InvecchiatIGP: Barolo Cerequio 1993 – Michele Chiarlo
Un coup de coeur inaspettato
Trent’anni cominciano ad essere un bel banco di prova persino per un Barolo, tanto più se figlio di un millesimo “minore” (se non ricordo male la ’93 fu valutata tre stelle su cinque). Ma qui stiamo parlando del signor Cerequio in quel di La Morra, ovvero uno dei cru più prestigiosi, capace di una progressione evolutiva che ha pochi confronti.
Sarà il pH basico, l’abbondante presenza di manganese e magnesio e la scarsa quantità di sostanze organiche?
Sta di fatto che ho davanti a me un Barolo in forma perfetta, dal colore ancora luminoso con la venatura granata in bella evidenza e senza particolari cedimenti al bordo. Pur non avendo riscontrato sentori di libreria stantia appena versato nel calice, gli ho concesso una buona mezz’ora d’aria per ricomporsi e mettere in mostra il suo bagaglio espressivo, che mette subito in evidenza una gamma ben diversa da quella che ci si aspetterebbe dopo trent’anni di vita in bottiglia: prugna, eucalipto, cacao, liquirizia, radici, genziana, di terziario avanzato neanche l’ombra, il cosiddetto goudron è appena percepibile, la sensazione generale è di balsamicità e freschezza, i funghi, il cuoio conciato, i cenni ossidativi, neanche per idea! Possibile? Al naso non gli darei più di dieci anni.
Davvero mi ha lasciato senza parole, secondo me qualcuno è venuto a rinfrescarlo mentre non c’ero…
Roberto Giuliani