IGP: Dalla Patagonia arriva il grande pinot nero di Bodega Chacra

Piero Incisa della Rocchetta
Il colpo di fulmine esiste e, senza dare preavviso, può cambiare radicalmente la tua vita sia che si parla di una donna (o uomo), sia che si parli, come in questo caso, di vino. Protagonista principale di questa mia improvvisa storia di “amore enologico” è Piero Incisa della Rocchetta che nel 2001, durante un “blind tasting” di pinot noir provenienti da tutto il mondo, balzò sopra la sedia dopo aver scoperto, con suo grande stupore, che il più buono proveniva dall’Argentina e, in particolar modo, era prodotto dalla storica azienda Humberto Canale situata nella Rio Negro Valley, ovvero in quella lontanissima zona, almeno per noi italiani, chiamata Patagonia.



Pinot noir
Dopo circa 16 anni dalla sua fondazione Bodega Chacra è una azienda che si estende per circa 45 ettari di vigneti (di proprietà e in affitto) gestiti secondo i principi dell’agricoltura biodinamica con l’obiettivo di evitare, sia in vigna che durante i processi di vinificazione, ogni possibile intervento di meccanizzazione che possa essere riferibile alla mano dell’uomo. La cantina, in particolare, è il regno del mio amico Gabriele Graia, consulente enologo, che in linea con la filosofia naturale dell’azienda cerca di preservare tutto il potenziale dell’uva fermentando spontaneamente il mosto in vasche di cemento mentre il vino, una volta affinato, non viene né chiarificato né filtrato ricevendo prima dell’imbottigliamento solo una dose minima di solforosa anche se, come vedremo, la gamma dei vini di Bodega Chacra si avvale anche di un Pinot noir senza solfiti aggiunti.
Con Gabriele Graia, che ho intercettato a Roma qualche tempo fa, ho avuto occasione di degustare alcune annate di Bodega Chacra iniziando dal loro interessantissimo chardonnay.
– Bodega Chacra – Cincuenta y Cinco 2018 (100% pinot noir): il vino, come riporta il suo nome, proviene da vigneti piantati nel 1955 su terreno tipicamente alluvionale. Dal punto di vista olfattivo ha un corredo aromatico davvero emozionante visto che gioca su ricordi di fiori rossi, peonia e viola su tutti, fragola, a cui segue un sottofondo iodato davvero consistente. Al palato torna di nuovo la purezza e la coerenza del pinot nero di Chacra accompagnata da una persistenza minerale che non avevo trovato nei precedenti vini. Nota tecnica: fermentazione naturale in vasche di cemento usando grappoli interi. Successivo affinamento di 14 mesi in botti di rovere francese.
Andrea Petrini