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Botticino Doc “Gobbio” 2010 – Noventa

Il vino del marmo

Botticino è un comune che conta circa 11.000 abitanti situato ad un tiro di schioppo ad est di Brescia.
E’ stato costituito durante il Ventennio dall’unione dei comuni di Botticino sera e Botticino mattina, divenutene ora frazioni assieme a San Gallo.
Il suo nome è famoso nel mondo per il celebre marmo bianco al quale ha dato il nome, utilizzato dai Romani per la costruzione del foro di Brixia (Brescia) e in numerose ed importanti costruzioni e monumenti in tutto il mondo, tra i più famosi ci sono la Casa Bianca a Washington, il basamento della Statua della Libertà a New York, il Palazzo delle Nazioni a Ginevra, l’Altare della Patria a Roma e numerosi altri.

Botticino però è anche la denominazione di un vino, una piccola denominazione dove un pugno di aziende producono circa 1.300 ettolitri di vino all’anno (dati Federdoc 2018).
I vigneti sono situati nella Valverde, un anfiteatro naturale dove i suoli, di natura calcarea, sono in genere ricchi di ferro.

Il vino che vi si produce e che prende il nome del comune, ha ottenuto la denominazione (DOC) sin dal 1968 ed i suo disciplinare prevede unicamente la tipologia Rosso, anche con la menzione Riserva, è frutto di un blend di quattro vitigni in percentuali variabili: Barbera, Sangiovese, Marzemino e Schiava ai quali può essere eventualmente aggiunto un massimo del 10% di altri vitigni a bacca rossa.

L’azienda

Abbiamo conosciuto Alessandra una decina d’anni fa, durante una visita in azienda, quando collaboravamo ad una guida sui vini, allora gestiva l’azienda assieme al padre Pierangelo, ci aveva subito colpito il suo entusiasmo, Alessandra ci aveva portato a visitare i loro vigneti dai quali allora si ricavavano quattro diversi vini, tutti sotto la denominazione Botticino, li avevamo poi assaggiati tutti, oltre al Gobbio, frutto dell’odierna degustazione avevamo assaggiato il Pià della Tesa (il precedente nome dell’azienda era Antica Tesa), il Colle degli Ulivi ed il Cà del Roccolo, tutti cru praticamente, provenienti infatti da singoli vigneti allevati in parte a Pergola ed in parte a Guyot, situati su suoli di diversa natura, si passa infatti dalle terre bianche calcareo-sabbiose, alle terre rosse argillose-ferrose.
Il Cà del Roccolo, che era il più semplice ed immediato dei vini, non ci risulta più prodotto, il suo posto è stato preso da un interessante rosato dal nome L’Aura prodotto con Schiava Gentile.

Il vino

Il Gobbio è il più importante vino aziendale, come recita la controetichetta il suo nome deriva dalla collina dove, a 450 metri d’altitudine, su suoli marnosi calcarei si trovano i vigneti esposti a Sud-Est, questi hanno un’età variabile dai 50 ai 100 anni e danno una resa di 40 q.li/ettaro.
Il vino è ottenuto principalmente da uve Barbera e Sangiovese, poco Marzemino e poca Schiava Gentile (recita sempre la controetichetta), nella fattispecie le percentuali sono: Barbera 40%, Sangiovese 30%, Marzemino 20% e Schiava Gentile 10%, anche se quante cambiano leggermente dipendentemente dall’annata.
L’affinamento del vino avviene in botti di rovere, dove sosta per almeno 18 mesi.

Profondo e compatto il color prugna, con unghia granata.
Intenso al naso, con nota alcolica percepibile, fresco ed ampio, si colgono sentori di prugne secche, marasche mature, more uniti a note balsamiche e di legno dolce, ricordi di cioccolato e di spezie, vaniglia in primis.
Strutturato, di grande impatto al palato dove ancora cogliamo la nota alcolica, la trama tannica è integra ed importante, la prima percezione è di liquirizia forte, quindi ciliegia sotto spirito e nuovamente la speziatura data dalla vaniglia, lunghissima la sua persistenza che chiude amaricante su sentori di radici.
Lorenzo Colombo