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Le Barbera di Vinchio Vaglio

Avevamo già assaggiato tutti i vini presenti in questa degustazione, ovviamente di annate precedenti, nel settembre 2022 ed in quell’occasione avevamo anche scritto relativamente alla cantina, alla sua storia ed alla sua produzione.

Questa volta però il discorso è diverso, infatti siamo andati a vedere e toccare con mano i luoghi dove nascono questi vini, anche se la mattinata nebbiosa ci ha permesso solo parzialmente di cogliere al meglio la visione dei vigneti.

Siamo comunque riusciti a cogliere a tratti la bellezza del paesaggio formato da una serie di morbide colline ricoperte da vigneti ordinatamente condotti a giropoggio inframmezzati da boschi, anche se mette tristezza notare le numerose -a volte numerosissime- fallanze causate dalla flavescenza dorata che sta causando gravi perdite soprattutto alle vigne di Barbera, vitigno assai sensibile a questa malattia.
Siamo inoltre riusciti a vedere il vigneto d’ottant’anni d’età dal quale si ricavano le Barbera Vigne Vecchie e naturalmente non è mancata una breve visita alla cantina dove oltre alle vasche d’acciaio, alle botti da 75 ettolitri ed alle barriques, dominano le 160 grandi vasche di cemento disposte su tre piani, quasi a formare un “condominio” del vino.

Poco comunque è cambiato rispetto a quant’avevamo scritto allora (vedi), andiamo quindi a riportare unicamente quanto è variato (o quanto non riportato) nel suddetto articolo al quale vi rimandiamo.

Attualmente i soci della cantina sono 193 e gestiscono 500 ettari di vigneti la cui superficie varia dal mezzo ettaro ad una ventina d’ettari con una media di circa 2,5 ettari cadauno, oltre il 30% dei vigneti ha più di 30 anni d’età e circa il 10% ne ha oltre 50.
La quasi totalità dei vigneti di Barbera -che sono circa il 70%- sono condotti a Guyot con disposizione a Giropoggio, altri vitigni coltivati dai soci sono: Dolcetto, Cortese, Grignolino, Nebbiolo, Brachetto, Moscato, Freisa, Bonarda, Pinot Nero, Chardonnay, Sauvignon e Viognier.

L’azienda, che sino alla fine del secolo scorso produceva in gran parte vino da conferire agli imbottigliatori, dal 2000 ha iniziato ad investire decisamente sul proprio marchio e nel 2009 ha costruito la nuova cantina.
Attualmente sono circa un milione le bottiglie prodotte e grande importanza è stata data inoltre ai Bag in Box assai richiesti soprattutto dai paesi del Nord Europa ma ormai definitivamente sdoganati anche nel nostro paese.

Nel 2024 sono stati vinificati oltre 42.100 quintali d’uva, circa il 70% di questi sono d’uva Barbera, così suddivisi: 14.460 q.li Piemonte Barbera Doc, 10.900 q.li Barbera d’Asti Docg, 1.270 q.li Barbera del Monferrato Doc, 935 q.li Piemonte Barbera Doc Bio, 676 q.li Nizza Docg, 670 q.li Barbera d’Asti Docg Bio.

Matteo Laiolo

Le bottiglie vendute nel 2024 sono state 831.000 mentre i Bag in Box (da 3 e 10 litri) sono stati 729.000 equivalenti a circa 4.148.000 bottiglie.

Ma veniamo alla degustazione durante la quale, guidati dal giovane enologo Matteo Laiolo, abbiamo potuto assaggiare le sei più importanti Barbera prodotte, con una sorpresa finale che ci ha riportato indietro di oltre trent’anni.

Ecco quant’abbiamo assaggiato (potete trovare le note tecniche dei vini nel sopracitato articolo):

 – Barbera d’Asti Docg “Sorì dei Mori” 2023
Molto bello il colore, rubino-purpureo lumi9noso di media intensità.
Intenso al naso, fresco e pulito, vinoso nella sua gioventù, netti sentori di frutta rossa, ciliegia fresca ed accenni floreali.
Fresco e succoso alla bocca, non molto strutturato, con bella vena acida, vi ritroviamo la ciliegia fresca, buona la sua persistenza.
Il prototipo di come dovrebbe essere una Barbera giovane, non molto complessa ma di una piacevolissima ed invitante beva.
Ce la siamo immaginata con un panino al salame.
100.000 circa le bottiglie prodotte annualmente.

