Turismo Esperienziale a Fabriano e dintorni
Giornata assai tosta quella di sabato 7 settembre, prima vera giornata del Press Tour organizzato da Unione Montana dell’Esino-Frasassi e Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Dopo la cena della sera precedente presso il Ristorante del Relais Marchese del Grillo ci attende una giornata densa d’impegni, con un programma assai fitto –con qualche variazione in corso d’opera, dovuta al tempo ballerino- che ci tiene occupati dalle 8,30 del mattino sino alla mezzanotte.
S’inizia con la visita alle spettacolari Grotte di Frasassi, dove, oltre al classico giro per turisti c’è la possibilità di effettuare una visita speleologica (per principianti s’intende), opzione quest’ultima per la quale optiamo.
Da qualche anno infatti, previa opportuna prenotazione con diversi giorni d’anticipo (almeno una quindicina) è possibile scegliere tra due diversi percorsi speleologici: il Blu, più semplice e dalla durata di un paio d’ore, ed il Rosso, più complesso, che richiede quattro ore.
Dotati di tuta, casco, stivali ed imbragatura ci inoltriamo quindi, accompagnati ed istruiti sul da farsi da guide speleologiche, nel cuore della montagna.
Se dal punto di vista scenografico queste visite sono meno impattanti rispetto al percorso classico, certamente sono più emozionanti.
Questi percorsi sono adatti a tutti –purché non si soffra di claustrofobia- e possono essere effettuati anche dai ragazzi purché abbiano almeno dodici anni d’età.

San Vittore alle Chiuse
Durante il percorso verso le Grotte abbiamo l’opportunità di visionare -purtroppo solo esternamente- l’Abbazia di San Vittore alle Chiuse, situata nel comune di Genga -comune dove di trovano anche le Grotte-.
Si tratta di uno splendido edificio romanico –una chiesa fortezza- edificato alla fine del X secolo e dichiarato monumento nazionale.
A proposito di “turismo esperienziale” cosa c’è di meglio per un escursionista se non passare una notte in una tenda appesa agli alberi in un bosco?

Tenda tra gli alberi
Questo è quanto propone “Tree tents trekking experience”; un esempio di questo l’abbiamo potuto vedere nei pressi dell’Abbazia di San Vittore alla Chiusa.
Dopo questa prima esperienza il nostro gruppo si sposta nella Gola di Frasassi, dove è in corso di svolgimento il Frasassi Climbing Festival, anche qui ci viene offerta la possibilità di sperimentare questa disciplina, sotto la guida di istruttori specializzati del CAI (Club Alpino Italiano) su una parete appositamente attrezzata.
Sono solamente due gli “arditi” del nostro gruppo che accettano la sfida, e noi non siamo tra quelli.
La successiva tappa ci porta nel paese di Serra San Quirico, la cittadina a forma di nave, famosa per le “copertelle”; si tratta di camminamenti coperti, costruiti in epoca longobarda, che circondavano (e circondano ancora) la città fortificata. Molte di esse, perfettamente conservate e restaurate sono percorribili e donano un fascino particolare alla cittadina.
Qui ha sede il Gruppo Togni, uno dei più importanti produttori italiani di bevande, siano esse vini spumanti, birre che acque minerali.
Dopo esserci rifocillati presso il Bar Pizzeria Le Logge -per la prima volta abbiamo assaggiato “pizza e fichi” piatto che pensavamo esistesse unicamente nella fantasia e che invece abbiamo trovato assai interessante e gradevole- abbiamo velocemente visitato la Chiesa di Santa Lucia, che tra le numerose opere d’arte conserva un pregevole organo del 1675, opera di Giuseppe Testa.

Pizza e fichi
Sempre nel complesso monumentale di Santa Lucia si trova il Museo Premio Ermanno Casoli, contenente le opere -di arte moderna- vincitrici, nel corso degli anni, del premio Casoli.
Nuovo spostamento, questa volta ad Arcevia, soffermandosi, durante il tragitto, presso la minuscola Chiesa Romanica di San Ansovino, solitaria ed immersa in un bosco.
Costruita tra il X e l’XI secolo, conserva al suo interno dei capitelli di pregevole fattura.
Giunti ad Arcevia, cittadina che nel suo vastissimo territorio (126 Kmq) conserva ben nove castelli medioevali disposti nelle varie frazioni del comune, ci attende –nel Chiostro di San Francesco– una nuova degustazione di prodotti tipici, accompagnati dai vini dell’azienda Broccanera tra i quali apprezziamo particolarmente il Verdicchio dei Castelli di Jesi Metodo Classico Extra Brut che s’affina in bottiglia per ben 45 mesi.
Ad Arcevia vivono attualmente 4.700 persone, 700 delle quali nel bellissimo centro storico, le restanti nelle numerose frazioni, sviluppata è l’agricoltura, soprattutto viticoltura (Verdicchio) ed olivicoltura, vi si coltiva pure una rara varietà di mail, l’”Ottofile”, diffuso anche l’allevamento dei bovini di Razza Marchigiana.
Una breve visita alla Collegiata di San Medardo (è in corso la Santa Messa) ci permette di osservare il magnifico altare in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia.
Si riparte, con destinazione Canterino, minuscolo borgo costruito dalla Montecatini nel 1919, per ospitare i minatori della miniera di zolfo di Cabernardi.
Il borgo ha avuto una vita assai breve, infatti negli anni ’50 la miniera che ha toccato il suo apice produttivo durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale –negli anni ’30 era considerata la più importante miniera di zolfo d’Europa-, è stata definitivamente chiusa ed il paese si è spopolato: dei circa 350 abitanti d’allora (erano 70 le famiglie che ci vivevano) ne sono rimasti unicamente otto.

Il pasto del minatore
Qui abbiamo la possibilità di visitare una delle case dei minatori dove veniamo dotati del “Pasto del minatore”, un fagotto contenente pane e frittata, una mela e di una bottiglietta di acetello (un mix di acqua ed aceto che serviva -secondo la credenza d’allora- di mitigare gli effetti negativi della vita in miniera.
Ci spostiamo infatti alla miniera di Cabernardi, per la visita in notturna a ciò che resta della miniera e per la cena.

Cena in miniera
Quest’ultima viene servita in quella che fu una cisterna per il combustibile necessario al funzionamento degli argani della miniera, durante cena viene proiettato un filmato riguardante la vita ed il lavoro in quell’ambiente infernale che è una miniera di zolfo e Ardenio Ottaviani -figlio di uno dei minatori che nel 1952 occuparono la miniera rimanendo 39 giorni sottoterra, al 13° livello della miniera, contro la decisione da parte della Montecatini di chiuderla- narra alcuni episodi di quel periodo.
Ci viene inoltre donato il libro appena editato, scritto dallo stesso Ottaviani in occasione del centenario della edificazione di Canterino.
La successiva visita ai resti di questa miniera ci dona un senso d’incredulità pensando a come si potesse vivere in un simile ambiente, dove ogni segno di vita, per un ampio raggio dei dintorni era completamente annullato.
Con questa amara sensazione si spostiamo alla fine in albergo, dopo una giornata densa di emozioni.
Chi volesse rivivere simili emozioni -ed altre ancora- lo può fare prenotandole sul sito di turismo esperienziale: http://www.alestetour.it/appennino-incoming/#regdl=categories
Lorenzo Colombo