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In Tuscia per cantine

Ovviamente, nel nostro tour in Tuscia di inizio gennaio non potevano certamente mancare le cantine, ne abbiamo visitate, seppur brevemente tre, si tratta di:

Podere Orto: dove il Lazio incontra l’Umbria e la Toscana.
L’azienda si trova a Trevinano, frazione di Acquapendente situata a 620 metri d’altitudine, ultimo lembo di Lazio che s’insinua tra l’Umbria e la Toscana, a nord-ovest della Riserva Naturale del Monte Rufeno.
Gestita da Giuliano Salesis e Simona De Vecchis, Giuliano si occupa di vigna e cantine mentre Simona gestisce l’agriturismo annesso.

Podere Orto

L’azienda dispone di 8,5 ettari, quattro dei quali vitati tramite una rigorosa selezione massale prelevando il materiale da un vecchio vigneto messo a dimora negli anni settanta, i vigneti sono gestiti ad alberello palificato e sono inerbiti spontaneamente e vi dimorano una decina di vitigni a bacca bianca oltre a Grechetto rosso, Sangiovese e Ciliegiolo.

Podere Orto

I vigneti sono stati messi a dimora tra il 2009 ed il 2018 su suoli prevalentemente argillosi-sabbiosi, il clima, nei mesi della maturazione dell’uva è caratterizzato da una notevole escursione termica tra il giorno e la notte.

Dal 2007 si lavora seguendo i dettami della biodinamica, la fermentazione alcolica s’effettua senza aggiunta di lieviti selezionati né di coadiuvanti ed il vino viene imbottigliato senz’essere filtrato aggiungendo, quando serve, un minimo quantitativo di solforosa.
In cantina s’utilizzano unicamente contenitori neutri, vasche in acciaio per i vini bianchi e vetroresina per quelli rossi, cinque i vini prodotti, tutti come Lazio IGT, per un totale di 10-12.000 bottiglie anno.

Un paio di questi li abbiamo assaggiati, si tratta dell’Igt Lazio Bianco 2021 e dell’Igt Rosso 2019.

Entrambi sono vini assai particolari, il primo si presenta con un color rame, intenso al naso dove s’esprime su note macerative che rimandano alla buccia d’uva mentre alla bocca lo troviamo sapido e con note tanniche, vi cogliamo sentori di mela e lunga persistenza.
Viene prodotto con uve Procanico in maggior parte più altri vitigni a bacca bianca, le uve provengono da vigneti messi a dimora negli anni 1970, 2009 e 2015, esposti a nord e ad ovest sono condotti a Guyot con densità di 5.500 e 7.000 ceppi/ettaro mentre la resa è di 60 q.li/ha.
Vinificato in acciaio vi sosta poi in affinamento per 12 mesi ai quali ne seguono altrettanti permanenza in bottiglia prima della commercializzazione. Sono 2.000 le bottiglie prodotte.

L’Igt Lazio Rosso viene prodotto con uve Grechetto rosso, Sangiovese, Ciliegiolo più piccole percentuiali d’altre varietà autoctone.
Le vigne, esposte a sud e ad ovest sono condotte ad alberello palificato con densità di 7.000 ceppi/ettrao e sono state messe a dimora nel 1970 e nel 2009, la resa è di 50-60 q.li/ha.
L’uva, parzialmente diraspata fermenta in piccoli contenitori di legno aperti con follature giornaliere, il vino matura quindi per due anni in contenitori di vetroresina prima d’essere imbottigliato e quindi affinato per altri 12 mesi. Se ne producono 3.500 bottiglie/anno.

Alla vista si presenta con un color rubino, intenso al naso, asciutto e mediamente strutturato alla bocca.

La seconda azienda che visitiamo è Vigne del Patrimonio.

Pianiano – scorcio

Situata ad Ischia di Castro, in località Vepre, vi giungiamo dopo aver visitato il piccolo borgo di Pianiano, frazione del comune di Cellere, qui risiedono abitualmente undici persone, in quella che fu una Rocca tuttora circondata da mura, visitando il minuscolo borgo pare d’immergersi nel medioevo, tutto è curato tanto da sembrare lo scenario ideale per un film.

Nata nel 2008, ad opera di Rosa e Michele Capece l’azienda prende il nome dall’antica denominazione della provincia di Viterbo quando faceva parte dello Stato Pontificio, ovvero “Patrimonio di San Pietro”.
Vigne del Patrimonio s’avvale della collaborazione del Prof. Marco Esti dell’Università della Tuscia di Viterbo che ha messo ha punto il Protocollo Zei (Zero Environmental Impact) al quale l’azienda s’attiene.

