Animante: l’anima di Barone Pizzini
Barone Pizzini è stata tra le prime aziende a produrre Franciacorta, la sua prima bottiglia riporta infatti in etichetta l’annata 1971, ma un ramo della famiglia Baroni Pizzini von Thurberg s’era stabilita nel territorio bresciano già a fine ‘700 e nel 1870 i fratelli Enrico e Bernardino avevano fondato l’Amministrazione Agricola Pizzini.
Nel 1990 la Barone Pizzini è tra i soci fondatori del Consorzio Vini Franciacorta e tre anni dopo l’azienda viene acquisita da alcuni imprenditori, tra i quali Silvano Brescianini che attualmente ne è il direttore oltre che vicepresidente, inoltre è anche il presidente del Consorzio di tutela vini Franciacorta.
La prima vendemmia condotta dalla nuova proprietà è quindi la 1994, nel 1996 Brescianini, che proviene dal mondo della ristorazione, inizia ad occuparsi della parte viticola e sin da subito nota il quantitativo di sostanze chimiche utilizzate in vigna, dal 1998 inizia quindi a lavorare in regime biologico e nel 2002 esce la prima bottiglia di Franciacorta biologico.
Parlare ora di viticoltura biologica in Franciacorta non meraviglia più nessuno, infatti circa i 2/3 del vigneto franciacortino è condotto in regime biologico, cosa ben diversa era però vent’anni fa, quando praticamente nessuno utilizzava questa metodologia.
Cosa importante è che a Barone Pizzini il biologico non viene percepito come fine, ma come mezzo per portare alla qualità.
L’azienda tiene molto all’ecologia e questo si nota non solo in vigna dove sussiste una notevole biodiversità e un equilibrio naturale dato anche dalla coesistenza “civile” con gli insetti, (Brescianini la definisce “biodiversità funzionale”), ma si traduce anche nell’utilizzo di materiali poco impattanti in tutte le fasi della lavorazione compreso il confezionamento e l’habillage delle bottiglie, capsule più leggere, etichette con l’utilizzo di inchiostri poco inquinanti.
Per la chiusura delle bottiglie si utilizzano tappi DIAM MD sul fondo dei quali vi è stampata la scritta “Pionieri del biologico in Franciacorta” ad indicare la primogenitura della Barone Pizzini nella gestione biologica dei vigneti franciacortini.
L’azienda gestisce 54 ettari di vigneti in proprietà più una dozzina gestiti da conferitori storici e per la preparazione della cuvée dei suoi Franciacorta può contare su una settantina di diverse partite di vini base.
Dal 2011 vi collabora come consulente il Professor Leonardo Valenti.
Nel 2002 la Barone Pizzini amplia i suoi orizzonti avviando attività vitivinicole in Maremma, con Poderi di Ghiaccioforte e nelle Marche, con Pievalta.
Nel 2007 viene inaugurata la nuova cantina e nel 2011 la Barone Pizzini è la prima azienda certificata Ita.Ca (Italian Wine Carbon Calculator), progetto per la riduzione dei gas serra in viticoltura.
Da poco tempo inoltre è entrata a far parte del gruppo anche la Cascina Colombaroli, situata a Capriano del Colle.
Il progetto Animante
Il nome sta a significare che questo vino è l’anima sia del vigneto che dell’azienda, viene prodotto, seppur in quantità assai più limitata anche nella versione L.A. (Long Aging) ovvero con prolungato periodo d’affinamento sui lieviti.
Entrambi i vini non sono millesimati, c’è un filo conduttore che li accomuna ed è dato dalla sapidità che in alcuni casi sfocia quasi in salinità.
– Animante Extra Brut
Si tratta del più importante (in termini numerici) vino aziendale, il più venduto ed il più esportato, se ne producono infatti circa 90.000 bottiglie su un totale di circa 300.000, di queste circa il 16% viene esportato ed il mercato più importante sono gli USA.
84% Chardonnay, 12% Pinot nero e 4% Pinot bianco, la composizione di questo vino, che rispecchia quasi alla perfezione le percentuali dei vitigni presenti sia in azienda come nell’intera Franciacorta.
Le uve provengono da 25 diversi appezzamenti, situati nei comuni di Provaglio d’iseo, Adro, Passirano e Corte Franca, allevati a Guyot hanno una densità d’impianto che varia dai 5.000 ai 6.250 ceppi per ettaro, i suoli sono di natura morenica, tipici della zona.
