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Nuova vita e nuovi vini per CellaGrande

CellaGrande è una storica cantina del canavese inserita in quello che fu un monastero, eretto nel XII secolo, che s’affaccia sul Lago di Viverone, ci siamo stati nella prima metà del mese di luglio, ospiti in occasione dell’evento UWE (Unconventional Wine (& Spirits) Emotions).

L’intera struttura infatti è stata acquistata nel 2017 da Roberto Bagnod che, dopo un fine lavoro di ristrutturazione, ne ha ricavato un Relais con nove camere, una piscina esterna (coperta) riscaldata, una SPA, un Bistrot e naturalmente ha messo mano anche alla cantina che conteneva un grande quantitativo di  bottiglie della vecchia proprietà.

Roberto Bagnod illustra la sua azienda ed i vini prodotti

L’azienda produce infatti circa 60.000 bottiglie/anno, principalmente con uve Erbaluce che danno vita sia a vini fermi come pure a spumanti e passiti, appartenente alla Docg Erbaluce di Caluso, ma anche vini rossi della denominazione Carema, ovviamente quest’ultimi frutto di vigneti situati ai confini della Valle d’Aosta.

A partire dalla vendemmia 2020 ci si avvale della consulenza di Donato Lanati e del suo staff e, sebbene siamo ancora agli albori della collaborazione i primi risultati iniziano a vedersi, oltre ai primi vini fermi del 2020, della degustazione dei quali scriviamo qui sotto, Lanati si sta occupando anche delle 50.000 bottiglie di Metodo Classico, ancora sui lieviti, trovate in cantina ne è infatti uscito una Cuvée frutto dell’assemblaggio di due diverse annate, anch’essa sotto descritta.

Il 13 luglio Roberto Bagnod ha organizzato una degustazione per presentare i suoi vini, con la presenza di Lanati e del suo braccio destro Dora Marchi, alla quale è stato invitato un gruppo di giornalisti del settore vino.

Prima però di passare a quanto degustato è importante partire dall’inizio, ovvero dal percorso che ha portato Roberto Bagnod e la sua famiglia ad imbarcarsi in questa nuova avventura.
Roberto infatti non arriva da una famiglia di produttori di vino ma di allevatori, provenienti dalla Val d’Ayas, trasferitasi a Piverone nel 1946 dove in seguito aprono l’agriturismo La Schiavenza.
Il passo seguente è dato dalla produzione di formaggi col latte ricavato da 50 mucche e da 300 pecore, prodotti in un alpeggio acquistato nella loro terra d’origine, la Val d’Ayas, qui nel 1999 inaugurano un ristoro agrituristico, “La Tchavana”  situato a 2.000 metri d’altitudine.

Nel 2006 il vulcanico Roberto, dopo una visita in Germania entra in un nuovo mercato, quello dell’energia rinnovabile prodotta da biomasse ed in pochi anni ne diventa protagonista aprendo impianti in diverse zone d’Italia. In tutte queste imprese Roberto è coadiuvato dai tre figli, Cristian, Romina ed Alex, e dalla compagna Fiorina, la quale si occupa dell’ospitalità a CellaGrande.

La degustazione

Erbaluce di Caluso Docg Spumante Brut Metodo Classico “Redentum” 2017 Brut
Le uve, Erbaluce in purezza, provengono da vigneti situati a 300 metri d’altitudine nei comuni di Viverone e Piverone, l’impianto, messo a dimora nel 1985 è a mezza pergola, con esposizione Nord-Sud, i suoli sono d’origine morenica.
La fermentazione alcolica si svolge in vasche d’acciaio, dove il vino poi sosta per sei mesi sulle fecce fini, la spumantizzazione prevede una sosta in bottiglia per 36 mesi.

Color giallo-paglierino luminoso.
Bel naso, lieviti, frutti gialli, agrumi.
Fresco e sapido, asciutto, verticale e minerale, buona la persistenza.

Erbaluce di Caluso Docg Spumante Brut Metodo Classico “Redentum” 2014 Brut
Nulla di diverso da segnalare rispetto al precedente vino, unica differenza è data dalla sosta in bottiglia che in questo caso è di 72 mesi.

Bel colore, giallo luminoso di buona intensità tendente al limone.
Intenso e verticale al naso, lieviti, frutta fresca, agrumi, leggeri accenni vegetali.
Sapido, citrino, con spiccata vena acida, agrumato, bel frutto, pesca bianca e pera, lunga la persistenza.
E’ il prodotto che abbiamo maggiormente apprezzato.

Entrami i vini sono molto interessanti, con il 2014 che presenta una maggiore complessità ed un’inaspettata freschezza.

Cuvée Brut 2006-2013
Anche per questo vino non cambia la provenienza delle uve ed il metodo di vinificazione, è però il frutto dell’assemblaggio di due diverse annate già in bottiglia sui lieviti. Rispettivamente da 86 e 107 mesi.

