IGP: Passo delle Tortore a Pietradefusi
Stavolta voglio parlare di questa nuova azienda che si presenta con la prima vendemmia in un momento davvero difficile per tutto il mondo del vino. Un segnale di speranza e di fiducia che, nonostante tutto, e a dispetto delle tante crisi, chi si occupa di vino deve avere per portare avanti la sua attività.
In primo luogo parliamo del paese, poco più di duemila anime, che rientra nella docg Taurasi e che è proprio al confine, impercettibile, tra le province di Avellino e Benevento. Paesi e comunità silenti appollaiati su colline un tempo innevate o avvolte nella nebbia, quando l’aglianico veniva raccolto tardi. Siamo infatti comunque su una media di 400 metri sul livello del mare, appena un po’ più alti di Taurasi che sta a 300 e da cui dista 13 chilometri di curve che scollinano in continuazione.
Qui il compianto Lucio Mastroberardino aveva individuato il cru del Taurasi Pago de Fusi di Terredora, un rosso monumentale e imperdibile. E nella frazione Dentecane si registra a più alta concentrazione di aziende impegnate nella produzione di torrone, marchi famosi che esportano in tutto il mondo.
Beh, proprio qui, in contrada Vertecchia, è nata questa nuova azienda che vede impegnate tre socie: Maria Carla Di Gioia, Francesca De Girolamo e Ilaria Facchiano. Ma i motivi per cui ci piace soffermarci su questa nuova avventura sono due. Il primo è che il direttore commerciale è Nicola De Girolamo, papà di Francesca e dell’ex ministro dell’agricoltura Nunzia. il secondo è l’enologo Francesco De Pierro.
Nicola De Girolamo è stato per oltre un quarto di secolo direttore della Cantina del Taburno e contribuì, all’inizio degli anni ’90, all’affermazione dei vini autoctoni campani con una linea di bianchi che ben presto si affermò sul mercato napoletano, sin o a quel momento consumatore di vini provenienti da altre regioni. Coda di Volpe Greco e Falanghina furono il tridente che affascinò i consumatori imponendosi con un giusto rapporto qualità/prezzo sfruttando l’esperienza dell’enologo Angelo Pizzi. In un secondo momento la Cantina, con l’ingresso di Luigi Moio, lanciò il Buie Apis, uno dei rossi da Aglianico più importanti della Campania che ha avuto molti riconoscimenti dalla stampa specializzata.
Il legame con Moio è nella scelta del giovane enologo che è stato suo allievo al corso di Enologia del Dipartimento di Agraria e che poi si è fatto le ossa studiando e lavorando per quattro anni in Francia tra Bordeaux e la Cote du Rhone.
In simbolico cambio di testimone generazionale in cui l’energia giovanile si coniuga all’esperienza di una vecchia volpe che ben conosce il mercato in tutti i suoi risvolti.
L’azienda ha poco più di otto ettari, di cui 5,5 vitati (a cui si aggiunge uno in fitto) mentre il resto è occupato da ulivi. Le concimazioni sono di natura organizza e già si applica il protocollo regionale di lotta integrata ma è in programma la conversione biologica.
L’azienda si presenta con i tre bianchii.
– Greco di Tufo docg Le Arcaie 2019
Un bianco ottenuto dalle uve coltivate su suolo tufaceo a Montefusco, paese che rientra nella zona docg del Greco e famoso per alcune delle sue migliori espressioni. Un bianco ricco, ovviamente ancora giovane, lavorate in parte in acciaio e in parte in barrique nuove. Decisamente ampio e complesso, va conservato secondo noi almeno un annetto prima di un nuovo stappo come sempre avviene per i Greco.
– Fiano di Avellino docg Bacio delle Tortore 2019
In questo caso le uve sono di Lapio,l’unico paese in cui si incrociano le docg Taurasi e Fiano di Avellino. Siamo a 540 metri sul livello del mare e anche in questo caso si è avuta una lavorazione parallela tra acciaio e legno. Il Fiano di Lapio esprime sempre una complessità straordinaria ed è in grado di attraversare il tempo oltre ogni immaginazione come pure tante verticali hanno ormai dimostrato. Proprio gli studi del professore Moio hanno rivelato che il Fiano non solo resiste, ma si evolve con il tempo. Questa interpretazione ha certamente un occhio per la freschezza e la immediatezza, ma a nostro parere è un piccolo gioiellino che si rivelerà alla grande fra cinque, sei anni.
– Irpinia Falanghina doc Piano del Cardo 2019
A riprova della serietà della impostazione aziendale, parliamo di uva coltivata proprio a Pietradefusi in provincia di Avellino in un conteso nel quale la maggioranza delle aziende irpine acquista uva o vino direttamente a Benevento, la cisterna della campania. Ci è piaciuto molto l’equilibrio perfetto tra il frutto e il legno che fa solo da spalla. Come beva è sicuramente più avanti degli altri due bianchi,. ma anche in questo caso conviene attendere almeno l’autunno prima di stapparne altre.
E i rossi? A giugno in arrivo l’Irpinia doc, a settembre il Campi Taurasini e poi, ovviamente, il Taurasi.
Di questi tempi ci è sembrato giusto segnalare una partenza in salita da parte di una giovane azienda.
I presupposti per fare un grande lavoro secondo noi ci sono tutti e chi vivrà, berrà.
Luciano Pignataro