Suavia e il Trebbiano di Soave
Anche se la famiglia Tessari coltiva uva sin dai primi del Novecento la storia moderna della cantina Suavia ha inizio nel 1982, quando Giovanni Tessari e la moglie Rosetta decidono di vinificare in proprio le uve che sin’allora avevano conferito alla cantina sociale, attualmente l’azienda, che dispone di 30 ettari di vigneti suddivisi in 13 diversi appezzamenti situati su suoli vulcanici e che produce annualmente circa 230.000 bottiglie -di soli vini bianchi- suddivise su nove etichette, è gestita dalle tre sorelle Tessari, Valentina, Alessandra e Meri.
I vigneti sono situati nelle zone più pregiate del Soave Classico, un ettaro, messo a dimora nel 1943 con uve Garganega si trova nell’UGA Fittà, due altri ettari, sempre con Garganega, impiantati nel 1963 si trovano nell’UGA Tremenalto ed un piccolo appezzamento di 3.600 metri quadri è situato nell’UGA Castellaro, messo a dimora nel 1979 sempre con uve Garganega.
La Garganega dunque è il vitigno principalmente coltivato, ma Suavia si distingue soprattutto dalle altre aziende del Soave per la particolare attenzione che viene data all’altro vitigno autoctono, ovvero il Trebbiano di Soave.
Il Trebbiano di Soave

Trebbiano di Soave – La foto è presa dal sito http://catalogoviti.politicheagricole.it/catalogo.php
Quando si parla di Trebbiano la confusione è molta, nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite sono catalogati ben sette vitigni che riportano questo nome, tra questi figura anche il Trebbiano di Soave, vitigno che, sempre secondo il detto registro, vanta i seguenti sinonimi: Verdicchio bianco, Turbiana e Trebbiano di Lugana.
Sempre i dati riportati dal Registro ne certificano una superficie vitata -secondo il censimento agricolo del 2010- (quando verranno infine riportati i dati dell’ultimo censimento avvenuto nel 2021?) di 1.135 ettari.
Anche se il disciplinare di produzione della denominazione Soave prevede che nella composizione di questo vino possa essere utilizzato il Trebbiano di Soave per una percentuale che può arrivare al 30%, in realtà di questo storico vitigno, che nel passato costituiva circa la metà del vigneto soavese ora, nei circa 6.300 ettari iscritti alla Doc non ne rimane che l’1,53% (dati 2020).
Ci sono però alcune aziende che credono moltissimo nelle potenzialità di questo vitigno ed una di queste è l’azienda Suavia.
Nel 2010 Valentina Tessari, enologa dell’azienda, ha infatti intrapreso, con la collaborazione di Attilio Scienza e l’Università degli Studi di Milano, un progetto di riscoperta e valorizzazione di questo vitigno, selezionando oltre dieci genotipi di Trebbiano di Soave all’interno della varietà, questi sono stati messi a dimora in un vigneto sperimentale, ne è stato studiato il comportamento e la capacità di adattamento e dopo alcuni anni sono stati selezionati i quattro genotipi più resistenti e adatti alla vinificazione, dando così il via all’ impianto di un vigneto dedicato interamente al questo vitigno.
Da questo vigneto è nato il Massifitti, primo vino in purezza da Trebbiano di Soave la cui prima vendemmia risale al 2008 e che è stato messo in commercio nel 2010.
La degustazione
Nello scorso mese di marzo, presso Linfa, Ristorante Vegano Gluten Free, a Milano, abbiamo potuto assaggiare quattro vini in compagnia di Alessandra Tessari.
Ecco il nostro pensiero:
– VSQ Metodo Classico Dosaggio Zero “Opera Semplice” Atto V
Metodo Classico da sole uve Trebbiano di Soave selezionate all’interno del vigneto Massifitti appartenente all’UGA Fittà.
Si tratta di circa due ettari di vigna situata a 300 metri d’altitudine su suolo di natura vulcanica con elevata presenza di basalto, l’esposizione è in pieno sud.
La fermentazione alcolica si svolge con l’utilizzo di lieviti indigeni mentre la sosta in bottiglia sui lieviti è di 24 mesi, viene prodotto senza solfiti aggiunti.
