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Villa Matilde Avallone: tra l’Ager Falernus e l’Irpinia

Maria Ida Avallone

L’azienda Villa Matilde Avallone, fondata nel 1965 da Francesco Paolo Avallone, si trova a Cellole in provincia di Casera dove dispone di 110 ettari, 70 dei quali vitati, nelle Tenute San Castrese e Parco Nuovo, qui si coltivano prevalentemente Aglianico, Piedirosso e Falanghina per la produzione del Falerno, sia bianco che rosso.
L’azienda dispone inoltre di una tenuta in Irpinia, la Tenuta Pietrafusa, acquisita nel 2004, dove su 25 ettari si coltivano Aglianico, Fiano e Greco.

Si tratta di due zone con caratteristiche assai diverse tra loto, sia dal punto di vista climatico come per quanto riguarda la composizione dei suoli, di natura vulcanica quello delle tenute casertane – siamo ai piedi dell’antico vulcano di Roccamonfina-, tufaceo e ricco d’argille quello della tenuta irpina.

L’azienda è da anni impegnata sulla eco-sostenibilità, nel 2009 è stato avviato un progetto chiamato “Emissioni Zero” che ha comportato un notevole investimento sia nella part agricola che nella cantina.
Si è iniziato con il risparmio energetico tramite l’installazione di un impianto fotovoltaico e con il recupero delle acque utilizzate durante le varie lavorazioni.
Gli edifici aziendali sono stati tinteggiati con la speciale vernice super-bianca in grado di compensare parzialmente il riscaldamento globale, e tutte le machine agricole utilizzano il bio-diesel oppure sono elettriche.

Sono 750.000 le bottiglie prodotte annualmente suddivise su una ventina d’etichette, il 40% del vino prodotto viene esportato.

Ad inizio luglio abbiamo avuto l’opportunità d’assaggiare una selezione di vini provenienti dalle due diverse zone– anche di annate non proprio recenti- durante una presentazione avvenuta a Milano, in compagnia di Maria Ida e di Salvatore Avallone.

Ecco quanto ne abbiamo tratto:

Fiano d’Avellino 2022
I vigneti sono situati a Lapio ed a Montefalcione su suoli tufacei-argillosi, il sistema d’allevamento è a Guyot.

Color paglierino-verdolino non molto intenso, luminoso.
Bel naso, fresco, verticale, agrumato, frutta a polpa bianca.
Fresco ed agrumato, sapido, di media struttura, accenni d’erbe officinali, buona la sua persistenza.

 – Falerno del Massico Bianco “Colle Castrese” 2022
Prodotto per la prima volta nel 1974 prende il nome dalla località da dove provengono le uve, ovvero località San Castrese, nel comune di Sessa Aurunca.
Il vitigno utilizzato è la Falanghina (biotipo Falerna), i vigneti sono stati messi a dimora nel 1963 e nel 1992 e sono condotti a Guyot con densità di 4.000 ceppi/ha.
Una piccola parte del mosto (15%) fermenta in anfore di terracotta mentre la parte rimanente in vasche d’acciaio a bassa temperatura, il vino s’affina quindi per oltre tre mesi sui lieviti.

Il colore è paglierino luminoso di media intensità.
Bel naso, intenso, verticale, erbe officinali, frutta a polpa gialla.
Discretamente strutturato, asciutto, sapido, erbe officinali, buona la persistenza.

 – Falerno del Massico Bianco “Vigna Caracci” 2017
Le uve -Falanghina del biotipo Falerna- provengono dall’omonimo vigneto di quattro ettari d’estensione situato in località San Castrese, nel comune di Sessa Aurunca, messo a dimora nel 1965 su suolo di natura vulcanica è condotto a Guyot con densità di 3.500 ceppi/ha.
La fermentazione alcolica si svolge part in anfore di terracotta di varie dimensioni, parte in vasche d’acciaio e parte in barriques di Allier.
8.000 le bottiglie prodotte (solo nelle migliori annate), la prima annata di produzione è stata la 1989.

Color giallo-oro, intenso e luminoso.
Un poco chiuso all’inizio, s’apre su sentori idrocarburici e note tropicali, accenni di canditi e nocciole.
Asciutto e strutturato.

 – Fiano d’Avellino 2010

Giallo-oro, luminoso, sembra olio.
Notevole al naso, intenso, ampio, sentori di canditi, albicocca disidratata, accenni di salamoia, acciughe, nocciole.
Asciutto, accenni tannici, curiosi sentori di legno.

Igt Campania Rosé “Terre Cerase” 2022
Prodotto con uve Aglianico provenienti da diverse zone (Foglianise e Ponte in provincia di Benevento e San Castrese – Sessa Aurunca), i vigneti, messi a dimora a partire dal 1970, sono situati a 400 metri d’altitudine ed allevati parte a Guyot e parte a Cordone speronato con densità d’impianto di 3.000 ceppi/ha.
Vinificazione in bianco dopo ghiacciatura e macerazione a freddo delle uve.

Buccia di cipolla molto scarico.
Buona intensità olfattiva, piccoli frutti di bosco.
Fresco e sapido, succoso, leggero di corpo, buona la persistenza.

 – Greco di Tufo Riserva “Contrada 127” 2019
Le uve provengono dai vigneti di Altavilla Irpina, Tufo e Santa Paolina, i vigneti poggiano su suoli tufacei con presenza d’argilla e di zolfo e sono condotti a Guyot.
La vinificazione prevede che parte del mosto fermenti in anfore di terracotta di piccole dimensioni (150 e 300 litri), mentre per la parte restante fermenta in vasche d’acciaio.

Color giallo dorato luminoso.
Bel naso, intenso ed elegante, esca gialla, agrumi maturi.
Asciutto, strutturato, note piccanti, accenni tropicali, buona la persistenza.

 – Taurasi “Fusonero” 2016
Le uve provengono dai comuni di Montemarano e Paternopoli, i vigneti, situati tra i 500 ed i 600 metri d’altitudine si trovano su suoli tufacei con buona presenza d’argilla, messi a dimora tra il 1968 ed il 1985 sono condotti a Guyot con densità di 3.000 ceppi/ha.
Dopo la fermentazione alcolica il vino viene posto in botti di rovere dove si svolge la malolattica, l’affinamento del vino s’effettua in botti da 35 ettolitri ed in barriques, dove sosta per 18 mesi ai quali ne seguono ulteriori 12 di riposo in bottiglia.
La prima annata di produzione è stata la 2004.

Color rubino-granato di buona profondità.
Bel naso, intenso e di buona elegante, sottobosco, note d’umidità, radici di liquirizia.
Dotato di buona struttura e buona trama tannica, bel frutto, legno ancora presente ma ben dosato, radici di liquirizia.
Lorenzo Colombo