L’azienda dispone di 4,5 ettari di vigna ed i vitigni allevato sono tutti d’origine francese, Chardonnay e Pinot noir per la produzione di spumanti Metodo Classico che sono la maggior parte della produzione aziendale e Cabernet franc utilizzato per produrre il Rosso Vepre, che prende nome dalla frazione nella quale si trova la sede aziendale.

Interessanti i due Metodo Classico assaggiati, l’Aladoro Brut del 2014 prodotto con uve Chardonnay s’avvale d’un affinamento sui lieviti di ben 50 mesi ed è caratterizzato da un naso intenso, fresco, pulito, agrumato con sentori di frutta a polpa bianca, la decisa nota fresca è percepibile anche alla bocca dove troviamo un vino verticale, sapido, citrino, agrumato, con una spiccata vena acida ed una lunga persistenza.
Un vino decisamente interessante.

L’altro Metodo Classico che abbiamo assaggiato è l’Ala Cuvée Brut, blend in parti uguali di Chardonnay e Pinot noir delle annate 2012 e 2013, affinato per 48 mesi sui lieviti.
Il vino si presenta con un color giallo-oro intenso, fresco e di discreta intensità olfattiva, pulito, con sentori di lieviti, frutta a polpa gialla e note d’agrumi, intenso al palato, con effervescenza decisa, molto sapido, fresco, cremoso, agrumato e dalla lunga persistenza.
Altro vino interessante.

Abbiamo inoltre assaggiato il Rosso Vepre del 2017, vino non ancora in commercio, dal color rubino di discreta intensità, di media intensità olfattiva, vi cogliamo un frutto rosso leggermente speziato e leggeri e piacevoli accenni vegetali, fresco al palato, asciutto e succoso, mediamente strutturato, con bella trama tannica, presenta note vegetali ed accenni di legno ancora da digerire.

La terza azienda visitata è quella di Antonella Pacchiarotti, situata nel centro di Grotte di Castro, dotata di una cantina scavata nella roccia, (assolutamente da vedere) che, con una discesa impressionante arriva sino al centro del paese. Cantina bellissima da vedere, non certo da gestire.

Pacchiarotti – Cantina

Nata nel 1998 è situata nel cuore della Doc Aleatico di Gradoli e quasi tutta la su produzione che s’attesta sulle 10.000 bottiglie/anno -ricavate da 3,5 ettari di vigna che s’affacciano dai loro 500 metri d’altitudine, sul Lago di Bolsena- è imperniata su questo vitigno aromatico dal quale, vinificato in varie modalità, Antonella ricava diverse tipologie di vino, bianco, rosato, rosso, passito.
Unico vino prodotto con altri vitigni è l’Igt Bianco Fatì per il quale s’utilizzano Procanico e Roscetto.

Durante la nostra visita presso la cantina situata nel centro del paese abbiamo potuto degustare quasi tutti i vini, alcuni dei quali in più annate.
Purtroppo, a causa del poco spazio a disposizione e dell’elevato numero di partecipanti, la degustazione è stata effettuata in piedi ragione per cui non abbiamo preso appunti, ci ricordiamo però e la cosa ci ha incuriositi, la differenza tra i due vini rosa, ovvero il Pian di Stelle, tipico e fresco vino rosa prodotto tramite la tecnica della pressatura diretta e della fermentazione in acciaio che s’esprime con i tipici sentori del vitigno e di questa tipologia di vini, ovvero piccoli frutti rossi e leggere note aromatiche e floreali.
Decisamente più insolito il Ramatico così chiamato a causa del suo colore, assai diverso dal precedente e dovuto ad una breve sosta delle uve in pressa vino assai più curioso e meno scontato del precedente, seppure entrambi vengono prodotti con uve provenienti dal medesimo vigneto, questo vino ci è parso più asciutto del precedente e invece sentori di frutta a polpa gialla, pesca ed albicocca con qualche leggero accenno tannico dovuto al seppur breve contatto con le bucce.
Abbiamo trovato interessante anche il Cavarosso, una delle rare e belle espressioni dell’Aleatico vinificato secco, un vino morbido e leggermente tannico che non tradisce comunque la sua origine, ovvero la provenienza da un vitigno aromatico.

Ci spiace molto non aver approfondito la conoscenza con questi vini tramite una degustazione più tecnica, cosa che comunque ci ripromettiamo di fare in occasione del nostro prossimo viaggio in Tuscia.
Lorenzo Colombo

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