La prima annata di produzione è stata la 2011 e viene prodotto unicamente in annate considerate ottimale, quella in assaggio è la sua quinta edizione.
ne sono state prodotte unicamente 2.000 bottiglie vendute in azienda a 25 euro.
Il suo colore è giallo dorato di buona intensità, bella l’effervescenza.
Discretamente intenso al naso, i suoi profumi rimandano a sentori di lieviti e di frutta a polpa gialla con leggere note di mela.
Intenso e asciutto al palato, decisamente sapido, media la sua struttura, vi troviamo nuovamente sentori di mela e accenni vegetali, buona la sua persistenza.
Un vino assai particolare e interessante.
– Soave Classico Doc 2024
Frutto di sola uva garganega proveniente da diversi vigneti che hanno un’età media di 40 anni e sono situati a 300 metri d’altitudine nella parte settentrionale della zona del Soave Classico, il suolo è d’origine vulcanica e le esposizioni sono
diverse.
La vendemmia s’effettua nella seconda metà del mese di settembre e sia la fermentazione che l’affinamento si svolgono in vasche d’acciaio, il vino riposa sulle fecce fini per cinque mesi prima d’essere imbottigliato.
Prodotto per la prima volta nel 1983, con circa 140.000 bottiglie/anno è il vino aziendale più prodotto, tappato con tappo a vite il suo costo in azienda è di 13 euro.
Color giallo paglierino luminoso e di buona intensità tendente, presenta riflessi tendenti all’oro verde.
Bel naso, di discreta intensità, fresco e pulito, un poco semplice data la gioventù del vino, ci colgono sentori di frutta a polpa bianca, pesca e accenni floreali.
Fresco, succoso e sapido alla bocca, con un bel frutto, pesca bianca e leggeri accenni vegetali, leggeri accenni piccanti, buona la persistenza.
Un vino piacevole, che necessiterebbe di maggior tempo per potersi esprimere al meglio.
– Bianco Veronese Igt “Massifitti” 2021
Prodotto con uve Trebbiano di Soave provenienti dal vigneto Massifitti (vedi Opera Semplice, il primo vino descritto) che prende il nome dalla numerosa presenza di rocce balsamiche di grandi dimensioni.
Messo a dimora nel 2006 utilizzando vecchi cloni di Trebbiano di Soave selezionate in collaborazione con Attilio Scienza e la facoltà d’Agraria dell’Università di Milano.
La vendemmia s’effettua ad inizio settembre e sia la fermentazione che l’affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta sulle fecce fini per 15 mesi ai quali seguono ulteriori 12 mesi di sosta in bottiglia.
20.000 le bottiglie prodotte e decisamente allettante il suo prezzo in azienda: 15,50 euro.
Il suo colore è giallo paglierino con riflessi dorati.
Buona l’eleganza olfattiva e media la sua intensità, verticale, presenta un bel frutto nitido e pulito.
Discreta la sua struttura, sapido e con spiccata vena acida, verticale, succoso e asciutto, presenta leggeri accenni tannici, lunga la sua persistenza.
Notevole.
– Soave Classico Doc “Monte Carbonare” 2022
Da uve garganega in purezza, provenienti da un vigneto di sei ettari d’estensione inserito all’interno dell’UGA Carbonare, situato a 280 metri d’altitudine su suolo vulcanico con presenza d’argilla ha un’età media di 60 anni ed è allevato a pergola con esposizione nord-est, nord-ovest.
La vendemmia s’effettua ad inizio ottobre, fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vini rimane per un anno sulle fecce fini, ai quali seguono sei mesi di sosta in bottiglia.
40.000 le bottiglie prodotte, vendute in azienda a 17 euro.
Color giallo paglierino-dorato luminoso.
Discreta la sua intensità olfattiva, sentori di frutta gialla matura ed accenni tropicali.
Mediamente strutturato, fresco e succoso, presenta un bel frutto, pesca gialla e ananas e leggeri accenni piccanti, lunga la sua persistenza.
Più grasso ed ampio rispetto al Massifitti, anche se meno verticale.
Lorenzo Colombo