Sancerre “La Chapelle des Augustines” 2013 – Henri Bourgeois
Chavignol è un villaggio che conta poco più d’un centinaio d’abitanti.
Un tempo comune autonomo, è stato accorpato nel 1794 a Sancerre, divenendone di fatto una frazione.
Oltre che per l’AOC Sancerre il villaggio è famoso per il “Crottin de Chavignol” un formaggio AOP a pasta molle prodotto con latte crudo di capra.
Qui vive la famiglia Bourgeois che, partendo nel 1952 da due ettari di vigneto, ne gestisce ora oltre una settantina, distribuiti in una miriade d’appezzamenti tra Sancerre e Pouilly sur Loire, sulle sponde opposte del fiume Loira.
Nel Sancerrois ci sono oltre 2.800 ettari a vigneto costituiti in prevalenza da Sauvignon blanc (80%) mentre la parte restante è in genere allevata a Pinot noir.
Va da se che i Bourgeois producano numerosi vini utilizzando questi due vitigni, in prevalenza bianchi, sia nelle Aoc Sancerre che Pouilly Fumé, ma anche, seppur il minor misura, nelle tipologie rosso e rosato -previste entrambe dal disciplinare di produzione dell’Aoc Sancerre- con uve Pinot noir.
Nel 2000 i Bourgeois hanno deciso d’investire nell’altro emisfero, in Nuova Zelanda, precisamente a Marlborough, puntando ovviamente sui vitigni che già conoscono a perfezione -Sauvignon blanc e Pinot noir sono infatti alla base della viticoltura neozelandese- fondando la Clos Henri Vineyard.
Il vino
Il vitigno utilizzato è ovviamente il Sauvignon blanc, le uve, raccolte a perfetta maturazione, provengono da vigneti a basse rese, inerbiti negli interfilari, situati su suoli argillosi-calcarei, composti da selce.
La uve, dopo la pressatura fermentano a temperatura controllata (attorno ai 16° C.), quindi il vino matura sui propri lieviti per cinque mesi.
La retro-etichetta recita che per poter coglierlo al massimo della sue potenzialità il vino andrebbe bevuto entro il quinto/settimo anno dalla vendemmia.
Siamo quindi al limite, essendo il vino della vendemmia 2013.
Comunque alla vista appare assai più giovane di quello che è in realtà, il colore è un giallo paglierino luminoso e brillante, che conserva ancora alcuni bagliori verdolini.
Di buona intensità olfattiva, si presenta sin da subito ampio e complesso, con sentori che spaziano dal floreale (fiori di tiglio maturi) a note d’erbe officinali (salvia in primis) ed ad accenni mielosi; la natura del suolo s’esprime tramite sensazioni rocciose e minerali.
Di buona struttura, senz’essere pesante, succoso e sapido, s’apre su note di frutta tropicale e d’agrumi, tornano gli accenni di salvia e i ricordi minerali che lo rendono fresco e verticale, lunga infine la sua persistenza.
Lorenzo Colombo
https://www.henribourgeois.com/