IGP: La giovane Irpinia di Villa Raiano
“Terra fertile l’Irpinia, terra di acqua e di vino, figlia del Lupo, orgogliosa delle proprie tradizioni e della sua storia. Orgogliosa come noi che in questa terra, nella nostra terra, abbiamo deciso di portare avanti l’attività di famiglia”.
Così si presentano Brunella e Federico Basso, la nuova generazione che prenderà col tempo le redini dell’azienda fondata nel 1996 dai fratelli Sabino e Simone Basso e dal loro cognato Paolo Sibillo.
A questi due ragazzi, che assieme avranno poco più della mia età, l’onere e l’onore di portare avanti l’importante rinnovamento dell’azienda che dal 2009, con la costruzione della nuova cantina sita a Raiano di Serino (AV) e la contestuale acquisizione di vigneti di proprietà (all’inizio quasi tutte le uve provenivano da conferitori locali), sta cercando sempre più di ritagliarsi uno spazio importante nel panorama del vino italiano.
L’azienda gestisce oggi circa 27 ettari di vigneti dove troviamo piante di fiano (circa 11 ha), greco (7 ha) e aglianico (9 ha) che in questo caso non è frazionato in tante parcelle ma, al contrario, è presente in un unico corpo all’interno del Comune di Castelfranci.
Coadiuvati da Fortunato Sebastiano (consulente agronomico ed enologico) e da Raffaele Del Franco (marketing) abbiamo ripercorso la storia recente di Villa Raiano attraverso una doppia verticale del Fiano di Avellino “Alimata” e del Fiano di Avellino “Ventidue” che, grazie alle differenze tra i due terroir, sono estremamente rappresentativi del territorio irpino che Brunella e Federico vogliono sempre più valorizzare.
Alimata è il nome della contrada del comune di Montefredane in provincia di Avellino che si incontra salendo verso il paese sul versante della collina che guarda ad Est. Qui, a 350 metri s.l.m., si trova la vigna di due ettari, datata 1995, piantata su suolo argilloso estremamente tenace. La vinificazione è semplice ma sviluppata su tempi lunghi: avviene in tini di acciaio dove affina sulle fecce fini per 12 mesi a cui seguono ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia.
Per la verticale sono state degustate le seguenti annate: 2013, 2014, 2015 e 2016.
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2013: l’annata, i più esperti lo sanno bene, in Irpinia ha regalato vini di grandissima qualità grazie ad un settembre/ottobre dove il caldo ha risolto una prima parte di stagione con qualche pioggia di troppo. Dal punto di vista organolettico anche i neofiti del vino, mettendo il naso nel bicchiere, potranno accorgersi che davanti a loro c’è un Fiano di Avellino pazzesco per intensità e complessità di aromi che spaziano dall’idrocarburo all’agrume fino ad arrivare alla nocciola quasi tostata. Un ventaglio di sensazioni che ritrovo anche al sorso assolutamente didattico per larghezza, lunghezza e coerenza.
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2015: annata non facile, caratterizzata prima da grandinate e poi da un caldo decisamente sopra la norma. Fiano di Avellino decisamente materico, giocato più sulla frutta e sul vegetale che sulle “classiche” note tostate rappresentative del terroir di Montefredane. Alla beva è generoso ma al tempo stesso decisamente equilibrato e pronto per la beva.
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2016: annata decisamente bizzarra caratterizzata da gelate (fine aprile) e da tempo instabile fino ad autunno inoltrato che hanno delineato una raccolta eterogenea e leggermente tardiva. Il vino è ancora giovanissimo, scalpitante, ricco di spunti aromatici dove la frutta gialla sembra soggiogata da un tappeto di erbe aromatiche, dove ritrovo la salvia, il finocchietto selvatico, a cui seguono sbuffi di camomilla romana. Al sorso è vivacissimo, fresco, accogliente e decisamente dissetante in quanto causa beva compulsiva.
Per la verticale sono state degustate le seguenti annate: 2013, 2014, 2015 e 2016.
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2014: pensi all’annata, pensi a quanto percepito con l’”Alimata” ed invece ti trovi spiazzato perché ancora una volta Lapio ha preso il sopravvento regalando un vino decisamente complesso e ricco di sfumature aromatiche. Non c’è nulla di nordico in questo “Ventidue”, tutto riporta alla sua terra di origine e la bottiglia, se non state attenti, finisce in un amen grazie ad un equilibrio di precisione millimetrica.
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2015: probabilmente è la bottiglia che mi ha convinto di meno delle due batterie ma non per l’impatto olfattivo, molto equilibrato e complesso e giocato su sensazioni di frutta e fiori gialli, ma per una fase gustativa abbastanza segnata da un calore sovrabbondante e da una persistenza non ai massimi livelli. Peccato perché avevo letto recensioni decisamente migliori della mia. Problemi di bottiglia?
– Villa Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2016: concludiamo alla grande la degustazione con questo vino che, seppur ancora in fasce, regala presente già radioso dove la mela golden, la pera matura, le erbe aromatiche e le spezie gialle sono già tutte disposte in parata per regalarci briosità ed avvolgenza. Al sorso è sapido, vibrante e decisamente materico. E’ un Fiano di Avellino buono oggi ma sicuramente ancor più splendido tra qualche anno. Da lasciare in cantina e riaprire nel 2022 durante i mondiali di calcio in Qatar.
Andrea Petrini