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Simply the Best!

I più premiati vini italiani a Milano

Semplicissima l’idea avuta da Civiltà del Bere, la storica rivista enologica fondata quasi 50 anni fa da Pino Khail e diretta da Alessandro Torcoli.
Organizzare una degustazione con le aziende ed i vini che hanno ottenuto i maggiori punteggi nel 2021 sulle principali Guide enologiche e aggiungere quelli che hanno ottenuto almeno una medaglia d’oro all’edizione 2021 di WOW! The Italian Wine Competition.
Semplice dicevamo, perlomeno sulla carta, ma la bravura del team di Civiltà del Bere è stata quella d’essere in grado di realizzarla.
E così lunedì 21 marzo, in coincidenza del primo giorno di primavera, abbiamo vissuto anche una primavera del vino, a Milano, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

Settantasette le aziende presenti, con ben 221 vini.
Un’impresa impossibile -arrivavamo da una mattinata ed un primo pomeriggio passato in un altro evento vinicolo: Live Wine, sempre a Milano, presso il Palazzo del Ghiaccio- e quindi è stata assai ardua la scelta di cosa assaggiare.
In effetti non abbiamo assaggiato molto, pochissimo per la verità, ma tutti i vini degustati -e molti altri- meritavano certamente l’assaggio.
Nessun punteggio e nessuna descrizione dei vini, solo brevissimi appunti in ordine sparso e, purtroppo anche pochissime le foto scattate.

Vediamone alcuni

Iniziamo dal Castello di Cigognola, l’azienda oltrepadana dei Moratti della quale abbiamo degustato due dei Metodo Classico prodotti, il Pas Dosé Cuvée More, un Blanc de Noir da uve Pinot nero e Pinot meunier che s’affina sui lieviti per almeno 24 mesi, un vino dal bel naso, fresco ed elegante, sapido e verticale al palato, oltre che freschissimo, con un bel frutto ed una lunga persistenza.
L’altro vino degustato è stato l’RDM 2014, altro Pas Dosé da uve Pinot nero che s’avvale d’un affinamento di ben 72 mesi in bottiglia. Qui lo stile cambia completamente, siamo di fronte ad un vino dalla notevole eleganza e complessità con sentori di confetto e della sua mandorla, verticalità e sapidità sono notevoli, come pure la sua lunghissima persistenza. Certamente siamo di fronte ad una grande interpretazione della spumantistica oltrepadana e non solo.

I Moratti posseggono anche un’azienda posta nel cuore della Sardegna, a Neoneli, in provincia d’Oristano, con vigne nel Mandrolisai e nel Barigadu, si tratta di venti ettari di vigneto che ha un’età media tra i 40 ed i 60 anni, con alcuni ceppi che arrivano a 115 anni.
Si chima Bentu Luna e le vigne sono situate su un altopiano collocato tra i 350 ed i 700 metri d’altitudine ed i vitigni prevalentemente coltivati sono Bovale, Cannonau e Monica, oltre che Vermentino.
Noi abbiamo degustato il Sobi 2019 ed il Be Luna, sempre del 2019.
Entrambi i vini sono classificati come Vino Rosso, il primo è frutto di un blend di diversi vitigni: Bovale sardo, Cannonau, Monica, Pascale, Cagnulari, Carignano e Barbera, vitigni frammisti nel vigneto allevato ad alberello, il suo colore è rubino luminoso di media intensità, molto intenso al naso dove si colgono sentori di frutti rossi e note  terrose mentre alla bocca sorprende la sua bevibilità e fruttuosità, succoso, dotato di bella trama tannica e di lunga persistenza è un vino piacevolissimo.
Meno complessa la composizione del Be Luna, frutto di un mix in parti quasi uguali di Bovale sardo, Cannonau e Monica, provenienti da una vigne di 115 anni d’età.
Il suo colore è rubino luminoso, complesso ed elegante al naso dove presenta un nitidissimo frutto rosso, verticale, sapido e succoso alla bocca, complesso e dalla lunga persistenza. Un vino veramente notevole.

