Ricci Curbastro Franciacorta Satèn
La Ricci Curbastro è una storica famiglia dedita sin dal XIII secolo all’agricoltura, di origini ravennate, dove possiede aziende a Lugo di Romagna e a Rontana di Brisighella.
In Franciacorta possiede trentadue ettari, di cui oltre ventisette a vigneto, ed è stata una tra le prime aziende produttrici oltre ad essere tra i soci fondatori della Denominazione nel ’67, inoltre, Riccardo Ricci Curbastro è stato Presidente per diversi anni del Consorzio di Tutela, nato nel 1990.
Nel parco dove sorge Villa Evelina, sede della cantina, si trova anche un fornitissimo museo agricolo, dovuto dalla grande passione di Gualberto Ricci Curbastro –scomparso pochi anni fa- per tutto ciò che riguarda il mondo agricolo. Il museo, visitatissimo da curiosi e scolaresche, dispone, nelle sue quattro sale tematiche, di migliaia d’oggetti del mondo contadino ormai scomparsi.
Nei primi giorni dello scorso ottobre, in occasione di “Bottiglie Aperte”, evento giunto alla sua quinta edizione, svoltosi nella bellissima sede del Palazzo delle Stelline, a Milano, abbiamo avuto l’occasione di partecipare ad una pregevole verticale di Satèn, guidata da Riccardo Ricci Curbastro.
Sei annate di Franciacorta Satèn Brut (il rafforzativo e (forse) ridondante termine “Brut” è indicato anche sulle etichette di questo vino, ad indicarne, come sostiene Riccardo Ricci Curbastro, l’unica tipologia possibile di Satèn) per dimostrare l’eleganza costante nel tempo di questo Franciacorta, oltre alla sua longevità (anche dopo la sboccatura).
L’azienda punta molto su questa tipologia di vino, basti pensare che nel 2015 la percentuale di Satèn prodotto in Franciacorta è stata del 10,3%, mentre alla Ricci e Curbastro ha superato il 30% della produzione.
Tutti i vini sono frutto di uve Chardonnay, con un residuo zuccherino tra i 7 e gli 8 g/litro, la solforosa totale non supera i 70 mg/litro e sostano almeno 48 mesi sui lieviti.
Alcune bottiglie appartenevano alla linea “Museum Release”, vini che maturano sui lieviti dagli 8 ai 10 anni.
– 2012 (Sboccatura maggio 2016) Vino non ancora in commercio al momento della nostra degustazione. Bel naso, fresco, pulito, elegante, presenta un bel frutto giallo e note d’agrumi. Fresco al palato, minerale, sapido, agrumato, con spiccata vena acida e buona persistenza.
– 2011 (Sboccatura maggio 2016) Bel naso, intenso, elegante, con accenni vegetali e note d’erbe officinali. Sapido, con vena acida decisa, agrumato, (citrino), lunga la sua persistenza. Più magro rispetto al precedente.
– 2006 Museum Release (Sboccatura luglio 2014) Giallo dorato luminoso, intenso al naso, con sentori tostati e di frutto tropicale. Tostata e sapido. E’ il vino che ci ha meno convinti, con una nota evolutiva ed una tostatura un poco invadente.
– 2005 Museum Release (Sboccatura 2015) Bel naso, fresco, elegante, con sentori d’agrumi maturi (arancio). Fresaco ed agrumato alla bocca, elegante, con lunga persistenza.
– 2003 Museum Release Color giallo dorato, note mielose al naso, accenni ossidativi. Leggere note ossidative al palato, buona eleganza, sentori di canditi, chiusura leggermente amarognola. Anche questo vino dava alcuni segnali di cedimento dovuti all’età.
– 2002 (Sboccatura 2005) Giallo dorato, quasi oro antico. Non molto intenso al naso, delicato, mieloso, con note di canditi. Bella effervescenza, sapido, fresco, agrumato, con leggeri e piacevoli accenni ossidativi, lunga la persistenza. Frutto di un’annata considerata mediocre, questo vino scardina tutti i parametri, tra cui il luogo comune che dice che un vino spumante inizia a decadere dopo la sboccatura. Ebbene qui è la prova provata di quanto le credenze siano a volte leggende metropolitane. Si tratta in effetti del miglior vino di tutta la batteria. Notevole.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org