Sette Terre

Maiolica,
 Marna di Bruntino,
 Volpinite,
 Sass de Luna, Arenaria di Sarnico, Flysch di Bergamo, Torbiditi sottili.
Non vi dicono nulla queste parole?
Sono i nomi dei diversi suoli delle sette aziende bergamasche (Caminella, Casa Virginia, Cascina Lorenzo, Eligio Magri, Sant’Egidio e Valba), che, associatesi tra loro –l’esatto sottonome è “Associazione Viticoltori Indipendenti di Bergamo”- si sono presentate ufficialmente, a stampa ed operatori, lunedì 21 luglio, presso l’inaspettata (perlomeno per noi) e bellissima sede di Casa Virginia, a Villa d’Almè.
Suoli di origine “eluviale” -come ha spiegato l’agronomo Giacomo Groppetti, durante la conferenza stampa di presentazione- ovvero originari del luogo, non trasportati, ma formatisi unicamente tramite l’azione erosiva dell’acqua nel corso dei millenni sulla roccia madre.
Ma qual è lo scopo di SETTE TERRE, questa nuova associazione che raggruppa aziende assai diverse tra loro, sia dal punto di vista storico che produttivo? Il comune obiettivo è quello di “rendere i consumatori bergamaschi orgogliosi del vino del loro territorio”, come ha sostenuto con veemenza il vicepresidente dell’Associazione, e proprietario della Tenuta Casa Virginia, Antonio Lecchi.
Il sette, che attualmente è il numero delle aziende associatesi, non è un numero chiuso, ma un numero che ricorre spesso nel sito appositamente creato: http://www.setteterre.it/ , sette sono infatti i punti sui quali si impegnano le aziende aderenti, e che dovranno impegnarsi a condividere le altre aziende che intendessero far parte di questo progetto: impegno, passione, qualità, valore, crescita, studio, programmi.
Le sette aziende producono attualmente un totale di circa 400mila bottiglie, utilizzando i più diversi vitigni, da quelli tradizionali della viticoltura bergamasca, come merlot, cabernet sauvignon, pinot bianco e grigio, chardonnay (“siamo stanchi di sentire usare le parole “vitigni internazionali” e “taglio bordolese” a proposito di questi vitigni –spiega sempre Antonio Lecchinoi vogliamo produrre vino di qualità con “l’anima di Bergamo nel bicchiere”) e moscato di Scanzo, vitigni utilizzati nella Doc Valcalepio, ed altri, pure utilizzati da tempo sul territorio, come incrocio manzoni, franconia, marzemino e moscato giallo, sino ad altri ancora, diciamo meno tipici del territorio, come pinot nero e syrah.
I vini che ne derivano coprono tutte le fasce produttive, dagli spumanti, sia Charmat che Metodo Classico, ai vini fermi, sia bianchi che rossi, come pure ai vini dolci e passiti.
Tra i programmi prossimi dell’associazione è prevista, per il prossimo autunno, una degustazione a bottiglie coperte -riservata a stampa ed operatori- che dovrebbe stabilire i requisiti dei vini certificando con un apposito bollino quelli che avranno superato una determinata soglia di punteggio, in modo da garantirne ai consumatori, in maniera indipendente, la loro qualità.
Durante la conferenza stampa è stato anche presentato il logo dell’associazione, scelto tramite un concorso al quale sono pervenuti 84 diversi lavori, il vincitore del concorso “La terra, l’ambiente, la qualità, l’anima di Bergamo nel bicchiere”, al quale è andato un premio di 1000 euro, è il giovane grafico bergamasco Roberto Aldobati. Il logo rappresenta un’onda di vino racchiusa in un calice, che diventa anche lo “skyline” di Bergamo Alta.
Lorenzo Colombo

 

 

 

 

 

 

 

pubblicato in origine su www.vinealia.org

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