Colline Albelle, un’enologo francese a Riparbella
Il bello di questo mestiere, che mestiere poi non è, essendo più che altro un piacevolissimo hobby è che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, vini e aziende che non si conoscono e che raccontano storie di persone.
L’ultima azienda, in ordine di tempo, che abbiamo scoperto (sia chiaro, non è che l’abbiamo scoperta noi, solamente non la conoscevamo) è Colline Albelle, situata a Riparbella e che prende per l’appunto il nome dall’antico nome (scusate la ripetizione) di questa località, Ripa Albella, cioè Ripa bianca.
L’azienda è di proprietà di Julian Reneaud, enologo di Carcassonne e di Dilyana Vassileva e Irene Georgova, entrambe bulgare, che nel 2016 acquistano un’azienda ormai semiabbandonata composta da una quarantina d’ettari, poco meno della metà vitati e di un casale.
Julian, laureatosi in enologia nel 2008, nonostante la giovane età ha acquisito una notevole esperienza, girando il mondo ha avuto l’opportunità di lavorare per l’azienda californiana Opus One dov’è rimasto per due anni e successivamente, dal 2014 per Caiarossa, azienda di Riparbella, come direttore.

Julian Reneaud
Vengono così sistemati, o per meglio dire ripiantati i vigneti, mettendo a dimora sia varietà locali, come Vermentino, Ciliegiolo, Canaiolo bianco e Sangiovese, ma anche vitigni internazionali, Merlot e Petit Manseng e sin da subito si punta al biologico (la certificazione arriverà nel 2022) ed al biodinamico, per tutto il resto della tenuta ci sono boschi.
Nel 2020 esce il primo vino, l’InBianco, un Vermentino insolito, diverso da tutti gli altri assaggiati sin’ora, a seguire ecco l’InRosso, da uve Merlot e ultimo nato, sin’ora, il Serto, da uve Sangiovese.
I prossimi vini che usciranno avranno il nome di Altenubi, da uve Ciliegiolo, Halis, prodotto con Canaiolo bianco e Nebe, un vino passito da uve Petit Masnseng.
Abbiamo avuto l’opportunità d’assaggiare i primi tre vini -in compagnia di Julian- presso il ristorante recentemente bistellato Verso, a Milano, e qui dobbiamo fare un appunto -è la seconda volta che lo facciamo- ovvero i bicchieri sapevano tremendamente di cartone, penalizzando di conseguenza i vini.
Eccoli infine i vini degustati
– Vermentino di Toscana Igp “InBianco”
E’ ormai cosa più unica che rara trovare un vino bianco con una così bassa gradazione alcolica, è di infatti 10,3% vol. quella del vino dell’annata 2021 e di 10,2% vol. quella di quello dell’annata precedente, si tratta di gradazioni naturali, ovvero non dovute a dealcolizzazione, ma ottenute tramite una particolare lavorazione che prevede anzitutto una vendemmia anticipata, quando ancora l’uva non ha raggiunto la maturazione fenologica.
Prodotto con uve Vermentino provenienti dal vigneto La Petraia, situato su suolo composto da argille bianche con presenza di sabbia e ciottoli, l’estensione è di 0,45 ettari e le viti, che hanno oltre vent’anni d’età, sono allevate a Guyot con densità di 6.500 ceppi/ha.
Le uve vengono vendemmiate molto presto, prima della metà d’agosto -l’idea è quella di produrre “quasi” una base spumante- la fermentazione alcolica si svolge in vasche d’acciaio dove s’effettua anche la malolattica, necessaria per abbassare l’acidità del vino, essendo le uve raccolte non a piena maturazione, l’affinamento avviene per il 90% in vasche d’acciaio e per la parte rimanente in barriques non tostate.
Di questo vino abbiamo assaggiato le due annate sin’ora prodotte.
– 2021 – Color giallo paglierino di buona intensità con riflessi dorati.
Mediamente intenso al naso dove cogliamo sentori di fieno e d’erbe aromatiche, frutta a polpa bianca ed accenni d’agrumi.
Fresco, di struttura leggera, con discreta vena sapida, vi troviamo leggere note verdi ed accenni tannici.
3.733 le bottiglie prodotte.
– 2020 – Color paglierino tendente al dorato, leggermente più intenso del precedente vino.
Discretamente intenso al naso, frutta a polpa gialla e leggere note d’idrocarburi.
Mediamente strutturato, sapido, note tanniche e sentori idrocarburici, buona la sua persistenza.
4.000 le bottiglie prodotte.
– Merlot Toscana Igp “InRosso” 2021
Da vigne d’oltre vent’anni d’età condotte a Cordone speronato con densità di 6.500 ceppi/ha.
Fermentazione in vasche d’acciaio condotta con lieviti indigeni, affinamento per il 30% del vino in barriques per 18 mesi.
Rubino-purpureo, luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, frutto rosso fresco, note vegetali.
Asciutto, di medio corpo, ciliegia, tannino un poco verde, discreta la sua persistenza.
– Sangiovese Toscana Igp “Serto” 2020
Le uve provengono da un vigneto di 27 anni d’età allevato a Guyot con densità di 6.500 ceppi/ha, la vendemmia s’effettua a fine agosto.
Fermentazione alcolica e malolattica si svolgono in vasche d’acciaio, il vino quindi s’affina in barriques per 30 mesi.
Sono 2.300 le bottiglie prodotte.
Molto bello il colore, rubino-granato luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, frutto rosso selvatico, leggere note vanigliate.
Succoso, fresco e asciutto, di media struttura, con bella trama tannica, sentori di radice di liquirizia, buona la persistenza.
E’ il vino che abbiamo preferito.
Lorenzo Colombo