Champagne a Milano
Dalle cantine della CHAMPAGNE sono uscite 338 milioni di bottiglie nel solo 2007, di queste 150,9 milioni sono state spedite in 190 paesi. Le esportazioni oggi rappresentano il 45% e hanno triplicato il loro volume rispetto agli anni ’80, quando l’export non rappresentava che un terzo delle spedizioni totali.
L’Italia, con 10,3 milioni di bottiglie di Champagne importate nel 2007, è ormai il quarto mercato al mondo a volume e il terzo a valore. Nel primo semestre del 2008, malgrado la crisi, l’Italia conferma la sua crescita con un incremento dell’1,16% a volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I dati sono stati diffusi dal Centro informazioni Champagne per l’Italia in occasione della Giornata Champagne che si è svolta lunedì 6 ottobre a Milano, la più grande degustazione di Champagne del mondo, dopo quella organizzata a Londra, che conferma ancora una volta la passione degli italiani per i vini di Champagne.
L’edizione di quest’anno ha presentato al pubblico dei professionisti 59 marchi distribuiti sul mercato italiano con oltre 160 cuvée in degustazione. “La domanda mondiale di Champagne continua a crescere.
Oggi la produzione di Champagne non rappresenta che il 12% del mercato dei vini effervescenti, rispetto al 50% di cinquantanni fa” ha dichiarato Daniel Lorson, direttore della comunicazione del Civc (Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne) che riunisce tutte le Maison e tutti i viticoltori della Champagne.
Lorson, presente a Milano, ha fatto il punto sul progetto di revisione dell’area a denominazione. “Per porre rimedio alle lacune della delimitazione della Champagne che è stata definita all’inizio del XX secolo, nel 2003 è stata avviata una procedura di revisione dell’area a denominazione” ha commentato Lorson. La revisione di tutte le denominazioni francesi spetta all’Inao (Institut national de l’origine et de la qualité).
Nel 2006 una commissione di cinque esperti è stata nominata per definire i criteri di revisione e formulare delle proposte che sono state presentate nel marzo di quest’anno. La nuova area di elaborazione, cioè la zona nella quale si possono elaborare ed etichettare le bottiglie di Champagne, secondo il progetto della commissione, potrebbe passare da 635 a 673 comuni. La zona di produzione dell’uva, nella quale è possibile coltivare la vite destinata all’elaborazione dello Champagne, potrebbe passare da 319 a 357 comuni. “A partire da criteri qualitativi e oggettivi molto stringenti la commissione ha proposto anche l’esclusione di alcuni comuni che beneficiavano della denominazione” ha sottolineato Lorson.
Entro la fine del 2008 e l’inizio del prossimo anno, dopo avere esaminato i reclami, la commissione presenterà il suo progetto definitivo all’INAO e sarà presentata al Consiglio di Stato una bozza di decreto che ufficializzerà la nuova definizione dell’area geografica. “Solo quando questa tappa sarà conclusa potrà avere inizio l’ultima fase della delimitazione con la revisione delle quasi trecentomila parcelle presenti nei 357 comuni nella zona di produzione delle uve, ossia la delimitazione delle particelle che potranno effettivamente produrre uve a denominazione Champagne” prosegue Lorson. “Se questa tappa sarà completata entro il 2015 i primi vini risultanti dalla revisione potranno essere commercializzati nel 2021”.
Ed ecco l’elenco completo dei quaranta nuovi comuni che sono stati proposti per entrare a far parte della zona di coltivazione delle uve: Arrelles, Laines-aux-bois, Balnot-la-Grange, La Ville-sous-Orbais, Baslieux-les-Fismes, Le Thoult-Trosnay, Blacy, Loivre, Boissy-le-Repos Macey, Bossancourt Marchais-en-Brie, Bouilly Messon, Bouvancourt Montmirail
Breuil-sur-Vesle, Mont-sur-Courville, Bussy-le-Repos, Péas, Champcourt, Prugny, Champfleury, Romain, Courcy, Saint-Germain L’Epine, Courdemanges, Saint-Loup, Courlandon, Soulanges, Etourvy, Souligny, Fismes, Torvilliers, Fontvannes, Ventelay, Harricourt, Villery, Huiron, Javernant.
