L’altro Vinitaly…
Anche quest’anno la “più grande manifestazione mondiale del vino” è terminata.
Trionfalistici i comunicati stampa, con numeri che ad ogni edizione battono i precedenti record: oltre 92mila metri quadrati netti, 12 padiglioni occupati, oltre al secondo piano del Palaexpo.
4.200 espositori da Oceania, America, Europa e Africa, 152mila presenze, di cui 47mila operatori esteri provenienti da oltre 110 Paesi, con un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente, oltre 2.500 i giornalisti accreditati, da oltre una cinquantina di Paesi.
Basta musi lunghi che si incrociavano negli anni scorsi, gli operatori sono in genere sorridenti e soddisfatti, anche per i notevoli nuovi contatti avuti: “Siamo soddisfatti dell’andamento generale e dei contatti con italiani e operatori internazionali” (Masciarelli). Molto bene anche per Francesco Zonin: “Al di là dei numeri, l’aspetto più positivo è proprio l’ottimismo. Ben organizzato Vinitaly, che ha visto gli operatori stranieri concentrati soprattutto nei primi due giorni”. “E’ andata benissimo, abbiamo visto i nostri importatori, ma ne abbiamo incontrati anche di nuovi, tra i quali anche cinque-sei società russe”, dice Jacopo Biondi Santi. Molto soddisfatta pure Francesca Planeta, che ha visto spazzata via la paura che aleggiava nel 2009. “Buona l’affluenza dai mercati esteri”, confermata da Lorenzo Biscontin di Santa Margherita: “Parecchi i contatti di business senza appuntamento e ho sentito che anche altre cantine hanno fatto affari. Presenti quest’anno Sudamerica, Turchia, ma anche Nord Europa”.
“Complimenti al presidente di Veronafiere Ettore Riello” li fa Gianluca Bisol, “per l’intensità di eventi e incontri importanti di grande forza attrattiva. Qualificata la presenza di importatori con la firma di accordi di distribuzione per i mercati dell’Est europeo e dell’America Latina”.
Se aggiungiamo poi la ciliegina sulla torta della “prima volta di un Presidente della Repubblica” in visita alla manifestazione diciamo che non ci si poteva aspettare di meglio. “Sono venuto per complimentarmi con voi perché create ricchezza e cultura, perché il vino è soprattutto cultura”. Ha detto Napolitano.
E allora qual è L’ALTRO VINITALY del nostro titolo?
Partecipiamo alla manifestazione veronese da ormai oltre vent’anni – dapprima come semplici appassionati, da qualche anno da “addetti ai lavori” – abbiamo sempre notato alcuni aspetti spiacevoli di ragazzi non proprio lucidi. Generalmente questo avveniva di domenica, la giornata più caotica, durante la quale una folla di “bevitori” si mescolava con gli operatori, ma mai come quest’anno lo spettacolo è stato sgradevole; già dal giovedì, nel tardo pomeriggio stuoli di ragazzi (e ragazze) urlanti ed in deciso stato di alterazione, spettacolo che è continuato nei giorni seguenti (noi di vinealia ci siamo fermati in fiera sino a sabato sera, e possiamo solamente immaginare quello che è avvenuto domenica).
Parecchie a questo punto sono le domande che ci poniamo:
Quanti del 152mila presenti erano addetti ai lavori?
E’ davvero impossibile effettuare una scrematura all’ingresso?
Oppure si preferisce non farla valutando il riscontro mediatico dato dai numeri di presenze da sbandierare sui comunicati stampa?
Che dire poi del ritorno economico dato dalle migliaia di biglietti venduti, basta pagare il biglietto d’ingresso e per un giorno si diventa operatori (a tal proposito numerosi come sempre i bagarini negli spazi adiacenti alla fiera).
Anche se parecchi stand fanno una selezione all’ingresso, mentre altri espongono il cartello “degustazioni riservate agli operatori”, non riteniamo giusto negare l’assaggio a una persona alla quale abbiamo fatto pagare un costoso biglietto d’ingresso. L’elevato costo del biglietto non è da noi ritenuto un deterrente, anzi, per alcuni è uno stimolo a bere di più (tanto ho pagato tanto debbo avere come contropartita).
Che motivo ha di esistere “Vinitaly For You” al Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra, se non quello di indirizzare l’ampia schiera di non addetti ai lavori, di giovani?
Purtroppo questa bellissima idea (parliamo di Vinitaly For You) è diventata null’altro che un’ulteriore possibilità di bere per una folta schiera di ragazzi (già alticci) nel dopofiera.
Ha ancora senso a questo punto (se non per mere ragioni economiche) tenere aperta la manifestazione per cinque giorni?
Non sarebbe più opportuno limitarne la durata eliminando sabato e domenica?
Magari si potrebbe fare nei primi giorni della settimana, dal lunedì al mercoledì.
Certamente si correrebbe il rischio di perdere qualche ristoratore ed enotecario, ma renderebbe, a nostro parere, la manifestazione decisamente più professionale, togliendole quella velatura da “sagra di paese” che in alcune ore della giornata l’avvolge.
Questo, che abbiamo citato come “nostro parere”, in realtà è ciò che sempre più spesso ci si sente dire da numerosi espositori, ma forse è molto più comodo tenere il piede in due scarpe.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org
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