Garantito IGP: Anteprima Bolgheri Superiore 2020
La prima caratteristica è avere caratteristiche diverse.

La torre del castello di Donoratico
Del Castello di Donoratico, costruito dai Della Gherardesca nel XII° secolo, oramai è rimasto poco. Una torre, diruta ma che comunque svetta per una ventina di metri ed essendo posta sulla cima di una collina nell’immediato retroterra bolgherese, si vede da lontano.
Da vicino, all’ombra di questo inquietante e austero rudere, guardando verso il mare è facile immaginarsi di vedetta, magari mentre navi nemiche si stanno avvicinando alla costa e tu gridi per avvisare del pericolo.
Ma noi non siamo venuti fino alla Torre di Donoratico per avvistare navi nemiche ma vini amici, in particolare i Bolgheri Superiore 2020 in anteprima nazionale a Bolgheri Divino, grazie ad una degustazione perfettamente organizzata dal Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia.
Cinquantadue vini che usciranno in commercio nel 2023, di cui una ventina ancora campioni da botte o appena assemblati, sono stati assaggiati in circa tre ore da giornalisti e/o blogger italiani e esteri, che a questo punto (magari più gli italiani degli esteri) avranno già scritto le loro impressioni.
Prima di dirvi le mie devo confessare una certa titubanza verso verdetti precisi e quasi definitivi su annate in divenire, ma soprattutto su vini che dovranno entrare in commercio, come minimo, tra un anno.
La lana (e quindi il vino) c’è, però si parla comunque di pecore o capre, che vanno tosate e il ricavato pulito, lavato, lavorato, filato e poi trasformato in maglioni: per questo non è detto che un esperto di maglioni riconosca al volo la pecora (o la capra) che darà la lana migliore.
Fuor di metafora: se dovessi dare una valutazione sull’annata 2020 del Bolgheri Superiore sinceramente… non la darei, o almeno la darei (e la darò) suddivisa per le tipologie di Superiore che ho incontrato assaggiando i vini.
La prima suddivisione di tipologie la fa il disciplinare: infatti i Bolgheri Superiore (e i Bolgheri Rosso) nascono da cabernet sauvignon, merlot e cabernet franc, in purezza o in percentuali/mix a piacere. Entra nel mazzo anche la possibilità di usare syrah e sangiovese fino al 50% e petit verdot fino al 30%. Anche se da qualche anno si producono Bolgheri Superiore da vitigni in purezza la stragrande maggioranza è frutto di “uvaggi bordolesi”, di blend delle varie uve con percentuali diverse : Insomma, le pecore del nostro gregge sono quasi tutte frutto di incroci “tra razze” e questo rende l’assaggio ancor più complesso.
Ma veniamo alle tipologie, in particolare a quella dei campioni da botte o da vasca: una buona parte mostravano dei nasi molto maturi, sicuramente dovuti all’imbottigliamento “artigianale”, altri note giovanili e classiche delle uve bordolesi, altri erano semplicemente coperti completamente da legni quasi sempre non bellissimi. Quasi tutti avevano, logicamente, tannicità molto importanti e spesso mancavano di freschezza.



Degustatori all’opera
La freschezza, questa sconosciuta, potrebbe essere il nome di un altro gruppo, in questo caso però di vini imbottigliati in affinamento. Certo i Bolgheri Superiore non devono basarsi su un’acidità importante ma l’impressione è che la 2020, con un estate molto calda e secca, darà a tanti vini corpo e tannini ma un contraltare non molto importante di freschezza. Già che ci siamo metto sul piatto il dato che una fetta di vini mostra un’alcolicità un po’ fuori dalle righe.
Inoltriamoci tra le varie trame tanniche e troviamo quel gruppo di vini già in bottiglia che definirei “scivolatori” cioè vini che già adesso “scivolano”, che non mostrano tannini fermi, se non quelli del legno e che danno la sensazione di essere un po’”vuoti” a metà palato. Questi difficilmente potranno migliorare nel tempo e probabilmente faranno parte della sezione più “beverina” dei Superiori.
Arriviamo così ai cashmere, a quei Superiore importanti al palato e dotati di nasi ancora giovanissimi dove si percepiscono legni di alto profilo e complessità futura e soprattutto in bocca hanno quel “dolce peso” di tannini importanti e setosi. Questi non sono molti, diciamo un 10-15% del totale e, almeno per quanto mi riguarda, all’interno del gruppo mancano alcuni di quei nomi che dovrebbero esserci.
Una piccola annotazione per un piccolo gruppo di vini (non più di 3-4), chiamiamolo gruppetto nouvelle vague, che mi hanno sorpreso per freschezza affiancata a buona, giovane e vibrante tannicità e a un naturale equilibrio. Questo vuol dire che a Bolgheri, in annate con estati calde e siccitose si possono fare vini sin da subito non solo vini freschi ma anche armonici e eleganti.
Questa è la conformazione del gregge, secondo me. Se qualcuno volesse invece nomi e cognomi… dovrà aspettare.
Carlo Macchi