La Scolca
Azienda storica fondata oltre cent’anni fa e situata nel gaviense, da sempre specializzata nella produzione e lavorazione delle uve Cortese, si può certamente dire che la storia del Gavi passi da qui.
Due i vini che abbiamo assaggiato:
Consideriamo il Brut Millesimato Soldati La Scolca D’Antan uno dei vertici qualitativi della spumantistica italiana, si tratta di un Blanc de Blancs ottenuto da uve Cortese che s’avvale d’un affinamento sui lieviti per almeno dieci anni.
L’annata da noi degustata è la 2010 e basterebbero poche parole per definirlo, complesso ed elegantissimo sia al naso che alla bocca, sapido e verticale, minerale e succoso, dotato di un bellissimo frutto e con una lunga persistenza. Notevole, a dir poco.
Abbiamo assaggiato anche la versione Rosé, ovvero il Brut Rosé Millesimato Soldati La Scolca D’Antan dell’annata 2009, anche questo vino è prodotto con uve Cortese con una piccola aggiunta (meno del 5%) di Pinot nero.
Il vino si presenta con un color buccia di cipolla, la sua descrizione rispecchia in toto quella del precedente vino con la differenza della frutta dove si colgono leggeri sentori di piccoli frutti di bosco. Anche qui siamo sui livelli qualitativi del Blanc de Blancs.

Tenuta San Guido
Altra azienda della quale c’è poco da dire (per la verità ci sarebbe moltissimo), con essa nasce il fenomeno Bolgheri.
Anche qui due i vini assaggiati, seppur frettolosamente.
Guidalberto 2020, 40 % Cabernet Sauvignon 40 % Merlot 20% Sangiovese.  Vino elegante seppur giovanissimo, dove la nota vegetale che rimanda al peperone  è ancora ben evidente, lunga la sua persistenza.
Sassicaia 2019, 85% Cabernet sauvignon e 15% Cabernet franc. Un vino sul quale è già stato detto tutto.
Noi l’abbiamo trovato con un color rubino luminoso di media intensità, fresco, fruttato ed elegante al naso, asciutto alla bocca, con un tannino deciso ma fresco, bello il frutto che presenta leggeri accenni vegetali e buona la sua persistenza.

Rottensteiner
Azienda della quale più volte abbiamo scritto più volte (vedi).
E’ comunque sempre un piacere riassaggiare l’Alto Adige Doc Santa Maddalena Classico Vigna Premstalerhof Select, una bella e tipica Schiava (con un 13% di Lagrein) con il suo piacevolmente amaricante fin di bocca.

Affrontiamo un altro gigante dell’enologia italiana, ovvero la Tenuta Ornellaia.
Iniziamo con l’assaggiare Le Serre Nuove (54% Merlot, 28 % Cabernet Sauvignon, 14 % Cabernet Franc, 4 % Petit Verdot 2019) dal color rubino-purpureo luminoso, Intenso al naso dove presenta un frutto rosso maturo venato da piacevoli accenni vegetali che rimandano al peperone, fresco e succoso, elegante e dalla lunga persistenza.
Saliamo ancora in qualità e complessità con l’Ornellaia 2018 (62% Cabernet Sauvignon, 31% Merlot, 4% Petit Verdot, 3% Cabernet Franc), che dire, se non che siamo di fronte ad un grandissimo vino.
Molto bello il suo colore, rubino-purpureo intenso e luminoso, Naso complesso ed elegante dove si colgono leggeri accenni affumicati, notevole il frutto alla bocca, fresco e succoso, tannino in perfetto equilibrio e lunghissima persistenza. Ci ripetiamo: grande vino.

Ci spostiamo ora nel Chianti Classico con il Castello di Meleto, azienda della quale andiamo ad assaggiare il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Trebbio 2018, vino dl color rubino luminoso di discreta intensità, intenso al naso dove si percepiscono sentori di sottobosco, vaniglia e note balsamiche. Fresco e succoso al palato, con bella trama tannica, lunghissima la sua persistenza su sentori di liquirizia.
Altro vino che merita un plauso.

