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Cecchetto ed il Raboso

Giorgio Cecchetto e figli

L’azienda di Giorgio Cecchetto si trova a Tezze di Piave in provincia di Treviso, ma dispone di vigneti anche nelle zone di Motta di Livenza e a Cornuda, in quest’ultima sede viene prodotto l’Asolo prosecco Docg.

Condotta assieme ai tre figli, dispone di 150 ettari, dei quali oltre una settantina vitati per una produzione annuale di circa 200.000 bottiglie, nelle sue tenute si trovano inoltre  sei ettari di bosco.

Numerosi i vini prodotti, utilizzando i diversi vitigni coltivati, principalmente internazionali: Merlot , Carmenère e Cabernet Sauvignon e Pinot grigio.
Non mancano però vitigni locali, come l’Incrocio Manzoni bianco e la Glera e ovviamente il Raboso, vera passione di Giorgio.

Il Raboso Piave

Sono due i vitigni inseriti nel registro Nazionale delle Varietà di Vite con nome di Raboso: il Raboso veronese ed il Raboso Piave.
Quest’ultimo ha visto la sua superficie vitata ridursi drasticamente nel corso degli anni, basti pensare che il censimento agricolo del 1970 nel riportava circa 7.300 ettari mentre in quello del 2010 se ne contavano poco più di 700.
Il Raboso Piave è presente unicamente nelle province orientali del Veneto, soprattutto in quelle di Treviso e Padova, si tratta di un vitigno rustico e longevo, poco sensibile al freddo e a malattie quali l’oidio e la peronospora, un vitigno che matura tardi, in grado di produrre molto.
Caratteristiche queste un tempo assai apprezzate, peccato che anche i vini che si ricavano da questo vitigno abbiano dei caratteri rustici ed un poco scontrosi, dotati di un’acidità a volte sferzante e di un tannino altrettanto deciso.
Sul libro Vitigni d’Italia di A. Calò, A. Costacurta e A. Scienza il vino prodotto con Raboso Piave viene così descritto “ricco di colore, rosso rubino molto intenso con orli violacei, acido, aspro, tannico e di corpo… Presenta buona tenuta all’invecchiamento…

E’ quindi comprensibile che nei recenti anni passati, quando i vini rossi che andavano per la maggiore dovevano essere strutturati e morbidi, un simile vino fosse relegato quasi unicamente ad un consumo locale.
E’ anche capibile che per cercare di smorzarne le durezze si sia pensato si fare appassire una parte delle uve in modo dar dare maggior rotondità e morbidezza ai vini, è così nato il Piave Malanotte.

Quella di Giorgio Cecchetto per il Raboso Piave è una vera passione, quasi una missione diremmo, basti pensare che ha chiamato il sito aziendale  www.rabosopiave.com e che la sua mail è info@rabosopiave.com .

Sono undici gli ettari vitati a Raboso dai quali Giorgio ricava quattro i vini, ognuno frutto di una diversa interpretazione di questo vitigno: il Rosa Bruna, metodo Classico Rosé, il tradizionale Raboso del Piave, il Gelsaia, prodotto con parte delle uve sottoposte ad appassimento, metodo col quale verrà poi realizzato il Piave Malanotte ed infine il Raboso Passito RP.

Durante la nostra visita in azienda, con il Gruppo dei Giovani Promettenti abbiamo avuto il piacere di assaggiare alcuni di questi vini, anche di vecchie annate, a dimostrazione della longevità che è in grado di fornire il vitigno Raboso del Piave.

Eccoli:

Rosa Bruna Cuvée 21 – Rosato di Raboso Spumante Brut Metodo Classico 2010 (Minimo 60 mesi sui lieviti)
Vino dal color rame, al naso presenta note tostate e di tabacco, alla bocca è sapido, verticale, caratterizzato da un’acidità tagliente, quasi citrina.

Gelsaia – Marca Tevigiana Igt
Uve Raboso Piave, il 15% delle quali viene appassito in fruttaio per 35 giorni, affinamento in barriques e tonneaux in parte nuovi per 12 mesi, sosta in bottiglie per 10 mesi dopo l’imbottigliamento.
Due le annate che Giorgio ci ha proposto, la recente 2017 e la 2005.

2017 – Color profondissimo, quasi nero. Note surmature al naso, prugna secca, confettura. Ritroviamo alla bocca le note surmature unitamente a sentori sia dolci che piccanti, spiccata la vena acida.

 – 2005 – Anche in questo caso siamo di fronte ad un vino dal colore impenetrabile, quasi nero. Intenso al naso dove si colgono note balsamiche e di surmaturazione, prugna secca ed accenni piccanti.
Fresco e succoso, con spiccata vena acida, decise note piccanti, lunga la sua persistenza.

Piave Doc Raboso del Piave
Affinamento per il 60% in barriques e il rimanente in botti di rovere di slavonia da 30 hl per almeno 12 mesi, segue sosta in bottiglia per alcuni mesi.
Anche di questo vino abbiamo potuto degustare due annate, la 2019 la 1997.

2019 – Colore rubino purpureo, luminoso. Intenso al naso dove presenta note affumicate, di fumo. Intenso anche alla bocca, speziato, piccante (pepato), con acidità decisa.

1997 – Granato profondo e compatto. Bel frutto al naso, accenni affumicati. Fresco, verticale, note vegetali, piccante, spiccata vena acida, lunghissima la persistenza.
Lorenzo Colombo