Mini-verticale di Filari di Timorasso di Luigi Boveri
Bei vini, ma l’alcool…
Quella di Luigi Boveri è un’azienda radicata da anni sul territorio dei Colli Tortonesi, in passato si trattava di un’azienda agricola a tutto campo, fondata dal nonno che oltre alla viticoltura si dedicava anche alla produzione di cereali e foraggio.
Con l’arrivo di Luigi, nel 1992, si cambia rotta e, con l’aiuto della moglie Germana si punta tutto sulla viticoltura e sulla produzione di vino, in quell’anno escono le prime 2.000 bottiglie a marchio Boveri, si tratta del “Vigna del Prete”, prodotto con uve Cortese, vino tuttora in catalogo, il Timorasso arriverà solamente nel 1998.
L’azienda si trova a Costa Vescovado dove dispone di 28 ettari di vigna, 18 dei quali dedicati ai vitigni a bacca rossa a 10 a quelli a bacca bianca, le uve di quest’ultimi sono Cortese, Timorasso e Moscato.
In azienda è ormai arrivata la quarta generazione con i figli di Germana e Luigi, il primogenito Francesco studia enologia a Pisa, Matteo studia agraria e la sua gemella Sara studia scienze umane.
Circa metà delle 90.000 bottiglie prodotte annualmente prendono la strada dell’estero, dove il mercato principale è l’Olanda, altri paesi importatori sono quelli del nord Europo, la Russia e da poco anche Hong Kong.
Il Colli Tortonesi Timorasso Doc “Filari di Timorasso” è il più importante vino prodotto con uve Timorasso, Luigi produce infatti anche il Colli Tortonesi Timorasso “Derhona”, vino del quale andremo a scrivere in altro articolo.
Le uve del “Filari di Timorasso” -vino prodotto per la prima volta nel 1998- provengono da un vigneto situato a 300 metri d’altitudine su suolo marnoso-calcareo, esposto a Sud è condotto a Guyort con densità di 4.700 ceppi/ettaro e con una resa assai bassa, 50 q.li/ha.
Fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta, sottoposto a periodici batonnages, segue quindi un riposo in bottiglia di 12 mesi prima della commercializzazione.
Sono tre le annate che abbiamo avuto il piacere di degustare:
– 2021 – 15,5% la gradazione alcolica
Paglierino luminoso di discreta intensità con riflessi verdolini.
Intenso al naso, fine, accenni idrocarburici, frutta a polpa bianca, mela, pera, agrumi, arancia amara, erbe aromatiche, fiori freschi, accenni di fiori di tiglio.
Buona struttura, sapido, note d’idrocarburi, accenni piccanti di zenzero, frutta a polpa bianca matura, mela e pera, buona vena acida-agrumata, accenni di miele, buona la persistenza.
Pseudocalorico, alcol in evidenza.
– 2016 – 15% la gradazione alcolica
Molto bello il colore, oro luminoso, che evidenzia l’età del vino.
Intenso al naso dove si colgono decisi sentori d’idrocarburi, alcolico, frutta tropicale, mela gialla matura, note floreali di fiori gialli agrumi maturi, accenni di miele di castagno.
Strutturato, frutto giallo maturo, nuovamente in evidenza le note idrocarburiche, sentori piccanti di zenzero, nocciole, erbe amare, lunga la persistenza, chiude leggermente amarognolo.
– 2015 – 14,5% la gradazione alcolica
Giallo dorato luminoso, un poco meno intenso rispetto al precedente vino.
Mediamente intenso al naso, delicato, di buona eleganza, accenni d’erbe officinali, note floreali, fiori essiccati, mandorle e nocciole, accenni d’idrocarburi.
Fresco, di media struttura, leggeri accenni idrocarburici, mandorle amare, note pseudocaloriche, buona la persistenza.
Notevole, soprattutto al naso, sembra più fresco del vino precedente.
In conclusione: si tratta certamente di bei vini, ci è piaciuta molto la freschezza del 2021, freschezza che ritroviamo in parte nel vino dell’annata 2015, mentre quello del 2016 ci è parso più evoluto.
Certo che se si potesse contenere un poco l’alcolicità… assai percepibile e (purtroppo) crescente nel corso degli anni, in buona parte viene compensata dalla struttura e dalla complessità ma quando queste, in alcune annate, vengono un poco meno, l’alcol si fa sentire.
Pensiamo che in questa zona (ed anche in altre naturalmente) il cambiamento climatico stia creando seri problemi, ai produttori sta trovare una soluzione, probabilmente da ricercarsi più in vigna che non in cantina.
Lorenzo Colombo