come questi (durante una cena, soprattutto quella dell’ultimo dell’anno, e per di più in compagnia) che si possono prendere appunti o degustare tecnicamente un vino, ma possiamo garantirvi che si è trattato di una delle migliori bottiglie mai assaggiate, un vino elegante, equilibrato, complesso ed ancora freschissimo, con una bellissima effervescenza e dalla lunghissima persistenza.
Passiamo al secondo vino, si tratta dello Chardonnay “Bagueri” 2002 della Cantina Goriška Brda, la più grande azienda slovena, che avevamo visitato diversi anni addietro.
Situata nel Collio sloveno -la Brda- è stata costruita nel 1957 è ora è di proprietà dei soci della cooperativa, ha una capacità produttiva di 180mila ettolitri di vino.
La linea “Bagueri” è stata introdotta nel 1991 ed utilizza le uve provenienti dai più pregiati vigneti aziendali.
Lo Chardonnay di cui scriviamo fermenta per l’ottanta percento in barriques e per il restante in acciaio, matura quindi per nove mesi in barriques sui lieviti.
Quello che ci ha impressionato di questo vino di dodici anni, è la freschezza, ancora ben presente, unita alla morbidezza data dal legno, legno peraltro mai percepibile. Il vino, dotto di buona struttura, si apriva col passar del tempo ed ad ogni sorso ci sembrava più buono, finché la bottiglia non è risultata vuota.
Arriviamo ai vini rossi, il primo dei quali proveniente dall’Istria, si tratta del Teran “Terre Rosse” 2008 della Cantina Degrassi, azienda situata a Savudrija (Salvore), qualche chilometro a nord di Umag.
Avevamo visitato quest’azienda nel mese di maggio 2013, in occasione di Vinistra e ne avevamo scritto qui (dove potete trovare notizie sull’azienda).
Il vino in questione è lo stesso che ci aveva colpito allora, si tratta di un Terrano prodotto da uve provenienti dalle terre rosse -tipiche delle zone costiere- del buiese (le terre bianche si trovano più all’interno); meno graffiante rispetto alla maggior parte dei Terrano ma molto elegante e soprattutto “piacevolissimo”.
A seguire l’Igt Lazio Rosso “Montiano” 1996, il vino più importante dell’azienda Falesco –e quindi dei Fratelli Cotarella-, ottenuto da uve Merlot e prodotto per la prima volta nel 1993 s’avvale di una maturazione in barriques
Purtroppo si è rivelato un poco deludente, troppo evoluto, spento, opaco, dal colore mattonato, con legno estremamente in evidenza e con note tostate che ricordavano il legno bruciato e con sentori di china, ancora lunghissima invece la sua persitenza.
Peccato fosse l’ultima bottiglia in nostro possesso, perché non ce lo ricordavamo certamente così, anzi è sempre stato ritenuto uno dei migliori Merlot del centro Italia.
Un salto in Austria per il vino da dessert, precisamente nel Burgenland, l’azienda è quella di Willi Opitz ed il vino è l’Eiswein “Muscat Ottonel” 2003.
IL Muscat Ottonel è un vitigno creato nella Loira nel 1853, incrociando Chasselas e Muscat de Saumur, ce ne sono circa 10mila ettari nel mondo, prevalentemente nei paesi dell’Est Europa (3.600 ha in Romania, 3.200 in Bulgaria, 1.500 ha in Moldova e 1.200 in Ungheria), in Austria ce ne sono circa 360 ettari, collocati principalmente nel Burgenland (260 ha) e nel Niederosterreich (90 ha).
Il vino, dal color ambrato è caratterizzato da netti sentori di albicocca sciroppata, di canditi, di datteri e di crema pasticcera e di zabaione, dolce-non dolce risentiva un poco della sua età, avendo perso parte della freschezza iniziale.
Abbiamo chiuso infine la serata con un piccolo sorso di Vermut (è scritto proprio così), si tratta dell’Antica Formula di Carpano, un vino che non ha nulla a che vedere con la maggior parte dei Vermouth in circolazione, e che, assieme al Vermouth Ricetta Classica di Casa Martelletti rappresenta -secondo noi- il vertice di questo storico e grande vino piemontese.
Nella sua composizione si utilizzano ancora in buona percentuale le uve Moscato di Canelli, praticamente abbandonate –a causa dell’elevato costo- dalla maggior parte dei produttori di Vermouth dei grandi marchi commerciali.
L’Antica Formula di Carpano si vanta di essere stato il progenitore di tutti i Vermouth, essendo stato creato a Torino nel 1786 da Benedetto Carpano.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org
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