Per la preparazione dei vini base la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio dove il vino sosta per sei mesi a maturare, la cuvée prevede l’utilizzo di circa il 20-25% di vino di riserva, dopo l’imbottigliamento il vino rimane sui lieviti dai 20 ai 30 mesi, dipendentemente dal momento della sboccatura.
Il vino che abbiamo degustato è stato “tirato” (ovvero messo in bottiglia) nell’aprile del 2018 e sboccato nel marzo del 2020 e quindi la maggior parte del vino base è dell’annata 2017.
Nota: le sboccature sono 8, effettuate dal mese di ottobre a quello di settembre dell’anno successivo.
Color paglierino luminoso, molto bella l’effervescenza.
Bel naso, fresco e fruttato, frutta bianca, accenni di lieviti e leggeri sentori di nocciole tostate.
Sapido, quasi salato, verticale, frutta a polpa bianca leggermente acerba, mela soprattutto, agrumi (lime e limone- ci ha ricordato i limoni della costiera Amalfitana, quelli dalla buccia molto spessa), lunga la sua persistenza.
Animante L.A. Dosaggio Zero
Meno Chardonnay (78%), ed un poco più di Pinot nero (18%) per questo vino, mentre la percentuale di Pinot bianco rimane la stessa (4%), (come per l’Animante le percentuali dei vitigni utilizzati variano leggermente dipendentemente dall’annata).
Le uve provengono dagli stessi vigneti del precedente vino, rimane uguale anche la preparazione dei vini base, mentre la sosta sui lieviti del vino imbottigliato si protrae per settanta mesi.
Oltre a non essere dosato questo vino non prevede l’aggiunta di SO₂ dopo la sboccatura.
Ultima nota, a partire dalla prossima vendemmia nella cuvée è prevista l’aggiunta di una piccola percentuale di Erbamat, vitigno sul quale la barone Pizzini sta sperimentando molto, tanto che ha già prodotto, a livello sperimentale, alcune bottiglie di Tesi, un VSQ, ovvero Vino Spumante (non potendosi chiamare Franciacorta poiché le percentuali del vitigno superano di molto “60% nel Tesi 1 e 40% nel Tesi 2” la quota massima del 10% prevista dal disciplinare di produzione per questo vitigno).
Di questo vitigno, introdotto recentemente nel disciplinare di produzione del Franciacorta, in realtà ce ne sono al momento pochi ettari, circa una dozzina, una goccia nel mare del territorio franciacortino che dispone di oltre 2.900 ettari atti alla produzione di Franciacorta.
Di questo vino abbiamo assaggiato due diverse annate, la prima tirata nell’aprile del 2014 e degorgiata nel marzo 2020 (quindi annata 2013) e la seconda con tirage a marzo 2012 e dogorgement a luglio 2018, di conseguenza con uve dell’annata 2011.
Della prima ne sono state prodotte poco meno di 7.000 bottiglie, della seconda un numero maggiore, ovvero prodotte poco più di 11.200 bottiglie.
All’assaggio abbiamo trovato una netta differenza tra i due vini, un poco più maturo ed evoluto quello più giovane, molto più complesso ed in forma quello tirato nel 2012.
– Animante L.A. Tirage 2014
Color paglierino luminoso di buona intensità, molto bella l’effervescenza.
Intenso ed ampio al naso, , presenta sentori di frutta gialla matura, mela ed agrumi maturi, fiori secchi, fieno e sentori di frutta secca.
Evoluto alla bocca, decisamente sapido, ritroviamo i sentori di mela e di pera mature uniti ad accenni tostati e di frutta secca, lunga la sua persistenza.
– Animante L.A. Tirage 2012
Il colore è paglierino luminoso, leggermente più intenso del precedente vino, anche in questo caso molto bella l’effervescenza nel bicchiere.
Elegante al naso, ampio e complesso, vi si colgono sentori di frutta secca e fiori secchi, lieviti, impasto per il pane, note tostate, fichi essiccati al sole.
Sapido, complesso, ancora fresco, con un bel frutto ancora ben presente, sentori di nocciole tostate, lunga la sua persistenza.
Un vino dalla notevole qualità.
Lorenzo Colombo
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