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Cercastelle, il vino del cuore di Eléva

Eléva è una Società Agricola con sede a Sant’Ambrogio di Valpolicella, in località Conca d’oro.
Di proprietà del Prof. Davide Gaeta docente di Economia presso l’università di Verona e dell’enologa Raffaella Veroli che di lui fu allieva, l’azienda ha una storia assai particolare che andiamo a sintetizzare.

Tutto inizia nel 1989, quando Franca Maculan, co-fondatrice dell’associazione nazionale Le Donne del Vino, s’innamora di questo posto, ne coglie le potenzialità, l’acquista e mette a dimora vigne ed olivi.
Purtroppo quando tutto fu quasi pronto e si poteva iniziare a produrre Franca scoprì d’avere una grave malattia e capendo di non poter godere il frutto del suo lavoro lasciò in testamento la tenuta ad un’associazione benefica.
Qui lavorava Raffaella Veroli che coinvolse nel progetto Davide Gaeta, il suo professore universitario.

Marco Sartori, Mattia Vezzola, Davide Gaeta, Maurizio Ugliano

L’associazione, capendo che la gestione di un’azienda agricola esulava dalle proprie capacità  decise di affidare loro il compito di portare a compimento il sogno di Franca Maculan, nasce così la Società Agricola Eléva.

L’azienda dispone di sei ettari tra vigneto ed uliveto, disposti in corpo unico su 18 terrazze sostenute da muretti a secco, a 280 metri d’altitudine, in una posizione dalla quale si domina la pianura veronese.
I vigneti, condotti in regime biologico, sono allevati a Guyot con densità di 4.200 ceppi/ettaro, su suoli limosi-argillosi su detriti di marne e calcare.
Sono diversi i vitigni coltivati, con prevalenza di Corvina e Corvinone, seguiti da Rondinella, meno diffusi Croatina, Terodego, Oseleta e Merlot, vitigni, questi ultimi due, che vanno a comporre il blend del Cercastelle.

Cercastelle” è il nuovo vino aziendale, presentato alla stampa lo scorso 14 dicembre, si tratta di un Rosso Veronese Igt, frutto di un blend tra un vitigno autoctono ed uno internazionale, Oseleta e Merlot, come sopra specificato.

Questo vino “E’ una filosofia produttiva, un concetto di qualità che ci ha portati a cercare di fare un vino che diventasse un punto di riferimento del territorio anche nell’universo dei vini a indicazione geografica” spiega Davide Gaeta.

Le 18 terrazze realizzate da Franca Maculan e lasciateci in lascito ospitano uve locali e internazionali – prosegue GaetaNoi volevamo fare un blend  fuori dalla DOC Valpolicella che esprimesse quello che avevamo. Dopo vari tentativi abbiamo scelto le uve di due terrazze, una di merlot e una di oseleta. Due vitigni l’uno opposto dell’altro, per caratteri agronomici ed enologici. Ci sono voluti 9 anni per arrivare a questo vino. Ora finalmente sentiamo che ci rappresenta”.

La presentazione di questo vino è stata preceduta da un dibattito imperniato sul confronto tra Doc e Igt al quale hanno partecipato in veste di invitati al tavolo di discussione i produttori Mattia Vezzola (Azienda Costaripa) e Marco Sartori (Azienda Roccolo Grassi) oltre al Prof. Maurizio Ugliano, docente di enologia presso l’Università di Verona e naturalmente a Davide Gaeta, padrone di casa.

Raffaella Veroli, Mattia Vezzola e Marco Sartori

Il concetto fondamentale che è uscito dal dibattito, al quale sono intervenuti diversi partecipanti è che si tratta di due visioni del vino assai diverse tra loro ma che possono coesistere su uno stesso territorio.
Se in una Doc ciò che deve emergere è la tipicità, ovvero il patrimonio collettivo di tutti i produttori che vi aderiscono, nei vini ad indicazione tipica emerge maggiormente la personalità e l’individualità del singolo produttore che, potendo lavorare libero dagli schemi che una denominazione comporta, può esprimere al meglio la propria idea di vino del cuore.

Vino del cuore che non significa obbligatoriamente grande vino, nell’accezione comune del temine, ovvero vino costoso, longevo, capace di reggere il tempo, la dimostrazione sta per l’appunto nei vini che i tre produttori hanno scelto di proporre e di raccontare, e che abbiamo potuto degustare prima della cena.

Marco Sartori ha infatti presentato il Valpolicella Superiore Doc 2016, suo vino del cuore, al quale ha dedicato uno specifico vigneto, distinto da quelli dell’Amarone, in modo da poter utilizzare le uve migliori, senza doverle sacrificare al vino “ritenuto” più importante e che in quel momento stava riscuotendo un grande successo.

Mattia Vezzola ha scelto un vino frutto di un vitigno considerato a “torto” minore, ma tipico della Valtenesi, il “Maim” Valtenesi Doc 2017 è infatti ottenuto da uve Groppello Gentile provenienti da un vigneto d’oltre 40 anni d’età, affinato per 12 mesi in botti di rovere bianco da 228 litri.

Infine l’Igt Veronese Rosso “Cercastelle” dei padroni di casa, alla sua prima uscita sul mercato, un vino prodotto con le uve di due delle 18 terrazze, dal color rubino di discreta intensità, intenso al naso dove s’esprime su sentori di frutta rossa matura. Fresco, sapido e succoso alla bocca, mediamente strutturato, con una leggera trama tannica ed una buona vena acida, con sentori di liquirizia sulla lunga persistenza.
Sono solamente 900 le bottiglie prodotte che però, nell’annata 2000 diverranno 4.000.
Lorenzo Colombo