Cantine Garrone: Il Prünent e le Valli Ossolane
Prünent è un sinonimo del vitigno Nebbiolo, come lo sono Spanna, Chiavennasca e Picutener.
Il termine è utilizzabile unicamente per designare i vini prodotti nella Doc Valli Ossolane, una denominazione di recente creazione, il suo disciplinare di produzione è infatti stato inserito in Gazzetta Ufficiale nel novembre del 2009.
La Doc prevede la produzione di vini bianchi, rossi e con indicazione del vitigno Nebbiolo che può anche fregiarsi della menzione “Superiore”.
Per quanto riguarda il Valli Ossolane Bianco il vitigno utilizzato è lo Chardonnay che dev’essere presente in percentuale non inferiore al 60%, mentre per i vini rossi si possono utilizzare Nebbiolo, Merlot e Croatina che sia disgiuntamente, che congiuntamente debbono essere presenti anche in questo caso per almeno il 60%.
Nel caso si voglia indicare in etichetta il vitigno, possibilità consentita unicamente al Nebbiolo, la sua percentuale -come avviene per la maggior parte dei vini a denominazione- non può essere inferiore all’85%.
La denominazione Valli Ossolane è situata nella parte più a Nord del Piemonte, nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola e copre il territorio di 17 comuni.
Qui la superficie a Nebbiolo è assai limitata, quella rivendicata nel 2020, secondo i dati forniti dalla Vignaioli Piemontesi, che ogni anno redige un rapporto sull’annata vitivinicola in Piemonte, è di soli 6,17 ettari, per una produzione di circa 272 ettolitri, il che equivale a poco più di 36.000 bottiglie.
Si tratta quindi di una produzione assai di nicchia ed in effetti è piuttosto difficile trovare questi prodotti scostandosi anche di poco dalla loro zona di produzione.
La produzione di vino in questo territorio, un tempo fiorente, -è attestata sin dal 1309- poteva contare su 800 ettari di vigna ed ha avuto una battuta d’arresto con l’avvento della fillossera, tra fine Ottocento ed inizio Novecento, portando l’estensione vitata ad una trentina d’ettari negli anni Novanta del secolo scorso ed ora solamente un pugno di viticoltori stanno rilanciando questo territorio.
La Cantine Garrone ha iniziato a vinificare nel 1994 e sino ad una decina d’anni fa era l’unica realtà produttrice di vino presente sul territorio , negli ultimi anni si sono aggiunte altre piccole aziende, portando a sei il numero di produttori.
L’azienda
La Cantine Garrone si trova ad Oira, frazione di Cravadossola, nella parte Nord della denominazione ed è attiva sin dal 1920, attualmente è gestita da un quartetto composto da Roberto, Mario, Marco e Matteo Garrone.
L’azienda dispone di tre ettari di vigneti in proprietà situati su gradoni sostenuti da muretti a secco con piante anche centenarie e prefilosseriche, inoltre acquista parte delle uve da circa una cinquantina di piccoli viticoltori aderenti all’APAO (Associazione Produttori Agricoli Ossolani) -seguiti dall’agronomo di Cantine Garrone- che gestiscono un totale d’una decina d’ettari, a causa delle caratteristiche ambientali tutte le lavorazioni sono svolte unicamente a mano.
I vigneti sono esposti a Sud su terrazzamenti scavati nella roccia e sostenuti da muretti a secco e, in considerazione della vicinanza con alcuni laghi: Lago Maggiore, Lago d’Orta, Lago di Mergozzo, godono di un microclima particolare.
I suoli, pur differenti tra loro, sono di natura acida, con sabbia prevalente dovuta al disfacimento delle rocce e poca argilla.
L’età media dei vigneti è di circa 60 anni, con la presenza di alcuni esemplari di vite prefilosserici che superano i 200 anni e che sono allevati con il caratteristico sistema a pergola tipico di alcune zone del Nord Piemonte che prende il nome di “Toppia”, sistema che permetteva di piantare ortaggi vari sfruttando i suolo sotto le vigne.
Successivamente, tra l’inizio degli anni Novanta ed il 2000 sono stati messi a dimora altri vigneti, ed altri ancora dal 2010 in poi, in questo caso il sistema d’allevamento adottato è stato il Guyot il che permette una miglior gestione delle vigne e soprattutto una riduzione delle ore necessarie a gestirle.
Oltre al Nebbiolo (Prünent) ed alla Croatina, vitigno che in zona veniva (e viene) spesso utilizzato in piccole percentuali nel blend col Nebbiolo, vi si coltivano anche Merlot e Chardonnay.
