Igt Valle del Crati “Conca dei Valdesi” 2008 – De Caro

La superficie aziendale è di un centinaio d’ettari, 32 di questi occupati da vigneti i primi dei quali sono stati messi a dimora 25 anni fa a San Vincenzo La Costa, nell’entroterra cosentino, dove attualmente si trovano, in prossimità della cantina, 5 ettari di vigne, principalmente di Magliocco oltre a un uliveto.

L’azienda De Caro dispone di altre due tenute, una a San Benedetto Ullano, a 500 metri d’altitudine, dove, su 13 ettari, troviamo principalmente Magliocco e Mantonico, l’altra è la Tenuta Regina dove, altre alle vigne troviamo i frutteti ed il frantoio.

I vitigni coltivati sono Magliocco, Moscato, Malvasia, Greco bianco e rosso, Cabernet sauvignon e Merlot, recentemente è stato messo a dimora anche del Sauvignon blanc.

Il Magliocco
Sono due le tipologie di Magliocco inserite nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, il Magliocco Canino ed il Magliocco Dolce.

Il Magliocco canino è il più conosciuto e diffuso, nel 2016, secondo il Which Winegrape Varieties are Grown Where? ce n’erano 679 ettari, praticamente tutti in Calabria (i dati ISTAT, purtroppo ancora fermi al 2010, ne contavano 539 ettari), assai meno conosciuto è il Magliocco dolce, inserito nel Registro Nazionale solamente nel  maggio 2019 del quale non vengono riportati dati, mentre il sopra citato Which Winegrape ne conta 51 ettari dei quali curiosamente ne colloca solamente un ettaro in Calabria e ben 43 nel Veneto.

Il vino
85% Magliocco e 15% Cabernet sauvignon provenienti da vigneti situati a San Vincenzo La Costa, a 540 metri d’altitudine su suolo di medio impasto, con esposizione Sud-Est.
Il sistema d’allevamento è a Cordone speronato con densità d’impianto di 5.400 ceppi/ettaro e la resa è di 8° q.li/ha.

La vendemmia s’effettua nella seconda settimana del mese d’ottobre, la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio con lunga macerazione e l’affinamento in barriques francesi per 14 mesi.

Il vino prende nome dal luogo dove, nel XIII secolo, trovarono rifugio e si insediarono i Valdesi in fuga dal Piemonte.

Color granato non molto intenso con leggerissima velatura, unghia tendente all’aranciato.
Integro, di buona intensità olfattiva, sentori di cuoio, sottobosco, accenni di radici, spezie, vaniglia, frutto rosso ancora presente.
Discreta la sua struttura, asciutto, tannino vivace, sentori di liquirizia, ciliegia e pepe, sbuffi di vaniglia e media la sua persistenza.

In definitiva un vino certamente non concepito per reggere così a lungo -l’azienda consiglia di berlo entro gli otto anni dalla vendemmia, in realtà ne sono passati il doppio- che invece ha retto più che bene, seppur un poco penalizzato da un corpo piuttosto leggero e da una persistenza non da primato.
Viene però riscattato pienamente dal suo prezzo che nello shop aziendale è a dir poco imbarazzante: 5,50 euro.

Nota: la IGT Valle del Crati è stata istituita nell’ottobre 1995, in seguito è confluita nel 2011 nella nuova Doc Terre di Cosenza della quale costituisce una sottozona che ora prende il nome di Colline del Crati.
Lorenzo Colombo