Il colore è giallo carico, tendente al dorato.
Intenso al naso dove sono evidenti le note evolutive che rimandano alla mela ed alla sua buccia.
Sapido, con buona vena acida, evoluto, è ancora la mela a farla da padrone, il fin di bocca è leggermente vegetale ed un poco amarognolo.
Ci è piaciuto meno dei due precedenti vini, presentando note evolutive abbastanza spinte.

Spumante Metodo Classico Rosé Brut 2017
Uve Nebbiolo per questo vino, provenienti  da vigneti situati a 300 metri d’altitudine nei comuni di Viverone e Piverone, messi a dimora nel 1956 e 2010, i suoli sono d’origine morenica ed il sistema d’allevamento è a mezza pergola con orientamento Nord-Sud.
Vinificazione in vasche d’acciaio dove il vino sosta sei mesi sulle fecce fini, la spumantizzazione prevede una sosta in bottiglia di 36 mesi.

Color buccia di cipolla.
Intenso al naso, sentori di lieviti, piccoli frutti di bosco, tabacco.
Asciutto, presenta note vegetali che rimandano all’erba secca, chiude leggermente amarognolo.

Erbaluce di Caluso Docg “San Michele” 2020
Le uve provengono da vigneti situati a 300 metri d’altitudine nei comuni di Viverone e Piverone, l’impianto, messo a dimora nel 1985 è a mezza pergola, con esposizione Nord-Sud su suoli d’origine morenica.
Fermentazione in vasche d’acciaio dove il vino sosta per otto mesi sulle fecce fini, seguono due mesi d’affinamento in bottiglia.
Il nome del vino deriva da Cella di San Michele, edificio preesistente e luogo sul quale è stato poi costruito il Monastero di CellaGrande.

Verdolino luminoso.
Intenso e pulito al naso, fruttato, pesca bianca, mela, pera.
Fresco, verticale, fruttato, di media struttura, chiude leggermente amarognolo con accenni vegetali.

Erbaluce di Caluso Docg “San Martino” 2020
La provenienza delle uve è sempre quella, ciò che cambia è la vinificazione, si tratta infatti di un vino “macerato”, la macerazione sulle bucce avviene in anfore di terracotta per dieci mesi, a seguire due mesi di sosta in bottiglia.
San Martino è l’antico nome del Lago di Viverone (datogli da San Martino da Tours) ma anche dell’antica Rettoria medievale del IX secolo.

Color giallo paglia.
Naso ampio, note nocciolate, sentori di castagne.
Di media struttura, con leggeri accenni tannici, chiude leggermente amarognolo su note vegetali.

Vino Rosato “Rosé” 2020
Torniamo al Nebbiolo per questo vino, le uve provengono dai due soliti vigneti siti a Viverone e Piverone, messi a dimora nel 1985.
La vinificazione prevede la macerazione sulle bucce in vasca per sei ore, dopo la fermentazione alcolica il vino sosta sulle proprie fecce per sei mesi, seguono due mesi di sosta in bottiglia.

Rosa confetto luminoso, mediamente intenso.
Intenso al naso dove si colgono sentori di fragolina di bosco e di caramella alla frutta.
Semplice e pulito, vi si ritrovano i sentori di frutti di bosco.

Dopo questa batteria di vini prodotti nel territorio aziendale eccone due provenienti dalla zona di Carema, qui, a 340 metri d’altitudine, su suoli morenici franco sabbiosi si trovano i vigneto messi a dimora nel 1983 e 2006, il sistema d’allevamento è a pergola caremese per i primi ed a Guyot per gli altri, l’eposizione è Sud-Ovest e la resa di 45 q.li/ettaro.

Carema Doc 2018
Vinificazione in vasche d’acciaio con macerazione di 22 giorni, affinamento del vino per 12 mesi in tonneaux di secondo passaggio e sosta in bottiglia per ulteriori 24 mesi.

Granato con accenni aranciati.
Bel naso, sentori di frutto rosso maturo, fiori secchi, sottobosco.
Succoso, con un buon frutto ed una bella trama tannica, asciutto, chiude leggermente amarogno con lunga persistenza.

Carema Doc Riserva 2017
La vinificazione è simile al vino precedente, mentre l’affinamento prevede una sosta di 22 mesi in tonneaux di secondo passaggio e di 36 mesi in bottiglia.

Granato luminoso di discreta intensità.
Bel naso, elegante, si coglie un bel frutto rosso e sentori di fiori secchi.
Fresco e succoso, con bella trama tannica, bel frutto rosso e lunga persistenza.

Entrambi questi vini sono di ottimo livello qualitativo e di notevole complessità.

Considerazioni finali: come scritto in precedenza la collaborazione con Donato Lanati è appena agli inizi, le premesse per ottenere vini interessanti ci sono, a partire dai vigneti e dalla qualità delle uve ottenute, certo c’è tanto lavoro da svolgere ed i risultati li vedremo tra qualche anno, soprattutto per quanto riguarda i vini spumanti che richiedono tempi lunghi.
Lorenzo Colombo