 – Barbera d’Asti Superiore Docg “I Tre Vescovi” 2022
Color rubino di buona profondità.
Molto intenso al naso, di buona eleganza, frutto scuro, ciliegia matura, leggere note speziate, accenni di vaniglia.
Discreta la sua struttura, buona la vena acida, oltre al frutto presenta leggeri accenni piccanti di pepe e leggere tracce date dal legno, buona la sua persistenza.
L’abbiamo apprezzato soprattutto al naso, alla bocca pensiamo che il legno si dovrebbe completamente integrare con qualche altro mese di sosta in bottiglia.
Si tratta del vino maggiormente prodotto con circa 250.000 bottiglie/anno.

 – Barbera d’Asti Docg “50 Vigne Vecchie” 2022
Color rubino luminoso di media intensità.
Buona la sua intensità olfattiva, bel frutto, note floreali, balsamico, di buona eleganza.
Discretamente strutturato, fresco, bel frutto, leggeri accenni piccanti, bella vena acida e lunga persistenza.
Un vino di notevole qualità, in pratica lo stesso stile del Sorì dei Mori con maggior eleganza e complessità.
Decisamente più ridotto il numero di bottiglie prodotte annualmente, circa 20.000.

 – Nizza Docg “Laudana” 2021
Color rubino, profondo e luminoso.
Bel naso, intenso, speziato, vanigliato, frutta a bacca scura, ciliegia matura, legno dolce.
Dotato di buona struttura, sapido, frutta a bacca scura, spezie scure, liquirizia, buona vena acida e lunga persistenza.

 – Barbera d’Asti Superiore Docg “Vigne Vecchie” 2020
Molto profondo il colore, unghia color rubino.
Intenso al naso, frutto rosso macerato, legno dolce, accenni di spezie, leggere note chinate.
Intenso e strutturato, frutto rosso maturo, ciliegia e prugna, note piccanti, pepato, liquirizia forte, lunga la persistenza.

 – Nizza Riserva “Docg” Sei Vigne Insynthesis” 2019
Color rubino-granato di buona profondità.
Intenso ed elegante al naso, frutto dolce, note balsamiche, legno dolce.
Strutturato, frutto dolce, vaniglia, liquirizia, buona la vena acida e discreta la persistenza.
Notevole, soprattutto al naso.

In chiusura ci sono state proposte tre vecchie annate di Vigne Vecchie

E’ sempre una grande emozione poter degustare bottiglie con diversi anni sulle spalle, anche se a volte può capitare che l’emozione sia dovuta più al fatto che si sta assaggiando un vino vetusto che non alla sua effettiva qualità.
Non è però questo il caso delle due Barbera più vecchie assaggiate, ovvero la 1991 e la 2006, in questo caso quella più deludente delle tre è stata quella più giovane, ovvero la 2011, che presentava un problema dovuto alla cattiva tenuta del tappo.

Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto salta subito all’occhio il cambio stilistico delle etichette, tutte e tre diverse, anzi tutte e quattro se andiamo a considerare anche il vino dell’annata 2020 dove, altre al cambio d’etichetta si nota anche un cambio di bottiglia, passata dalla bordolese alla borgognotta, tipologia tra l’altro utilizzata per tutte le nuove Barbera.
Altra cosa da notare è la denominazione, i vini del 1991 e 2006 sono commercializzati come Doc, il passaggio a Docg avviene infatti nel 2008.

 – Barbera d’Asti Superiore Doc 1991
L’età del vino si coglie già dal colore, granato di media intensità, unghia aranciata.
Evoluto ma ancora integro al naso, con frutto ancora presente, sentori di sottobosco ed accenni di cuoio, elegante.
Integro anche al palato, la sua struttura si è un poco ridotta, sentori di liquirizia e radici, frutto in sottofondo, discreta la sua persistenza.
Un vino che starebbe benissimo nella rubrica InvecchiatIGP.
Cosa pretendere di più da un vino con 34 anni d’età.

 – Barbera d’Asti Superiore Doc 2006
Profondissimo il colore.
Intenso al naso dove presenta un bel frutto, balsamico, sentori di radici, sottobosco, liquirizia.
Di buona struttura, succoso, con vena acida in equilibrio, legno perfettamente integrato, leggeri accenni piccanti, lunga la persistenza.
In forma smagliante a 19 anni dalla sua vendemmia.

 – Barbera d’Asti Superiore Docg 2011
Profondissimo il suo colore.
Come accennavamo sopra il tappo non ha fatto il suo dovere, il vino infatti presenta accenni ossidativi che rimandano alla mela matura ed ai fiori un poco appassiti.
Buona la struttura, succoso, ma le note ossidative lo penalizzano, sentori di mela, buona la sua persistenza.
Lorenzo Colombo