Sempre in Toscana, però questa volta a Montalcino, per assaggiare i vini di Mastrojanni, s’inizia col Brunello 2017, 36 mesi d’affinamento in botti di rovere d’Allier di diversa capacità: 16, 33 e 54 ettolitri.
Color granato luminoso, mediamente intenso al naso, vi cogliamo note balsamiche e leggeri accenni affumicati. Fresco e succoso alla bocca, con bella trama tannica, sentori di radice di liquirizia su lunga persistenza.
Un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda la qualità -senza nulla togliere al precedente vino- lo troviamo nel Brunello Vigna Loreto le cui uve provengono d’un singolo vigneto e che s’avvale dello stesso affinamento del precedente Brunello.
Il colore è granato di media intensità, come pure media è l’intensità olfattiva, qui s’acquista in eleganza, vi si coglie un bel frutto rosso nitido e pulito, note balsamiche ed accenni di liquirizia, succoso alla bocca e con bella trama tannica.

Con Lunae Bosoni, ci si sposta in Liguria, nella Doc Colli di Luni, ai confini con la Toscana, tre i vini che abbiamo assaggiato, tutti Colli di Luni Doc Vermentino.
S’inizia con l’Etichetta Nera, vino dalla notevole intensità olfattiva dove emerge un frutto giallo maturo, pesca in primis. Fresco e succoso alla bocca, dove cogliamo sentori di succo di pesca, lunga la sua persistenza e piacevolissima la beva. Fermentazione in vasche d’acciaio dove il vino sosta sulle fecce per quattro mesi.
Passiamo al Cavagino dell’annata 2020, un vero e proprio cru, il 40% della massa fermenta in barriques mentre la parte rimanente in acciaio, l’affinamento avviene quindi in vasche d’acciaio dove il vino sosta per sei mesi sulle fecce fini.
Fruttato ed elegante al naso dove si coglie un bel frutto giallo. Succoso e morbido al palato dove oltre alla pesca gialla matura cogliamo sentori di zucchero filato e leggere note vanigliate.
Da ultimo abbiamo assaggiato il Numero Chiuso 2018, vino che s’affina per 18 mesi in botti di rovere da venti ettolitri.
Qui, oltre alle note vanigliate e di zucchero filato si colgono al naso anche lievi accenni idrocarburici. Strutturato e morbido al palato, succoso, vi ritroviamo i sentori di zucchero filato, lunga la sua persistenza.

Di nuovo ci si sposta in Toscana con il Cabreo Il Borgo 2018 di Folonari, uno dei primi Supertuscans, prodotto con uve Merlot, Cabernet sauvignon e Sangiovese provenienti da vigneti situati a Greve in Chianti, nel cuore del territorio del Chianti Classico. Il vino matura per 18 mesi in barriques sia nuove che usate.
Il colore è granato luminoso, Intenso al naso dove presenta leggeri ed eleganti accenni vegetali oltre ad un bel frutto, nitido, fresco e pulito. Fresco e succoso al palato, elegante e pulito, la presenza dei due vitigni francesi ci pare, perlomeno in questo momento, si faccia sentire, lunga la sua persistenza. Vino di notevole interesse.

Un salto nelle Langhe per assaggiare l’Alta Langa 2018 di Mirafiore, un Blanc de Noir da Pinot nero in purezza che s’affina per 36 mesi in bottiglia.
Intenso e fruttato al naso (pesca bianca), con sentori di lieviti. Decisa la sua effervescenza al palato, sapido e succoso, verticale, ritroviamo il frutto a polpa bianca, lunga la sua persistenza.

Chiudiamo la nostra carrellata (anche se ci sarebbero altri vini da menzionare) con il No Name 2018 di Borgogno, un Langhe Nebbiolo che s’affina per tre anni in grandi botti di rovere. Un vino dal color rubino-granato mediamente intenso, dal bel naso, pulito, fresco e di buona eleganza dove si coglie una bella ciliegia selvatica. Fresco e succoso al palato, asciutto, con bella trama tannica, presenta un bel frutto e sentori di radice di liquirizia nel suo lungo fin di bocca.
Lorenzo Colombo

 

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