Ed infine i due comuni dei quali è stata richiesta l’esclusione, ovvero Germane e Orbais l’Abbaye
Dopo la conferenza stampa, ci siamo ovviamente dedicati all’assaggio di qualche Champagne; prima però alcune note sull’organizzazione, alcune positive, come la scelta della location, il Palazzo del Ghiaccio in Via Piranesi, ampio e spazioso, dava l’impressione di una calca non eccessiva, nonostante la grandissima affluenza di pubblico, molto meglio, per manifestazioni così affollate, rispetto ai soliti grandi alberghi.
Di negativo segnaliamo in primis la scelta dei bicchieri, piccole flute che ricordavano quelle utilizzate per servire il prosecchino nei bar di periferia, certamente questo non valorizzava al massimo i vini in degustazione; altra nota dolente la mancanza di sputacchiere, in verità ce n’erano un paio dislocate nella sala, ma dopo meno di mezz’ora erano sature e lo svuotamento non era certo sollecito; questo ha limitato parecchio la possibilità di degustare, essendo praticamente costretti a bere il prodotto anziché assaggiarlo, si era inoltre continuamente obbligati a un pellegrinaggio tra i vari banchi d’assaggio e questi contenitori, con impossibilità pratica di scambio di opinioni coi vari produttori e distributori. Tra i prodotti da noi degustati – una trentina – vi segnaliamo:
Bonnaire: Millesime Grand Cru 2002: dal naso non molto intenso ma pulito, elegante, fruttato; notevole l’effervescenza alla bocca, buona la struttura, con una leggera e piacevole nota ossidativa, di lunga persistenza. Brut Blanc de Blancs Grand Cru: dal bel naso, pulito e fruttato; di ottima struttura alla bocca, con note di nocciole tostate, sapido, di buona complessità ma al contempo facile da bersi, lunga la persistenza. Rosé: decisamente più semplice dei precedenti, ma con un bel frutto pulito, sia al naso che alla bocca, fresco e di semplice beva.
Ayala: Brut Vintage 1999: di buona complessità olfattiva, con accenni ossidativi; morbido in bocca, di buona struttura e discreta complessità, comunque facile da bersi, lunga la persistenza. Brut Rosé Majeur: molto più semplice del precedente; con un buon frutto ed una notevole nota acida.
Bruno Paillard: Millesimé 1996: ossidativo al naso, complesso, con sentori di porcini secchi; sapido e lungo in bocca, di notevole complessità. Un vino grande ma difficile, non adatto a tutti i palati. Molto buoni, ma non all’altezza del precedente i due vini seguenti: Rosé Brut Premìere Cuvée: non molto intenso al naso, con un buon frutto; notevole l’effervescenza alla bocca, buona la struttura come pure l’acidità, morbido. Brut Premìere Cuvée: naso di discreta complessità, con un buon frutto ed una buona eleganza; buona l’effervescenza, come pure il frutto alla bocca, finale leggermente vegetale.
Brugnon: Millesimé Premier Cru 2002: complesso al naso, con note ossidative che si riscontrano anche alla bocca, lungo e molto complesso. Decisamente più semplice, anche se buono il Rosé Premier Cru: dal naso un poco caramelloso; sapido in bocca, con un buon frutto ed una buona nota acida.
Decisamente particolari e fuori dal comune i vini presentati da Francois Bedel, produttore che lavora con metodi biodimamici: Rober Winer 1996: marcati sentori di lievito al naso, ricordi di radici di liquirizia; vegetale alla bocca e con una buona nota acida, molto lungo.
Comme Autrefois: bel naso, con sentori di bastoncino di liquirizia; piacevoli note ossidative al palato, buona la complessità. De Castelnau: Blanc de Blancs 1998: naso di buona complessità; in bocca note tostate e leggermente ossidative.
Drappier: Grande Sendree 2002: bel naso, complesso; effervescenza un poco aggressiva alla bocca, discreta struttura, buona complessità e leggera nota ossidativa.
Nicolas Feuillatte: Brut Riserve Particuliére: naso pulito; discreta complessità alla bocca, acidità sostenuta.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org
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