La Negrara di Pravis
Igt Vigneti delle Dolomiti Rosso Negrara 2007 – Pravis
Il vitigno
La Negrara è un vitigno assai raro e poco conosciuto, è inserito nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite sin dal 1970, anno in cui la sua superficie vitata risultava essere di quasi 800 ettari, ma in realtà parrebbe che il nome “Negrara” identifichi una famiglia di vitigni, anche piuttosto diversi tra loro, coltivati tra Trentino, Veneto e Lombardia.
I più conosciuti sono la Negrara Veronese, vitigno utilizzato a volte in piccole percentuali nei vini della Valpolicella e la Negrara Trentina, molto utilizzata nel passato per dare soprattutto colore nel blend con altri vitigni, in particolar modo la Schiava.
Ormai non ne rimangono poco più di un centinaio d’ettari che vengono utilizzati in una quindicina di vini ad IGT, in genere semplici ed immediati.
L’azienda
Conosciamo l’azienda Pravis da oltre un quarto di secolo e siamo stati in azienda diverse volte in passato.
L’azienda è stata fondata oltre quarant’anni fa da tre amici appena usciti dall’istituto Agrario di San Michele all’Adige, che ancora la conducono con la collaborazione dei loro figli.
Nei 35 ettari di vigneti in proprietà si coltivano più di una ventina di diversi vitigni, sia bianchi che rossi, autoctoni e internazionali, dai quali si ricavano 250.000 bottiglie all’anno suddivise in diverse linee produttive, per un totale di ventitré diversi vini.
Il vino
Il vino frutto della nostra degustazione appartiene alla linea “I vigneti” composta da undici diverse etichette.
Le uve –Negrara in purezza- provengono da un vigneto situato nella Valle dei Laghi, a sud-ovest di Trento, nella frazione Le Biolche –dove si trova anche la cantina- di quello che fu il comune di Lasino (nel 2016 Lasino e Calavino sono stati fusi nel comune di Madruzzo), collocato a 500 metri d’altitudine, su suoli composti da dolomia ed allevato a Guyot, con bassa resa per ettaro (45 ettolitri).
Sia la vinificazione che l’affinamento si svolgono in acciaio, il vino sosta quindi in bottiglia per almeno sei mesi prima della commercializzazione.
La degustazione
In questo periodo stiamo aprendo sempre più spesso vecchie bottiglie conservate in cantina sulle quali a volte non abbiamo grandi aspettative, soprattutto in merito alla tenuta nel tempo, ma che spesso ci fanno completamente ricredere (a tal proposito basta leggere gli articoli pubblicati recentemente).
E’ appunto il caso anche di questo vino, nato per essere un vino semplice e certamente non concepito per essere consumato così in là nel tempo.
Profondo e vivo il color prugna con unghia granata, non si direbbe che stiamo assaggiando un vino con diciassett’anni d’età e la stessa impressione l’avremo poi sia all’olfatto che al palato.
Intenso al naso, le prime sensazioni rimandano alla confettura, di prugne e d’amarene, si colgono poi tabacco dolce, cuoio, fiori secchi, spezie dolci ed un accenno pepato; un naso pulito, complesso ed elegante.
Asciutto al palato, con tannini ancora graffianti e con bella vena acida, sentori di marasche e prugne secche, radice di liquirizia e china, lunga la sua persistenza.
Lorenzo Colombo