Per quanto riguarda il Prünent l’azienda ha collaborato con l’Università di Torino per la selezione di tre specifici cloni di Nebbiolo Ossolano che ogi vengono riprodotti in vivaio.
I vini
Abbiamo avuto l’opportunità d’assaggiare cinque dei vini prodotti, in compagnia dei fratelli Matteo e Marco Garrone durante un pranzo stampa presso il Ristorante Il Liberty, a Milano, ecco quanto ne abbiamo tratto:
– Vino Rosso Munaloss 2020
70% Nebbiolo, 30% Croatina, resa 80 q.li/ettaro.
Fermentazione in vasche d’acciaio, dove il vino rimane in affinamento per un anno.
Bottiglie prodotte annualmente 25.000.
Color rubino luminoso di media intensità, tendente al melograno, luminoso e trasparente.
Discreta l’intensità olfattiva, si colgono sentori di piccoli frutti rossi e di ciliegia selvatica uniti a leggeri accenni speziati.
Fresco ed asciutto al palato, sapido, con tannini decisi ma non fastidiosi, bella vena acida e buona persistenza.
Un vino non complesso ma dalla piacevolissima e godibile beva.
– Valli Ossolane DOC Nebbiolo Superiore Prünent 2019
Uve Nebbiolo, con resa di 60 q.li/ettaro.
Fermentazione in vasche d’acciaio, successivo trasferimento in botti da 20 ettolitri dove il vino subisce la fermentazione malolattica e dove rimane a maturare per un anno, seguono ulteriori sei mesi di sosta in bottiglia.
8.000 le bottiglie prodotte annualmente.
Color granato di media intensità, luminoso e trasparente.
Intenso al naso dove presenta sentori di ciliegia matura, spezie dolci ed accenni balsamici.
Dotato di discreta struttura, succoso, asciutto, con tannini decisi ma ben integrati, note fruttate (frutto rosso) ed accenni di radici, lunga la sua persistenza.
Un vino assai particolare, dotato di buona verticalità, un Nebbiolo di montagna.
– Valli Ossolane DOC Nebbiolo Superiore Prünent Diecibrente 2019
Da uve Nebbiolo in purezza, provenienti da un singolo vigneto di 90 anni d’età, allevato a pergola, la resa è di 60 q.li/ettaro.
La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio, mentre la maturazione viene effettuata in botti di rovere da 20 ettolitri, dove il vino sosta per 15 mesi.
Il vino non è ancora in commercio, le bottiglie per quest’annata saranno circa 2.500, mentre negli anni precedenti la sua produzione era limitata a 660 bottiglie.
Il colore è rubino luminoso e trasparente con leggeri riflessi color granato.
Intenso al naso dove cogliamo un frutto rosso fresco unito a note balsamiche con qualche accenno di legno.
fresco e succoso al palato, presenta una spiccata vena acida, note di liquirizia e lunga persistenza.
– Valli Ossolane DOC Rosso Tarlap 2020
Uve Merlot, resa 80 q.li/ettaro.
Vinificazione in vasche d’acciaio e maturazione in botti da 20 ettolitri per un anno.
8.000 le bottiglie prodotte annualmente.
Color rubino-violaceo di buona intensità.
Intenso al naso anche se all’inizio appare un poco chiuso, s’apre quindi su sentori di frutto rosso surmaturo e di ciliegia matura.
Di media struttura, presenta leggeri accenni vegetali che rimandano al peperone verde, tannino un poco verde.
– Valli Ossolane DOC Rosso Cà d’Maté 2017 (Servito in Magnum)
80% Nebbiolo e 20% Croatina, resa 70 q.li/ettaro.
Vinificazione in vasche d’acciaio e successiva sosta in botti da 20 ettolitri – dove si svolgerà anche la fermentazione malolattica- per un anno, ulteriore affinamento in bottiglia per almeno sei mesi prima della commercializzazione.
8.000 le bottiglie prodotte.
Granato trasparente e luminoso il colore.
Discretamente intenso al naso, molto bello il frutto rosso, accenni balsamici e di spezie dolci.
Discretamente strutturato, succoso e fresco, con bella trama tannica e lunga persistenza su sentori di liquirizia dolce.
Bel vino, armonico ed equilibrato.
Un fil rouge lega questi vini, caratterizzati da freschezza, sapidità, verticalità e struttura mai pesante, vini che ricordano appunto la montagna; un poco fuori dal coro, a causa del diverso vitigno utilizzato, è il Tarlap, che comunque presenta, soprattutto alla bocca le caratteristiche vegetali di un Merlot prodotto in zone fredde.
Lorenzo Colombo
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