Barbaterre e il Pinot nero nelle Terre Matildiche
Quatto Castella è il paese dove si trova l’azienda Barbaterre, situato al confine Sud-Ovest della città di Reggio Emilia, può vantare sul suo territorio due denominazioni, Colli di Scandiano e Canossa e Reggiano.
Siamo quindi in una terra di Lambrusco e di Spegola, ma anche di numerosi altri vitigni, sia autoctoni che internazionali e, tra le sue 60.000 bottiglie prodotte annualmente, tra frizzanti, spumanti e rossi fermi troviamo infatti vini prodotti con Lambrusco, Marzemino, Malbo gentile, Cabernet sauvignon e Sauvignon blanc.
Ma i vini che noi andremo ad assaggiare sono prodotti con un altro vitigno, uno tra i più intriganti e difficili vitigni a bacca rossa esistenti al mondo, un vitigno col quale ogni produttore sogna di potersi confrontare, ovvero Sua Maestà il Pinot noir, uva alla quale sono dedicati quasi cinque ettari sui dieci complessivi dell’azienda.
Sui nove vini prodotti in azienda tre sono infatti frutto di questo vitigno, per la precisione due Spumanti Metodo Classico ed un rosso fermo.
Andiamoli quindi a scoprire, ed ovviamente ad assaggiare, ma prima ecco qualche informazione sull’azienda.
Fondata nel 2002 Barbaterre è stata rilevata nel 2017 da Maria Grazia Lugo e Franco Garzotti, si trova sulle colline dell’appennino reggiano, in Località Bergonzano del comune di Quattro Castelle, prospiciente l’area naturale del castello di Bianello, uno dei Luoghi del cuore del FAI.
L’oasi di Bianello si sviluppa su 125 ettari ed è gestita dalla LIPU ed ospita, oltre a numerose varietà d’uccelli, anche diversi mammiferi, tra i quali volpi, caprioli e cinghiali che si cibano volentieri delle uve prodotte nei vigneti di Barbaterre.
L’azienda dispone di circa dieci ettari a vigneto ed adotta una viticoltura rispettante i dettami del biologico, pratica adottata anche in cantina, quest’ultima è stata concepita per ridurre al minimo l’impatto ambientale, essendo dotata di un impianto fotovoltaico e di una caldaia a biomassa.
I vini
Iniziamo dal Blanc de Noirs, un Brut Nature Millesimato dell’annata 2016 che sosta sui lieviti per almeno 36 mesi.
Le uve provengono da diversi appezzamenti situati tra i 350 ed i 400 metri d’altitudine, esposti a Sud su suoli argilloso-calcarei con venature di gesso.
Il colore è giallo paglierino intenso e luminoso, bellissima l’effervescenza, con bollicine sottili, numerose e persistenti.
Intenso al naso dove si percepiscono sentori di frutta a polpa bianca, pesca e pera, frutta secca, nocciole tostate, erba secca, note d’agrumi ed accenni floreali e di pane.
Fresco ed intenso al palato, dotato di buona struttura, con spiccata vena acida, agrumato, citrino, con sentori di cedro, nettamente sapido, con leggeri accenni tostati, vi ritroviamo la frutta a polpa bianca, lunga la sua persistenza.
A seguire la versione Brut Rosé che s’affina in bottiglia per almeno 36 mesi, la provenienza delle uve è la medesima del procedente vino.
Anche in questo caso si tratta di un vino non dosato (ovvero Brut Nature) Millesimato, l’annata è la 2011.
Il colore è un mix tra il rame intenso ed il rosa antico, l’effervescenza è molto bella e presenta numerose bollicine, sottili e persistenti.
Di media intensità olfattiva, con sentori di piccoli frutti rossi, ciliegia matura, buccia di mela, agrumi macerati ed accenni di pasticceria (pasta di mandorle).
Strutturato, sapido, con accenni tostati e sentori di caramella al rabarbaro, radici e mela matura, buona la sua vena acido-agrumata e lunga la persistenza.
Arriviamo infine al vino fermo, ovvero l’Emilia Igt “Pèder” dell’annata 2018 , identica anche per questo vino la provenienza delle uve.
Il colore è rubino-granato trasparente, di media intensità.
Intenso e fruttato al naso, dove emergono sentori di ciliegia selvatica e frutti di bosco uniti ad accenni speziati e vanigliati e note floreali di viola e rosa, il vino è pulito e fresco e dotato di buona eleganza.
Fresco, sapido e succoso al palato, con bella trama tannica e buona vena acida, vi ritroviamo la ciliegia asprigna e le legger note di spezie leggermente piccanti, lunghissima la sua persistenza.
Lorenzo Colombo