Tarasco 2011 – Cornarea
La nascita del vino
La storia della nascita del Tarasco è assai curiosa ed è dovuta ad un imprevisto, come a volte accade per la nascita di alcuni grandi vini.
Siamo nel 1982 e Luigi Veronelli chiede di poter vedere quest’uva in quegli anni non molto diffusa -nel censimento agricolo di quell’anno ne risultavano coltivati solamente 92 ettari-, si decide quindi di non vendemmiare tre filari posti in cima alla collina Cornarea in attesa del giornalista.
La visita viene poi annullata per sopraggiunti altri impegni di Veronelli e l’uva quei tre filari rimane in pianta sino a fine ottobre e quando ci si ricorda di raccoglierla l’enologo Piero Bovone la trova colpita da Botritis Cinerea.
Una volta vendemmiata e pigiata, il mosto venne messo a fermentare in una barrique usata.
Circa un anno dopo venne in visita in azienda il giornalista Cesare Pillon accompagnato da Luigi Cotti, titolare dell’enoteca Cotti di Milano, assaggiato questo vino Crotti decise d’acquistare l’intera barrique e di farla imbottigliare con una specifica etichetta chiamandolo “Passarneis”.
L’anno dopo i fratelli Bovone decidono di ripetere quell’esperienza, utilizzando sempre gli stessi filari d’uva Arneis e lo stesso metodo di vinificazione dando al prodotto il nome di Tarasco, fiore giallo come il colore del vino.
Col passare degli anni e con l’esperienza acquisita l’uva viene ora vendemmiata nella prima metà d’ottobre e quindi messa ad appassire in cassette sino al mese di dicembre, quando viene vinificata, è stato affinato anche il processo di maturazione del vino, che ora sosta in affinamento in barriques usate per oltre quattro anni.
Andiamo quindi ad assaggiarlo
Molto bello il color ambra, intenso e luminoso.
Intenso, ampio ed elegante al naso dove cogliamo sentori di datteri, fichi secchi, uvetta passa, caramello, zucchero caramellato.
Morbido al palato, pastoso, caramella all’orzo, agrumi amari, caramella, rabarbaro, accenni di radici, lunghissima la sua persistenza.
Un vino dalla notevole qualità.

Arneis
Il vitigno
Si legge Arneis ed immediatamente si pensa al Roero, è infatti qui che è nato il successo di questo vitigno conosciuto sin dal 1400 e ridottosi a pochi ettari (nel 1970 l’ISTAT ne censiva solamente 45 ettari) ed utilizzato nel ‘900 come uva da tavola.
I produttori iniziano a credere in questo vitigno a partire dagli anni ’80, nel 1982 l’ISTAT ne censisce 92 ettari che salgono a 511 nel 1990 quando inizia ad essere messo a dimora anche nelle Langhe ed in altre zone del Piemonte, nel 2000 siamo a 747 ettari che diventano 970 nel 2010.
Nel solo Roero, nel 2020 sono 770 gli ettari rivendicati per la Docg.
Infatti nel 2005 il Roero Arneis ottiene la prestigiosa denominazione controllata (la Doc era arrivata nel 1989, quanto i prezzi di quest’uva avevano superato addirittura quelli del Nebbiolo).

Azienda e vigneti
Alcuni cenni sull’azienda
L’azienda Cornarea nasce nel 1974, quando Francesca Rapetti ed il marito Giampiero Bovone acquistano la collina che dà nome all’azienda e vi mettono a dimora dodici ettari d’Arneis, vitigno che a quei tempi era in netto declino, soppiantato dal Nebbiolo.
Titolari dell’azienda sono attualmente i fratelli Bovone, l’enologo Gian Nicola e Pierfranco, che si occupa della comunicazione e della parte commerciale.
Ai dodici ettari d’Arneis sono stati aggiunti, nel 1978, tre ettari di Nebbiolo, il tutto in un corpo unico, i suoli sono d’origine marina, composte da arenarie, argille e sabbie ed i vigneti sono mantenuti inerbiti.
La produzione annuale è di circa 100mila bottiglie, suddivise su sette etichette delle quali quattro di Arneis (due vini fermi, uno spumante Metodo Charmat ed il Tarasco).
Lorenzo Colombo