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La sottile linea di confine tra evoluzione e principio d’ossidazione

Igt Veneto Manzoni Bianco 6.0.13 “Svejo” 2014 – Italo Cescon

L’azienda Italo Cescon si trova a Roncadelle di Ormelle, ad una trentina di chilometri a nord-est da Treviso, nel territorio della Doc Piave.

Fondata nel 1957 da Italo Cescon è ora condotta dai figli Gloria, Graziella e Domenico che gestiscono i 115 ettari a vigneto suddivisi in sei diverse tenute.
Il grosso della proprietà (95 ettari) si trovano nella vasta pianura della Doc Piave, tra le provincie di Treviso e di Venezia, altri 15 ettari sono situati sulle colline di Valdobbiadene.
A San Polo di Piave si trova la tenuta di famiglia, con i vigneti messi a dimora negli anni ’50, qui troviamo il Manzoni bianco ed il pinot nero; nella tenuta di Fontanelle i vitigni sono numerosi, sia internazionali che autoctoni.
Quella di Rustignè è interamente dedicata al Raboso, mentre in quella di Fagarè, che è la più recente, troviamo vitigni sia a bacca bianca cha a bacca rossa.
C’è poi la tenuta di Codroipo, in Friuli Venezia Giulia, dove oltre al Raboso si coltivano vitigni a bacca bianca ed infine quella di Valdobbiadene, dedicata al Prosecco, con vigneti anche nella sottozona del Cartizze.

Numerose le etichette in catalogo, suddivise in diverse linee produttive, il vino oggetto della nostra degustazione appartiene alla linea “Cru”, eccolo:

Le uve provengono dal vigneto di San Polo di Piave, condotte in regime di conversione al biologico (ci riferiamo ovviamente all’annata che abbiamo degustato) ed allevate in parte a Sylvoz ed in  parte a Guyot, con densità d’impianto da 4.500 a 7.500 ceppi/ettaro e con resa di 70 q.li/ha.
Vendemmiate nella prima settimana di settembre, prima della fermentazione sono sottoposte a criomacerazione per 12 ore, l’affinamento sui lieviti si protrae per circa sei mesi ai quali ne seguono altrettanti in bottiglia.

Il color, oro intenso, seppur molto bello, ci indica immediatamente che siamo di fronte ad un vino con qualche anno sulle spalle.
Mediamente intenso al naso, si colgono da subito le note evolutive, con sentori di mela ed accenni d’idrocarburi (d’altra parte uno dei suoi genitori è il Riesling), completano il quadro olfattiva alcune note di melone, pesca gialla ed agrumi piuttosto maturi. Siamo per l’appunto in quella sottile –e non ben definita- linea di confine che separa un vino, diciamo, evoluto, da uno che inizia a presentare i primi segni dovuti all’ossidazione.
Sia chiaro, si tratta di sentori interessanti, e piacevoli che hanno preso il posto delle note di frutta fresca e di fiori del vino giovane.
Dotato di buona struttura, morbido (freschezza e sapidità rimangono ormai un ricordo), con sentori di frutta tropicale matura, torta di mele e pasticceria, chiude con lunga persistenza su accenni di zenzero.

Un vino che, nella sua particolarità c’è comunque piaciuto, anche che, riassaggiato il giorno dopo denotava maggiori segni di stanchezza (l’effetto dell’ossigeno).
Ultima annotazione riguarda la retroetichetta, con informazioni in Braille.
Lorenzo Colombo