Dogliani Superiore Docg “sirì d’Jermu” 2016 – Pecchenino
Azienda attiva sin da inizio ‘900 quella dei Pecchenino, da quando Attilio, nonno degli attuali proprietari coltivava otto ettari di vigna, negli anni ‘70 la gestione è passata al figlio Marino e successivamente, a fine anno ’80, nelle mani dei figli, Orlando e Attilio che hanno ampliato la superficie vitata portandola agli attuali 35 ettari.
Oltre che a Dogliani, sede storica dell’azienda, si trovano vigneti sia a Monforte d’Alba dai quali si ricavano tre diversi Barolo e a Bossolasco dove si trovano Pinot nero, Chardonnay e Riesling.
La parte più importante dei vigneti si trova a Dogliani, circa 20 ettari, dove a dominare è il Dolcetto, ma vi troviamo anche barbera e Nebbiolo, qui ha sede la cantina storica, ricavata dalla ristrutturazione di un cascinale risalente al ‘700, acquistato nel 1994 e che nel 2007 è stato trasformato in una struttura ricettiva.
I vigneti di Monforte sono stati acquistati nel 2004 e nel 2006, mentre nel 2013 è stato acquistato un cascinale da adibire a cantina per la produzione dei Barolo, più recente l’acquisizione in alta langa, a Bossolasco, a 700 metri d’altitudine, dove nel 2010 sono stati acquistati sette ettari e un cascinale e dove si producono vini bianchi, Pinot Nero e due Metodo Classico Alta Langa.
Il Dolcetto
Il Dolcetto è un vitigno storico del Piemonte, dove nel passato si contendeva la superficie vitata con la Barbera, ma che nel corso degli anni ha perso sempre più d’importanza (e di superficie) per diversi motivi tra i quali non da ultimo la confusione che può generare un simile nome in coloro che non conoscono quest’uva.
Come evidenziato sopra la sua superficie ha visto nel corso degli ultimi 50 anni un notevole decremento, si è infatti passati dai circa 15.000 ettari del 1970 a poco meno di 12.000 nel 1982, nel 1990 si era giunti a circa 10.500, nel 2000 erano meno di 7.500 e nel 2010 poco più di 6.000, il calo ancora non s’arresta, infatti nel 2016 pare ne rimanessero circa 4.300.
Altro problema era dato dalle numerose denominazioni che lo citavano nel loro nome unitamente alla località: Dolcetto d’Acqui, Dolcetto d’Ovada, Dolcetto d’Alba, Dolcetto d’Asti, Dolcetto delle langhe Monregalesi, Dolcetto di Diano d’Alba, Dolcetto di Dogliani, il che aumentava ancor più la confusione.
Alcune di queste denominazioni nel corso degli anni hanno cambiato nome, sganciando il nome del vitigno da quello del territorio, è il caso dei vini, ora a Docg Dolcetto di Diano d’Alba, che può essere chiamato semplicemente Diano d’Alba e ancor più del Dogliani Docg, che tra l’altro ha incorporato anche il precedente Dolcetto delle Langhe Monregalesi.
Il vitigno viene considerato poco acido e piuttosto tannico, in contrapposizione alla Barbera, solitamente poco tannica e molto acida, è inoltre stato quasi sempre vinificato in modo d’ottenere vini freschi e di pronta beva, anche se non mancano certamente prodotti in grado di reggere egregiamente il passare del tempo.
E’ il caso del vino che andiamo a degustare, uno dei tre a base Dolcetto prodotti dall’Azienda Pecchino, gli altri due sono il Dogliani Docg San Luigi e il Dogliani Superiore Docg Bricco Botti.
Il vino
Prodotto per la prima volta nel 1988 con uve -Dolcetto ovviamente- provenienti da un singolo vigneto di circa 35 anni d’età situato nei pressi della cantina, allevato a Guyot con densità di 5.000 ceppi/ha è esposto a Sud-Ovest, il suolo, di medio impasto, con presenza di limo e argilla tende al calcareo.
La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio con una parte di acini interi, dopo la malolattica il vino viene trasferito in botti di rovere di grandi dimensioni dove s’affina per un anno.
Ancora profondissimo e luminoso il colore, rubino con unghia che inizia a tendere verso il granato.
Buona la sua intensità olfattiva, ampio ed elegante, sentori di confettura di prugne dolci, di ciliegi e di more, spezie dolci, note vanigliate e di cannella in stecca, tabacco da pipa.
Dotato di buona struttura, con tannino ancora deciso ma ammorbidito dal tempo, buono il frutto, prugne e more, vaniglia, sentori di liquirizia forte ma dolce, caffè espresso, lunga la sua persistenza.
Un vino dalla notevole qualità.
Lorenzo Colombo