I vini alpini di Erste+Neue
C’erano una volta due cantine, la prima, fondata nel 1900 si chiamava Erste Kellerei, il nome della seconda, nata 25 anni dopo era Neue Kellerei.
Nel 1986 queste due realtà decidono di fondersi, nasce così, dall’insieme dei loro nomi la Erste+Neue.
Trent’anni dopo, siamo quindi nel 2016, avviene la fusione con un’altra storica cantina del territorio, la Cantina Kaltern nella cui sede è stata concentrata tutta l’attività produttiva, mentre, sia i soci conferitori come pure i vini rimangono separati tra le due realtà.
La Erste+Neue dispone di circa 60 ettari a vigneto per una produzione annuale di circa 400.000 bottiglie.
La gamma dei vini è composta da 20 etichette, suddivise su tre linee produttive: Basic, Classic e Puntay, in quest’ultima linea, composta da sette vini, si collocano i prodotti più prestigiosi, tre bianchi, tre rossi ed un Passito bianco, tutti frutto di monovitigno, Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon per i vini bianchi, Pinot nero, Lagrein e Schiava per quelli rossi, unica eccezione è il Passito, composto da un blend di Moscato giallo, Sauvignon e Gewürztraminer.
Le uve per la linea Puntay, che rappresenta il vertice aziendale, vengono selezionate dai migliori appezzamenti dei soci, si tratta di circa 20 ettari vitati distribuiti in varie zone viticole della regione e appartenenti ad una quarantina di soci.
La Erste+Neue tiene molto al concetto di sostenibilità e, nel 2018 ha ottenuto la certificazione FAIR’N GREEN, marchio nato in Germania nel 2013 e che ha lo scopo di rendere misurabili e verificabili gli obiettivi che definiscono un’azienda davvero sostenibile attraverso un protocollo rigido che comprende ben 150 diversi parametri ai quali le aziende si debbono attenere.
Nei giorni scorsi, in occasione del restyling delle etichette, del logo e del corporate design, abbiamo potuto assaggiare alcuni dei prodotti di punta dell’azienda in collegamento video con Andrea Moser, enologo della cantina e con Massimo Zanichelli.
Ecco quindi le nostre impressioni:
La prima cosa che appare evidente è il cambio di marcia nella vinificazione, diversa per tutti questi vini rispetto alle pratiche effettuate negli anni precedenti pur mantenendo la filosofia della cantina che rimane quella di esprimere vini di “montagna”, concetto ben espresso anche dal nuovo logo.
Per quanto riguarda le etichette saltano subito all’occhio i colori utilizzati, verde acido per i vini bianchi, ad indicarne la freschezza e blu per quello rossi, di tratta però di un blu particolare, lo stesso dei grembiuli tradizionali utilizzati dai contadine dell’Alto Adige a simboleggiare un legame profondo con la terra d’origine.
I vini
– Alto Adige Doc Chardonnay Puntay 2019
I vigneti sono situati tra i 450 ed i 500 metri d’altitudine su suoli ghiaiosi, il sistema d’allevamento è il Guyot con resa di 50 Hl/ettaro.
Sia la fermentazione che l’affinamento si svolgono in botti di rovere di grandi dimensioni -tranne una piccola parte vinificato in barriques- dove il vino sosta per nove mesi.
Luminoso il color giallo paglierino.
Intenso al naso dove si colgono sentori di frutta tropicale, ananas, mela e pera mature, pesca gialla, accenni di salvia e vaniglia ed una leggera nota piccante di zenzero.
Fresco, succoso e sapido alla bocca, dotato di buona struttura, le note di vaniglia sono accompagnate a leggeri sentori di legno dolce che s’attenueranno ulteriormente col tempo, il frutto è integro, ritroviamo infine i lievi accenni piccanti, sbuffi agrumati d’arancio maturo e sentori mentolati, lunga la sua persistenza.
– Alto Adige Doc Sauvignon Puntay 2019
Da vigneti collinari, situati tra i 400 ed i 550 metri d’altitudine, suoli ghiaiosi, calcarei, sistema d’allevamento a Guyot con resa di 55 ettolitri/ettaro.
Fermentazione in botti di legno dove il vino rimane in affinamento per almeno 12 mesi.
Color paglierino-verdolino luminoso.
Intenso e tipico al naso, presenta i caratteristici sentori vegetali dati dal vitigno coltivato in zone fresche, quindi foglia di fico e di pomodoro, gambo di sedano spezzato, bosso, asparago, ma anche pompelmo rosa e note aromatiche di salvia.
Fresco al palato, verticale, sapido, quasi salato, tornano netti i sentori vegetali percepiti al naso, uniti a leggere note piccanti e di citronella, lunga la sua persistenza.
Un tipico e classico rappresentante del vitigno.
– Alto Adige Doc Pinot Nero 2020 (Linea Classic)
I Vigneti dai quali provengono le uve per la produzione di questo vino sono situati tra i 450 ed i 550 metri d’altitudine, su suoli argillosi-sabbiosi e sono allevati a Guyot, la resa è di 65 Hl/ettaro.
La fermentazione si svolge in acciaio mentre l’affinamento, per una parte del vino, si effettua in botti di rovere di grandi dimensioni per cinque mesi.
Iniziamo col dire che questo vino, seppur giovanissimo (ancora non è in commercio) ci è piaciuto moltissimo, per la sua freschezza e facilità di beva.
Pensiamo che, assaggiato a bottiglia coperta, potrebbe benissimo essere scambiato per una “grande” Schiava. Sia chiaro, vuol essere un complimento, non un appunto negativo.
Il colore è il tipico rubino trasparente e luminoso di media intensità.
Bello e tipico il naso, fresco, presenta sentori di frutti di bosco e di ciliegia selvatica ed amarena.
Fresco e succoso alla bocca, vi ritroviamo la ciliegia leggermente asprigna, morbidi i tannini, piacevolmente amaricante il fin di bocca sulla lunga persistenza.
– Alto Adige Doc Pinot Nero Riserva Puntay 2018
Le uve provengono da vigneti collocati su suoli sabbiosi di natura calcarea, con strati di ghiaia in profondità, collocati tra i 400 ed i 500 metri d’altitudine sono allevati a Guyot con resa di 45 hl/ettaro.
Fermentazione con utilizzo parziale di grappoli interi, affinamento per 15 mesi parte in barriques, parte in acciaio e parte in Clayver (contenitori in gres).
Molto diverso rispetto al precedente vino, il colore è sempre rubino leggermente più intenso, con riflessi granati.
Elegante al naso dove si colgono leggere note speziate di vaniglia, accenni di chiodi di garofano ed uno sbuffo di pepe, i sentori fruttati rimandano a ciliegie e susine.
Di buona struttura, relativamente al vitigno, succoso, con tannini fini, anche qui si coglie la ciliegia selvatica unita a note speziate, lunga la sua persistenza.
Lorenzo Colombo