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InvecchiatIGP: Montefalco Sagrantino “Guado alle Chiavi” 2004 – Antigniano

Non si può sempre scrivere di grandi vini

Premettiamo che quello che pubblichiamo oggi nella rubrica settimanale InvecchiatIGP non è certamente un vino indimenticabile, ne scriviamo comunque perché l’abbiamo trovato un vino onesto, ancora integro dopo (quasi) vent’anni dalla sua vendemmia.

Altro motivo è dato dal fatto che non è stato certamente prodotto da un’azienda di primo piano nel panorama di Montefalco, il vino riporta infatti il nome di Antigniano ma l’azienda produttrice (o per meglio dire imbottigliatrice) è Brogal Vini di Bastia Umbra, come riportato nel retroetichetta.

Ci siamo quindi messi a ricercare informazioni su questo vino sul sito di Brogal Vini, ma quel che appare sullo schermo è un laconico “chiuso definitivamente”.

Unici siti sui quali se ne trova l’esistenza sono www.vivino.com www.wine-searcher.com e www.cellartracker.com .

Ne abbiamo inoltre trovato traccia, sempre spulciando sul web, in un vecchio volantino dell’Ipermercato il Gigante, dov’era, nel mese di giugno di quest’anno, in offerta, scontato del 50% a 9,95 euro.

Non ricordiamo assolutamente come e da dove questa bottiglia sia finita nella nostra cantina, ma abbiamo comunque deciso d’assaggiarlo, per verificarne la qualità e la tenuta nel tempo.

Ecco la nostra opinione.

Premettiamo che il tappo era integro, senza evidenti segni di colatura, il vino si presenta con un intenso color granato tendente al prugna cotta con unghia che vira verso l’aranciato-mattonato.
Non molto intenso al naso, s’apre dopo alcuni minuti con sentori di sottobosco, humus, cuoio, liquirizia, radice di genziana, china, prugna secca, accenni di vaniglia.
Il suo corpo è poco più che medio, il tannino è deciso, asciutto, con ricordi di pellicina di castagne, l’uso del legno è ancora percepibile, si colgono sentori di bastoncino di liquirizia e castagne, vi ritroviamo i sentori di radici, buona infine la sua persistenza.

Che dire in conclusione se non che non si tratta certamente di un grande vino che però ha superato le ben poche aspettative con le quali l’abbiamo approcciato.
Lorenzo Colombo