Garantito IGP: UNA “ORIZZONTALE” DELLA BISTECCA
A quindici anni istoriavo il diario Vitt con artistiche graduatorie dei migliori cinque gruppi, chitarristi, bassisti, cantanti, tastieristi e batteristi del rock.
Poi ho smesso.
E da allora in nessun settore mi sono più dilettato in punteggi o classifiche assolute, per via del fatto che quelle graduatorie tendono a lasciare scolpite per sempre nella pietra, come verità immutabili, giudizi il cui scopo e natura è, viceversa, quello di evolversi nel tempo e in relazione alle circostanze.



Massimo Manetti e Marco Benvenuti
Sono rimasto quindi un po’ sorpreso quando qualche tempo fa ho ricevuto l’invito a partecipare a una “verticale della bistecca”. Nel senso, ho inteso lì per lì, del tipo di carne migliore per cucinarne una. Argomento tanto spinoso quanto complesso, soprattutto in Toscana dove la ciccia dà sempre vita a dibattiti accaniti quanto, spesso, surreali.
Quando mi sono presentato alla sede della tenzone, la classica Osteria Cipolla Rossa, in pieno centro storico fiorentino, ho potuto però rincuorarmi subito.
Ed eccoci all’assaggio.
Nessuna ha deluso, ma non solo a parere del sottoscritto la più gradita è risultata la Maremmana, grazie alla sua marcata sapidità unita a una consistenza in bocca quasi scioglievole e tuttavia asciutta, tenera al morso e facile al taglio, succulenta ma al tempo stesso compatta e ricca di un retrogusto lungo, incisivo, mai ingombrante.
Decisamente più tenace in bocca si è rivelata la carne di Black Angus, bella rossa, senza dubbio molto gustosa e saporita, ma meno suadente della precedente, sebbene assai “bisteccosa” sotto l’aspetto strettamente tattile.
Marcata, come previsto, l’identità e la personalità della Chianina, senza dubbio la più tosta delle tre bistecche per via della sua consistenza più elastica e filamentosa ed il suo gusto profondo, deciso. Buonissima, ma a conti fatti meno convincente della meno celebrata Maremmana.
Ed ora si apra il dibattito…
Stefano Tesi
Le foto sono opera di Mattia Pirrone