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Cecilia Beretta by Pasqua Vigneti e Cantine

Negli anni quaranta, l’azienda Pasqua Vigneti e Cantine, fondata nel 1925, acquista  i vigneti di Mizzole e San Felice e nel 1980 fonda una nuova azienda chiamandola Cecilia Beretta, dal nome di una nobildonna e filantropa vissuta nel 1700.
Lo scopo di questo nuovo brand aziendale è quello di produrre vini di grande qualità dove deve venir evidenziata l’appartenenza ai territori della Valpolicella e del Soave.

Nel 2019 la Famiglia Pasqua decide di rinnovare e rafforzare l’identità del Brand Cecilia Beretta, dandogli un’impronta tutta al femminile e, curiosamente ad occuparsene viene messa un’omonima della Beretta, Cecilia Pasqua.
L’impronta femminile viene ancor più marcata dalla consulente che viene chiamata a gestire quest’operazione, Graziana Grassini, enologa tra l’altro della Tenuta San Guido (leggi Sassicaia) che va ad affiancare lo storico enologo dell’azienda: Carlo Olivari.
Al momento la Grassini ha collaborato alla definizione di due vini prodotti dalla Cecilia Beretta il Picàie ed il Valpolicella Superiore “Mizzole”.

Graziana Grassini, Cecilia Pasqua, Carlo Olivari

L’azienda dispone attualmente di 90 ettari a vigneto, 38 dei quali in proprietà e 52 in affitto per una produzione annuale che s’attenta sulle 200.000 bottiglie suddivise su 10 etichette.

Abbiamo avuto la possibilità di assaggiare alcuni vini della Cecilia Beretta in occasione della Milano Wine Week, martedì 6 ottobre, durante la Masterclass “Cecilia Beretta: lo sguardo femminile sulla Valpolicella”, presentata da Cecilia Pasqua e guidata da Graziana Grassini e Carlo Olivari.

Ritratto di Graziana Grassini, tratto dal libro Femminilità senza compromessi

A proposito di “femminilità”, l’azienda ha pubblicato anche un libro “Femminilità senza compromessi, 33 innovatrici protagoniste del nostro tempo” ispirato a Cecilia Beretta, con i ritratti di 33 donne, protagoniste in vari capi della scienza e della cultura, uno di questi ritratti è riservato anche a Graziana Grassini.

Ecco le nostre impressioni su quanto degustato:

Soave Classico Doc “Brognoligo” 2019
Le uva, Garganega in purezza, provengono da Brognoligo, una delle 33 unità geografiche recentemente riconosciute, situato sul versante ovest dell’ultima vallata veronese, i suoli sono di natura basaltica, con residui alluvionali.
I grappoli subiscono un appassimento in pianta –tramite la tecnica del Taglio del Tralcio- per una ventina di giorni. La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio, mentre una piccola parte (meno del 15%) la termina in barriques usate dove subiscono anche la fermentazione malolattica.
Dopo l’assemblaggio il vino torna in acciaio dove rimane in affinamento sui propri lieviti per un paio di mesi.

Il colore è giallo paglierino di buona intensità.
Discretamente intenso al naso dove si colgono sentori di fieno e d’erbe officinali, fiori gialli e pesca gialla, nespole e mela matura e leggeri accenni vanigliati e nocciolati.
Di buona struttura, succoso, do tato di buona complessità e discreta vena acida, buona la sua nota alcolica, ritroviamo il frutto giallo maturo unito ad accenni di nocciole tostate, lunga infine la sua persistenza.
Un vino che abbiamo apprezzato soprattutto al palato.

 – Valpolicella Superiore Doc “Mizzole” 2017
Blend di Corvina 60%, Corvinone 25%, Rondinella 10% e Oseleta 5%.
Le uve provengono dalla contrada Mizzole, frazione di Verona, i vigneti si trovano a 200 metri d’altitudine su suolo calcareo, prevalentemente argilloso, sono allevati a Guyot e sono in conversione biologica, l’età media delle viti è di 25-30 anni.
Fermentazione alcolica e malolattica si svolgono in vasche d’acciaio, quindi il 55% del vino viene trasferito in barriques e tonneaux, un terzo delle quali nuove, dove sosta per nove mesi, la rimanente parte s’affina invece in acciaio.

Color granato media intensità.
Un poco compresso all’inizio, s’apre fresco e con una buona intensità, sentori di radici ed accenni di rabarbaro, fiori rossi,  accenni di castagne crude, il frutto rosso esce pian piano ma poi emerge, note speziate in sottofondo.
Strutturato e succoso, con bella vena acida, sentori di radici e di liquirizia, leggere note speziate, accenni tostati, bella trama tannica, piacevoli note amaricanti sul fin di bocca.
Un poco fuori dagli schemi.

 – Rosso Veneto Igt “Picàie” 2013
Il nome deriva dall’usanza di appendere i grappoli ad appassire in soffitta, queste file di grappoli appesi venivano (vengono) infatti chiamati “Picai”.
Anche nella composizione di questo vino la Corvina è l’attore principale (40%), coadiuvata però da vitigni internazionali: Cabernet sauvignon e Merlot in parti uguali.
Le uve vengono appassite per un paio di mesi, dopo la pigiatura si svolge la fermentazione (alcolica e malolattica) in vasche d’acciaio, il vino viene poi trasferito in barriques e tonneaux dove rimane in affinamento per 18 mesi.

Il colore è granato, profondo e compatto.
Molto intenso al naso dove emergono sentori balsamici e note tostate di caffè, frutta scura, spezie e leggeri accenni vegetali completano l’ampio quadro olfattivo.
Strutturato ed alcolico, succoso, fruttato (prugne secche), speziato, con accenni piccanti che rimandano al pepe, buona la sua vena acida e lunga la sua persistenza su sentori di liquirizia forte.

 – Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva “Terre di Cariano” 2013
La composizione del vino rispetta il classico blend dei vini della Valpolicella, dove la Corvina rimane l’attore principale: 60% Corvina, 25% Rondinella, 5% Corvinone, 5% Croatina e 5% Oseleta.
Le uve subiscono un appassimento in fruttaio per tre mesi, dopo la pigiatura si effettua la fermentazione alcolica in vasche d’acciaio dopo di che il 70% del vino viene trasferito in barriques, sia di rovere che (curiosità) di ciliegio mentre la parte rimanente viene posta in tonneaux.
In questi contenitori si svolge la fermentazione malolattica ed il vino rimane a maturare per due anni, segue quindi l’assemblaggio in vasche d’acciaio e l’imbottigliamento.
Il residuo zuccherino è di 10 gr/litro.

Profondissimo e compatto il colore.
Buona l’intensità olfattiva, ampio, si colgono note scure, prugna secca, confettura di more e di prugne, ciliegia sotto spirito, spezie dolci, note tostate, legno dolce ed accenni balsamici.
Alcolico e strutturato, riempie la bocca, succoso, con tannini vellutati, spezie dolci e leggeri accenni piccanti, lunghissima la sua persistenza.
Un vino di notevole qualità.
Lorenzo Colombo

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