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Bolgheri Superiore 2018, Caccia al Piano

La tenuta Caccia al Piano 1868, antico feudo dei Della Gherardesca, è stata acquistata nel 2003 dalla famiglia Ziliani, proprietaria dell’azienda Guido Berlucchi, che, dopo anni di successi, dapprima con i loro Spumanti Metodo Classico, ed in seguito con i Franciacorta, voleva cimentarsi nella produzione di grandi vini rossi.

L’azienda dispone di 23 ettari di vigneti con un’età variabile dai 13 ai 23 anni, suddivisi in quattro diversi appezzamenti: San Biagio, Le Grottine, Cantina e Le Bozze dove si coltivano Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Petit Verdot e Cabernet Franc per quanto riguarda i vitigni a bacca nera, mentre per le uve bianche troviamo Vermentino e Sauvignon blanc.

Le uve per la produzione del nuovo vino aziendale, il Bolgheri Superiore Caccia al Piano provengono dal Vigneto San Biagio che è il più esteso dei quattro vigneti ed è anche quello che ha fatto decidere la famiglia Ziliani all’acquisto della tenuta dopo averlo visto.
Situato a Castiglioncello, a 180 metri d’altitudine, s’estende su 12 ettari ed è suddiviso in sette parcelle caratterizzate da suoli assai eterogenei ma comunque di natura argillosa e calcarea.
I sistemi d’allevamento utilizzati dipendono dalle caratteristiche dei suoli e dal vitigno impiantato, si usano pertanto sia il Guyot come pure il Cordone speronato e l’alberello con una densità d’impianto media di 9.500 ceppi/ettaro.

La produzione annuale s’aggira sulle 140.000 bottiglie suddivisa tra cinque diverse etichette, tre appartenenti alla Doc Bolgheri: Rosso, Rosso Superiore e Bianco (quest’ultimo sarà disponibile dal prossimo mese d’aprile) e due alla Igt Toscana.

Il vino

Prima annata di produzione la 2018 per questo vino che va a sostituire il precedente Bolgheri Superiore Levia Gravia,  prodotto sino all’annata 2016.
Il cambio stilistico riguarda sia il prodotto come pure la sua veste estetica, con l’utilizzo di un’etichetta elegante che comunque rimanda nella sua grafica alla precedente immagine di Diana cacciatrice.
La sostituzione del Merlot con il Cabernet franc ne fa vino molto più giocato su eleganza e finezza che si distingue nettamente dal suo predecessore (il Levia Gravia), molto più improntato all’opulenza.

Frutto di 70% Cabernet sauvignon e 30% Cabernet franc, con  uve provenienti esclusivamente dal Vigneto San Biagio, la vinificazione avviene separatamente -il Cabernet franc infatti matura circa una settimana prima rispetto al Cabernet sauvignon- dopo la selezione manuale sul tavolo di cernita e la diraspatura utilizzando una diraspatrice a cassone vibrante, in modo da non rompere gli acini, la fermentazione viene svolta sia in vasche d’acciaio per il Cabernet sauvignon ed in tini troncoconici di rovere per il Cabernet franc.
La maturazione dei vini si svolge in barriques francesi -metà delle quali nuove- dove i vini sostano per un anno, dopo l’assemblaggio il vino trascorre un’ulteriore anno sia in botti di grandi dimensioni sia in barriques, a cui seguono altri sei mesi d’affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.
Per questa prima annata le bottiglie prodotte sono state 12.500, oltre a 360 Magnum e 40 bottiglie da  tre litri.

Molto bello il colore, rubino-granato profondo e luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, nitido il frutto rosso, note balsamiche e vanigliate, accenni vegetali di peperone, liquirizia, molto elegante.
Dotato di buona struttura ma non pesante, fresco e succoso, importante ma ben integrata la nota alcolica, leggeri e piacevoli accenni vegetali, note di liquirizia, delicati accenni speziati-vanigliati, sbuffi di cacao e cuoio, tannino in perfetto equilibrio, lunga la persistenza su leggere note pepate.
Concludendo, alla sua prima uscita sul mercato siamo già di fronte ad un vino giocato su freschezza ed eleganza, caratterizzato da buona complessità ma al contempo di piacevole e facile beva.
Lorenzo Colombo

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