Vini difettosi per i più coraggiosi
Sono anni ormai che, dopo una prima fase in cui per poter essere accettato in VinNatur un produttore doveva garantire il rispetto del rigido disciplinare autoimpostosi dall’associazione ed i relativi periodici controlli, cercando di rendere il più possibile “naturali” -nel senso di escludere, sia in vigneto che in cantina qualsiasi elemento che potesse compromettere la qualità dei suoli e la purezza dei vini- convinti che i loro vini “fossero i più buoni del mondo” hanno infine pensato di mettersi in gioco.
Ne sono prova i due incontri con la stampa avvenuti nel 2018 e 2019 duranti i quali sono stati messi in degustazione, a bottiglie coperte, oltre 200 vini, sottoponendoli al giudizio di una commissione di giornalisti sia italiani che stranieri.
Ricordiamo ancora con piacere l’incontro del 2018, al quale, in verità con un certo scetticismo iniziale, avevamo partecipato, degustando 138 vini e trovandone un notevole numero assai interessante (vedi).
Quest’anno, sempre nell’ottica di migliorare i vini dei loro soci e farne comprendere le eventuali problematiche ed i più comuni difetti, è stata organizzata una degustazione in collegamento Web, di vini artificialmente inquinati.
Due batterie, la prima composta da tre vini bianchi e la seconda da quattro rossi è stata messa in degustazione, martedì 14 luglio, sotto la regia di Juri Romboli e Damiano Barbato del FoodMicroTeam, Spin off Accademico dell’Università degli Studi di Firenze che fornisce assistenza tecnico-scientifica alle aziende agroalimentari, in particolare a quelle che producono bevande e alimenti fermentati.
Nulla è stato detto su questi campioni, ma è stata lasciata ai partecipanti – una decina tra degustatori e giornalisti del vino- la possibilità di assaggiarli liberamente e di enunciare le proprie impressioni, prima di giungere alle conclusioni.
Che dire? La degustazione è stata decisamente interessante, la difettosità dei vini era percepibile, più difficile riconoscerne i difetti e dare loro un nome.
Iniziamo dal vino N.7, che pur non essendo inquinato appariva amaro, cattivo, rifermentato, anonimo, fatto assaggiare in seguito ad un paio di persone che normalmente bevono vino vi hanno trovato sentori di pesca, limone vecchio, acido, succo di mela, muffa. Non certo una bella descrizione per un vino normalmente in commercio.
Nel vino N.5 abbiamo trovato sentori di smalto, silicone, note acetiche, le due persone che erano con me l’hanno descritto con note erbacee, origano, pane, poco piacevole nel complesso.
Il N.6 appariva piatto, anonimo, con note acetiche e sentori di limone vecchio, mentre i miei (diciamo) collaboratori hanno parlato di birra, aceto, detersivo, ammoniaca, pungente.
Passiamo ai vini rossi:
Il vino N.1 -pur essendo un campione senza difetti- c’è parso piuttosto anonimo, con sentori di frutta rossa un poco stanca.
Sentori acetosi al naso e tannino squilibrato è quanto hanno espresso coloro che assaggiavano con me.
Anche l’altro vino “corretto”, ovvero il N.4 c’è parso piuttosto anonimo e sgraziato, con sentori di frutto rosso maturo.
Ciliegia aspra e note un poco sporche come di uva leggermente marcia sono i termini col quale è stato descritto dai miei “collaboratori”.
Arriviamo ai vini inquinati, il N.2 ci ha dato note di secchino, stalla, sudore animale, frutta macerata, botte sporca, con tannino amaro, mentre nella descrizione di coloro che hanno assaggiato con me troviamo: medicinale, catrame, cenere, cantina con poco igiene.
L’ultimo campione, ovvero il N.3 ci è parso scomposto, con acidità squilibrata e con sentori di stalla e di tintura di iodio. Frutta andata a male, medicinale, stalla e cenere la descrizione degli altri che hanno assaggiato con me.
In conclusione, come già specificato sopra, non è stato facile attribuire il corretto difetto ai vini, difetti che nel caso dei vini bianchi difficilmente si riscontrano durante le normali degustazioni, più facili da trovare in alcuni vini in commercio le problematiche riscontrate nei vini rossi, anche se decisamente su livelli minori.
Ecco infine quanto c’è stato proposto con la relativa difettosità (ovviamente non ci sono stati riferiti i nomi dei vitigni, dei vini e dei loro produttori, presumiamo comunque trattarsi di prodotti di fascia bassissima):
1ª Batteria, composta da 3 vini bianchi
VINO N° 7: Vino bianco tal quale (ovvero bottiglia non inquinata)
VINO N° 5: Stesso vino al quale è stato alterato il quadro chimico per mimare un’alterazione causata da batteri lattici (spunto lattico – agrodolce).
VINO N° 6: Stesso vino al quale è stato alterato il quadro chimico per mimare un’alterazione causata da batteri acetici (spunto acetico).
2ª Batteria, composta da 4 vini rossi
VINI N° 1 e 4: 2 vini rossi tal quali (2 vini diversi non inquinati)
VINO N° 2: come vino N.1 addizionato di 4-etilfenolo
VINO N° 3: come vino N.4 addizionato di 4-etilguaiacolo
Nota: il 4-etilfenolo ed il 4-etilguaiacolo sono metaboliti prodotti a seguito della contaminazione di un vino da parte di lieviti del genere Brettanomyces.
Lorenzo Colombo